É il 1 Ottobre 1989 e Lazio e Juventus si sfidano nella Settima Giornata del Campionato di Calcio di Serie A 1989-90 allo Stadio ‘Flaminio’ di Roma.
Questa Juve costruita e modellata dalla figura storica di Dino Zoff (stavolta nelle vesti di allenatore) sta per vincere una bellissima doppietta di coppa. Infatti assieme alla Coppa UEFA, vince anche la Coppa Italia contro un grande Milan, all’apice della sua storia ‘Sacchiana‘. Purtroppo questi successi non valgono al ‘Dino nazionale‘ la conferma sulla panchina bianconera. La dirigenza juventina é affascinata dal nuovo che avanza ed investe il proprio futuro in un giovane di ‘belle speranza’ Luigi Maifredi!
Buona Visione!
Stagione 1989-1990 – Campionato di Serie A – 7 andata
Roma – Stadio Flaminio
Domenica 1 ottobre 1989 ore 15:00
LAZIO-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Di Canio 38, De Agostini rigore 53
LAZIO: Fiori, Monti, Sergio, Pin G. (Bergodi 79), Gregucci, Soldà, Di Canio, Icardi, Bertoni, Sclosa, Ruben Sosa
Allenatore: Giuseppe Materazzi
JUVENTUS: Tacconi, Galia, De Agostini, Fortunato D., Bonetti D., Tricella, Alejnikov, Rui Barros, Zavarov (Alessio 79), Marocchi, Casiraghi
Allenatore: Dino Zoff
ARBITRO: Agnolin L.
Sulla scena c’è una Signora che recita un brutto copione
ROMA – Questo servizio dovrebbe essere dedicato ad un personaggio della Juve. In teoria, quindi, potrebbe anche finire qui. Perché il guaio della Juve vista ieri al «Flaminio» è stato proprio quello di non avere personaggi. Rimediamo alla disperata con Gigi De Agostini, il meno peggio della comitiva, se non altro perché ha trasformato il rigore del pareggio e ha corso come un matto sulla corsia (la parola «fascia» è terribilmente abusata e ridicola, non trovate?) sinistra del fronte juventino, ignorato con scientifica pervicacia dai suoi compagni.
Ecco, De Agostini ha avuto per 10 meno il merito di non scoraggiarsi, continuando il suo lavoro senza mandare tutti al diavolo. Qualora invece lo avesse fatto, avrebbe avuto, crediamo, il plauso di tutti i tifosi bianconeri, che non possono trarre dalla partita disputata ieri dai loro beniamini auspici troppo favorevoli per il prosieguo della stagione. Primo tempo inguardabile, con gente che sbaglia gli stop e passa il pallone agli avversari, vero Gigi?
«Beh, come negarlo? Non c’eravamo proprio: abbiamo subito la loro iniziativa, il loro pressing. Stavamo tutti indietro, senza mai far respirare mi po’la nostra difesa».
Che in effetti boccheggiava mica poco.
«Sì, cioè no. Boccheggiava la difesa come il resto della squadra. Era la Juve nel suo complesso ad essere incapace di esprimersi».
Dopo la vittoria risicata contro il Bari, ecco un’altra brutta partita finita nel modo migliore, con un pareggio che è grasso che cola. Non è forse così che si vincono gli scudetti?
«Anche se si trattasse di un paio di risultati, immeritati, ritengo che si possa considerarlo un indennizzo per quanto abbiamo perso ingiustamente nelle prime giornate. Penso al pareggio casalingo con il Bologna, che avrebbe potuto e dovuto essere una vittoria».
Quello di ieri è il settimo sigillo su rigore del De Agostini bianconero, il primo di questo campionato.
«Il fallo di Monti era netto. Non credo che si possano nutrire dubbi al riguardo. Ho visto con i miei occhi la maglietta di Barros allungarsi por l’effetto della strattonatura. Poi Rui è finito a terra, più rigore di così!».
Sempre De Agostini aveva effettuato, qualche minuto prima, l’altra conclusione della Juve nello specchio della porta: un calcio di punizione, a conferma che, su azione manovrata, i ra-. gazzi di Zoff fanno sempre più fatica a trovare sbocchi. De Agostini spende complimenti di rito per l’avversario e avalla l’ipotesi di una Juve più europea che italiana, più a suo agio cioè nelle notti di Coppa che nei pomeriggi del campionato nazionale. L’impressione è che nemmeno lui si aspettasse una Juve così brutta. Né ha un senso invocare l’assenza di Schillaci, quasi che il piccolo messinese, fino a due mesi fa considerato uno qualunque, possa già essersi issato a ruolo di salvatore della patria. E poi i problemi dei bianconeri non stanno in attacco o, meglio, non soltanto lì. E’ il gioco a latitare, gli schemi. Ha un bel dire Marocchi che
«l’unica tattica esistente è quella di passare la palla al compagno meglio smarcato finché, di passaggio in passaggio, si arriva a quello che tira in porta e fa gol».
Se gli insegnamenti di Zoff sono tutti qui,la faccenda si fa davvero davvero grave. Il Gigi rigorista è troppo diplomatico (e compaesano di Zoff) per dire la sua su argomenti così scottanti. Continuerà quindi a svolgere il suo diligente compitino, a battere punizioni e rigori e a sfiatarsi i polmoni sulla «corsia» (mi raccomando!) sinistra, in attesa che qualcuno si degni di lanciargli un pallone. E magari, attingendo alla scaramanzia, troverà modo di trarre presagi positivi dalla partitacela del Flaminio: che se la Juve non ha perso ieri, viene il sospetto che possa anche non perdere più.
Massimo Gramellini
tratto da: La Stampa 2 Ottobre 1989