10 Agosto 1999: Juventus – Rennes

É il 10 Agosto 1999 e Juventus e Rennes si sfidano nella gara di andata della Finale della UEFA Intertoto Cup 1999-2000 allo Stadio ‘Dino Manuzzi’ di Cesena.

Dopo il deludente campionato appena finito i bianconeri devono entrare sul palcoscenico europeo attraverso la ‘porticina‘ della Coppa Intertoto. Alla fine riusciranno a vincere questo trofeo, ma la stagione non é all’altezza delle speranze estive.

La Juventus é guidata in panchina da Carlo Ancelotti e sembrerebbe in rampa di lancio per conquistare un altro Scudetto. Peró una grande Lazio, un epilogo da campionato non da Vecchia Signora, ed un signore ornito di ombrello in un campo piú da pallanuoto che di calcio, ‘ruba‘ un tricolore piú che meritato.

Buona Visione!

 

juventus



Stagione 1999-2000 – Torneo Intertoto – Finale, andata
Cesena – Stadio Dino Manuzzi
Martedì 10 agosto 1999 ore 20:45
JUVENTUS-RENNES 2-0
MARCATORI: Inzaghi 31, Inzaghi 63

JUVENTUS: Van der Sar, Mirkovic, Ferrara C., Iuliano, Zambrotta, Conte A., Oliseh (Zidane 46), Tacchinardi, Bachini (Birindelli 80), Kovacevic (Del Piero 46), Inzaghi
Allenatore: Carlo Ancelotti

RENNES: Malicki, Dogon, Bassila, Sommeil, Reveillere (Le Bris 65), Bigne, Gregoire, Le Roux, Gava, Diouf (Bardon 67), Nonda
Allenatore: Paul Le Guen

ARBITRO: Pedersen (Norvegia)

 

JUVE è la coppa SUPERPIPPO 

Con una doppietta al Rennes, Inzaghi trascina i bianconeri nella finale d’andata dell’lntertoto a Cesena 
Marco Ansaldo inviato a CESENA  
Quando è entrata in campo l’altra Juve, radunata dai letti d’ospedale e dalle palestre per la rieducazione, è stata un’esplosione di flash che hanno abbagliato la notte di S.Lorenzo: stelle non cadenti ma lampi che diffondevano nel buio la gioia, la speranza del popolo ancora choccato dall’ultima stagione e intontito dai messaggi per famiglie di uno speaker ingaggiato in qualche bagno di Cesenatico.  
L’altra Juve è quella di Del Piero e di Zidane e per troppo tempo si era persa. Adesso che s’è rìpresentata in campo, dal primo minuto della ripresa contro il Rennes, battuto per 2-0, si è scoperto che nell’attesa dei due fenomeni, ne è cresciuto un terzo, Filippo Inzaghi, che non ci è mai sembrato bravo come in questo inizio di stagione. Una doppietta ieri, 7 gol in 3 partite di Intertoto. Ma Inzaghi oggi è un attaccante maturo, che corre meno sulla linea furbesca, del fuorigioco e partecipa, inventa, rifinisce. il popolo s’è lasciato immergere nello spettacolo del secondo tempo in cui tutti parevano trascinati al meglio dalla presenza di Zidane e Del Piero: l’immagine della Juve orribile della prima mezz’ora è ingiallita. S’è visto lo spettacolo. S’è capito che Zidane regge ed è imprescindibile, che Del Piero ha dentro une foga che lo porta a strafare persino nei contrasti, ma è un uomo che si diverte con il pallone. Hanno bisogno di un rodaggio eppure con loro il gioco decolla, i reparti si accorciano, l’attacco fulmina.  
Se Ancelotti equilibrerà la squadra alle loro spalle sarà davvero una Juve da scudetto. Perchè ha la voglia che vedemmo nel primo anno di Lippi e due ali vere. Eppure l’avvio della finale d’andata con i francesi aveva creato allarme. Appena il tempo di considerare che l’ultima squadra ad affrontare la Juve con quei colorì e con due attaccanti neri era stata il Manchester e l’ombra di un’altra figuraccia già si stagliava sui bianconeri. Al 15′ un tocco corto e intelligente di Notula, il centravanti, lanciava Gregoire al tiro in corsa da appena dentro l’area: la traversa salvava Van der Sar. Il destino della Juve cambiava probabilmente il proprio corso, ma è certo che per una metà del primo tempo ci siamo chiesti spesso quale fosse la candidata allo scudetto italiano e quale la squadra di mediobassa classifica in Francia. Di una organizzata vivacità il Rennes, dispersa la Juve. Ancelotti, in maniche di camicia per combattere l’afa della notte padana, un ristagno d’aria terribile a sopportarsi m tribuna, figuratevi in campo, ebbene Ancelotti scuoteva il capo e agitava le braccia, impotente a cambiare il corso delle cose. 
Funzionava male la difesa, soprattutto a sinistra dove Iuliano mulinava tentacoli per frenare Diouf e Nonda, ma quei due neretti lo scherzavano in velocità ed erano brecce pericolose per il fortino bianconero. 
Nella ripresa era assai generoso l’arbitro Pedersen a non cacciare il bianconero per doppia ammonizione. Era nella costruzione del gioco che non si vedeva la Juve: parevano infilati dalla stecca del calciobalilla i cinque centrocampisti che si tenevano bene in linea e non offrivano a Inzaghi e Kovacevic il conforto di un appoggio. Zambrotta era inattivo eppure si capiva dalle rare volte che l’ex barese prendeva palla quanto sia importante. Senza un trequartista, tra l’attacco e il resto della squadra si stendeva il baratro, che Van der Sar provava a scavalcare un paio di volte con lunghi proiettili per il contropiede di Inzaghi. Non un grande schema, però.  
La Juve si avvicinava al gol al 18′, per un errore di Le Roux, con Bachini che costringeva il portiere Malicki a un affannoso recupero, poi Kovacevic sfiorava l’incrocio dei pali da fuori area. Soltanto al 31′, con il Rennes già in debito d’ossigeno e meno pressante in attacco, finalmente un’azione fluiva lineare, da Tacchinardi a Bachini, in crescita: il cross era uno zuccherino e Inzaghi andava a rifinirlo in porta, saltando più lesto e più alto di tutti. Era il segnale che la serata poteva decollare nonostante i toni bassi di Oliseli, impreciso, di Kovacevic troppo teso a cercare l’azione personale, e della difesa (con Mirko vie in evidenza, però). 
Un’impressione che la ripresa avrebbe moltiplicato nello sfavillio degli uomini d’oro. La Juve aveva soltanto impercettibili sbavature (a una rimediava Van der Sar, con un’uscita di piede sul lanciatissimo Bardon), trovava l’aggressività dei contrasti e la poesia di fantasisti con la voglia di stupire. L’azione del raddoppio era sporcata da un fallo di Zidane a centrocampo su Le Roux, tuttavia lo svolgimento successivo scatenava il popolo, per la fuga e l’assist di Del Piero sul lancio del francese, per il tocco tempista e radente di Inzaghi, che al 28′ quasi triplicava su un cross di Zambrotta. Era la Juve dei sogni. Di mezza estate ma già belli. 
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