É il 12 Febbraio 1984 e Juventus e Lazio si sfidano nella quarta Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1983-84 allo Stadio ‘Comunale‘ di Torino.
É una Juventus piena di stelle di calibro mondiale quella che sfida una Lazio forte dell’asso danese (ma di proprietá della Juve) Michael Laudrup. Sará una stagione trionfale questa per i nostri beniamini a strisce bianconere. Se in Campionato arriverá l’ennessimo Scudetto (é il 21esimo), in Europa si festeggia la prima (ed unica) affermazione in Coppa delle Coppe. Dall’altre parte i capitolini faticheranno fino all’ultima gara per riuscire nello scopo di evitare una rovinosa caduta in Serie B.
Buona Visione!
Stagione 1983-1984 – Campionato di Serie A – 4 ritorno
Torino – Stadio Comunale
domenica 12 febbraio 1984 ore 15:00
JUVENTUS-LAZIO 2-1
MARCATORI: Piscedda autorete 12, Platini rigore 63, Laudrup M. 71
JUVENTUS: Tacconi, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo (Vignola 80), Tardelli, Rossi P., Platini, Boniek
A disposizione: Bodini, Caricola, Furino, Prandelli
Allenatore: Giovanni Trapattoni
LAZIO: Orsi, Filisetti, Spinozzi, Piscedda (Meluso 77), Batista, Podavini, Vinazzani, Manfredonia, D’Amico (Pulga 58), Laudrup M., Cupini
A disposizione: Cacciatori, Miele, Piraccini
Allenatore: Paolo Carosi
ARBITRO: Pieri C.
Il ricordo del mercoledì nero di Coppa Italia ha condizionato i bianconeri, mai comunque in affanno
La Juve batte la Lazio e la pauraTORINO — Poiche l’umiltà nel calcio paga certamente più della presunzione, la Juventus ha dimenticato l’atteggiamento distaccato di mercoledì scorso In Coppa Italia con II Bari ed ha pensato soprattutto a vincere. Cosa che le è riuscita perfettamente, grazie all’autogol di Piscedda su tiro di Bonlek ed al gol di Platini su rigore contro quello di Laudrup.
Quella del bianconeri e stata una partita essenzialmente pratica, anche se il divario esiguo espresso nel punteggio farebbe pensare a chissà quali sofferenze. Sempre frenata dalla paura di subire un gol da una Lazio non potente ma agile ed imprevedibile in uomini come D’Amico, Batista e soprattutto Laudrup, la squadra di Trapattonl si e schierata con molta diligenza, cercando di tenere la palla per il maggior tempo possibile e di superare in contropiede quel fastidioso tessuto che Caruso aveva predisposto a metà campo, sostenuto da un pressing continuo. Anche la Lazio giocava In francescano raccoglimento, già impressionata dal valore tecnico dell avversario ed ancor più spaventata dalla prevedibile reazione che I bianconeri potevano sprigionare dopo la caduta in Coppa. E poiché a parità di concentrazione e di volontà a determinare l’oscillazione decisiva della bilancia bastano la tecnica e la fantasia, ecco spiegato perche Platini, Bonlek, Paolo Rossi, Gentlle, Scirea eccetera abbiano fatto, nella differenza e risultato.
Soprattutto Il polacco, all’inizio, ha dato autentici strattoni alla propria squadra, ed appena riusciva a superare quella fastidiosa ma fraglie intercapedine di centrocampo, aveva la possibilità di correre a percussione per quaranta metri. Già al 1′ Zibi avrebbe potuto far centro, ma li suo colpo di testa era laterale. Al 13′ il gol di apertura: uno scambio fra Rossi e Platini permetteva al polacco di calciare di destro. La palla subiva una deviazione di Piscedda e finiva in rete. L’uno a zero avrebbe dovuto allentare la stretta di marcamenti operati da Carosi (Cupini ombra di Platini, Vinazzani di Boniek e Spinozzl di Rossi). Invece la Lazio non si affacciava alla finestra, probabilmente per timore di cadere nel vuoto. Ed indugiava.
La Juventus vi si adeguava e — grazie alla spinta di un Bonini eccellente cursore, alla propulsione di Boniek in giornata felice, alla mobilità e altruismo di Rossi, alla spinta di Scirea, Gentile e Tardelli — teneva sempre in possesso il bandolo del gioco.
Angelo Caroli
tratto da: La Stampa 13 febbraio 1984