12 Luglio 1931: Juventus – Sparta Praga

É il 12 Luglio 1931 e Juventus e Sparta Praga  si affrontano per la Gara di Andata dei Quarti di Finale della Mitropa Cup 1931.
In quella che é considerata la madre della Coppa dei Campioni/Champions League odierna (la Mitropa Cup) i bianconeri affrontano i cechi dello Sparta per i Quarti di Finale del torneo. 

Visto che in quegli anni non esiste ancora la regola del gol segnato in trasferta la Juventus dovrá abbandonare in fretta il torneo. Infatti dopo la vittoria di misura sul campo amico, i nostri dovranno cedere le armi 0-1 a Praga. Sará decisiva infatti la ‘bella’ che si giocherá a Vienna (Austria): 3-2 per i boemi e fine della corsa per i ‘nostri’.

Buona Visione!

juve


 

Stagione 1930-31 – Coppa Europa Centrale – Quarti, Andata
Torino – Campo Juventus di Corso Marsiglia
Domenica 12 Luglio 1931 ore 17.00
JUVENTUS-SPARTA PRAGA 2-1
Marcatori: 39′ Cesarini, 88′ Munerati (J), 60′ Braine (S)

Juventus: Sclavi, Rosetta, Caligaris, Varglien G., Varglien M., Bertolini, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari G., Orsi
Allenatore: Carlo Carcano

Sparta: Nemec, Ctyroky, Madelon, Kada, Srbek, Podrazil, Haftl, Braine, Nejedly, Silny
Allenatore: Dick

Arbitro: Miesz (Austria)


La Juventus si impone tecnicamente allo Sparta battendolo dopo una gara movimentata per 2 goals a 1 nel torneo a quattro Nazioni che risponde al nome di Coppa d’Europa, ha fatto ieri la sua comparsa . 

La massa dei seguaci del giuoco del calcio ha smobilitato e volto la sua attenzione altrove, viste le condizioni tropicali imperanti. E, caldo o non caldo, la fine del Campionato rappresenta come il foglio di congedo dai campi di gioco per la grande maggioranza degli spettatori e dei giuocatori nostri. Ciò nulla meno, il nome della Juventus e dello Sparta valse a richiamare sul campo dei bianco-neri quanti appassionati bastavano per riempire l’ampia tribuna ed affollare gli altri ordini di posti. E l’andamento del giuoco fu tale da ricompensare, dal punto di vista dell’interesse, coloro che avevano sfidata l’afa e l’arsura della giornata. Il risultato innanzi tutto. 
La Juventus vinse la gara per due punti ad uno. Materialmente, questa vittoria fu ottenuta sfuggendo per miracolo ad un risultalo pari e forse anchce ad una sconfitta. Che a poco più di una decina di minuti dal termine, quando le due squadre si trovavano ad aver segnato un punto ciascuna, lo Sparta otteneva un calcio di rigore. Il valore di belavi faceva si che gli ospiti non riuscissero a ritrarre utile alcuno da questo privilegio. Ad un paio di minuti dalla fine di quella che era diventata una furibonda lotta, i due avversari ancora si trovavano, come numero di punti, allo stesso livello. Prima, che il fischio dell’arbitro dividesse i contendenti, la Juventus, su calcio d’angolo, a mezzo di Munenti, segnava Ia vittoria era stata praticamente strappata all’ultimo respiro dell’incontro. Sclavio in riposo. 
Materialmente, abbiamo detto. Da ogni altro punto di vista, le cose stanno in diverso modo. Al prender per misura il predominio esercitato, la qualità e la quantità degli attacchi portati, il numero delle, situazioni meritevoli di successo ottenute, il comportamento dei singoli giuocatori e l’impronta tecnica generica della attività, la Juventus avrebbe dovuto, avrebbe potuto per lo meno, vincere l’incontro con facilità. Si pensi che quando si giunse al riposo di metà tempo, l’ex-juventino ed attuale laziale Sciavi, che sostituisce il tuttora invalido Combi nella difesa della porta bianco-nera, non aveva avuto da sbrigare una sola, diciamo una sola, situazione difficile. In tutto e per tutto, ali attaccanti boemi erano riusciti a sferrare un tiro solo pericoloso, e ciò ed opera di uno dei due non boemi, il belga Braine: una cannonata improvvisa e violentissima che era destinata a finire a lato. All’altro estremo del campo, Nemec, il portiere cecoslovacco, aveva dovuto salvare la sua porta dalla capitolazione in almeno una mezza dozzina di occasioni, nello stesso periodo di tempo. Aveva lavorato tanto da riportare anche una noiosa distorsione ad un braccio per parare un tiro proveniente da Ferrari. Se i bianco-neri avessero chiuso il primo tempo con due o tre punti al proprio vantaggio, nessuno avrebbe potuto trovare a ridire. E per buona parte della ripresa, la cosa non ebbe un aspetto differente. 
Tiri che rimbalzavano dal palo, parate a terra miracolose del portiere, palloni che danzavano sulla linea senza decidersi ad entrare, di tutto un po’ vide la porta difesa dai cecoslovacchi. Al che, i cecoslovacchi stessi non potevano contrapporre se non tre situazioni in cui la difesa torinese fu sconvolta tanto da minacciar di crollare. Dalla prima uscì un tiro che Sciavi paró a terra in grande stile. Dalla seconda scaturì il punto che diede agli ospiti il pareggio. Dalla terza provenne il calcio di rigore infruttifero. Tre situazioni in tutto l’incontro, a dispetto di almeno una dozzina verificatesi a favore dei loro avversari italiani. 
Lo Sparta di Praga ha un gran nome nel calcio europeo. Vi furono anni ed anni in cui di fronte a questo nome, che era garanzia di tecnica, di valore, di combattività e di fermezza, ci si inchinava senz’altro. Sparta voleva dire giuoco all’inglese della miglior marca e del miglior momento, trapiantato sul continente. Voleva dire azioni a largo respiro svolte a grande velocità e con grande precisione. Voleva dire giuocatori di levatura tecnica superiore alla normale ed atleti tisicamente saldi, decisi, energici: la vigoria personificata. In realtà Io sparta si comportò ieri tatticamente con grande prudenza. L’unità manovró sempre come preoccupata della difesa, e fece il possibile per non scoprirsi mai. Kada, il centro mediano, giuoco per quasi tutti i novanta minuti in posizione arretrata: arretrata tanto che fu lui personalmente a salvar la sua rocca dalla capitolazione in un paio di occasioni. Ed i suoi due compagni di destra e di sinistra parvero quasi esser diventati dei terzini, a tratti. 
Fu questa impostazione generale del giuoco che fece apparire la squadra dello Sparta come più unita, più chiusa, più ferma, di quella, della Juventus: unico aspetto del confronto, da cui gli ospiti escono con vantaggio. La macchia dell’incontro quella che e rimasta pienamente all’altezza del passato, nei boemi dello Sparta,é la combattività. Veramente, con tale termine non si possono definire l’animo ed i sistemi degli i spartani » di affrontar l’avversario, se non per quanto concerne il primo tempo. Che, alla ripresa, la decisione, la fermezza, il coraggio e l’energia dettero luogo o si trasformarono in uno stalo di spirito ed in atteggiamenti e fatti che non possono venir definiti se non con espressioni differenti, se si ha amore alla verità. Fu la violenza nel suo aspetto più brutto ed antisportivo. Questo, a dire il vero, fu la macchia dell’incontro. 
Bello, vivace e vario per tecnica nel primo tempo, esso divenne un combattimento dapprima ed una zuffa poi, alla ripresa. Dire chi abbia avuto ragione e chi torto in quanto successo, è cosa un po’ difficile: è come mettere il dita fra due litiganti. Ma comunque siano andate le cose nel periodo iniziale delle violenze, stafatto che coloro che più palesemente più ripetutamente e più gravemente peccarono contro le leggi scritte e quelle non scritte del giuoco in specie dello sport in genere, furono gli ospiti. 
Quello che si permise di fare, ad esempio, il terzino Burgcr in quel perìodo iniziale stesso in cui ancora si giuocava e non ci si azzuffava, è cosa su cui non si può riferire, da buoni sportivi, con entusiasmo. Ad un dato punto, l’incontro si spezzettò in tanti piccoli duelli, ognuno aveniva per inizio o per fine una violenza od una scorrettezza. 
La mezz’ala destra dei Campioni piombava sulla palla e lasciava partire un tiro che infilava driitlo un angolo basso della rete boema. La pìccola ressa di avversari che stava attorno a Vecchina, guardava stizzita Cesarini come ad un intruso nell’episodio: il portiere, sorpreso lui pure, si dichiarava vinto. Dopo di questo punto, qualche scorrettezza cominciava a far capolino con un piccolo scambiò di colpi fra Varglien e Nejìdlij, e le cose cominciavano a guastarsi. 
Alla ripresa, esse presero una brutta piega del tutto. L’arbitro non interveniva ed i giuocatori si aiutavano di per sè. Tecnicamente il giuoco degenerava. Un seguito di azioni rotte e spezzettate, con prevalenza juventina sempre, e nulla più. Ferrari con una violenta cannonata colpiva il palo trasversale, poi Veccliina, Cesarini e Ferrari ancora costringevano Nemec ad alcune parate fortunose. 
Un calcio d’angolo tirato da Orsi portava ad una mischia a seguito di cui la palla dieci volle fu sul punto di entrare in rete e dieci volle venne respinta « in extremis ». Sulla reazione che segui a questa mischia, lo Sparta pareggiava. Fu prima un tiro di Silny che. chiamò Sciavi al lavoro. Il portiere della Juventus neutralizzò il tiro con un bel tuffo ed una bella parata. Pochi minuti appresso, mentre appunto la prima linea dello Sparta mostrava di aver migliorato alquanto in funzionamento a metà campo, Braine avanzava sul lato destro. Al limite dell’area di rigore il belga si trovava la via sbarrata, si fermava e di colpo sparava in porta. La palla, colpita di taglio, colpiva il piede di uno dei pali e deviava oltre la. linea di quel tanto che bastava perchè il punto venisse concesso. 
La Juventus si mostrava scombussolata alquanto da questo inaspettato pareggio. Cesarini, che aveva servito meravigliosamente la sua ala fino a quel momento, entrava di forza in quella mischia che era diventato il giuoco. Bataglia violenta. 
A poco più di ima decina di minuti dal termine, Silng si insinuava fra le maglie della difesa juventina, evitava un’uomo, ne batteva n altro, attirava Sciavi fuori della pora e poi deviava la palla verso la rete. Hoselta, con un salto, fermava il pallone con le mani, prima che esso entrasse in porta. Calcio di rigore. Tira Braine, che poco prima si era ferito ad una mano. Sciavi, respinge il tiro, che lo ha colpito quasi in pieno. Il belga piomba nuovamente sulla palla e sferra un secondo tiro. Questa volta la parata di Sciavi è di alta classe. Il pericolo è sventato. E’ come un energico richiamo ai giuocatori juventini, che partono alla riscossa con grande animo. Attacchi su attacchi, tiri, parate di Nemec, zuffe, incidenti, eccitazione. I juventini giuocano in dieci, che Vecchina ha già da qualche, minuto lasciato il campo per ferita. Ad un palo di minuti dal termine, giunge un calcio d’angolo per la Juventus sulla destra. Va a tirarlo Orsi. Quando il tiro preciso è scoccato, quattro o cinque boemi convergono su Cesarini. Risultato: la palla, giunge a Munerati, che di testa la depone nell’angolo della rete. E’ la vittoria. Qualche incidente ancora e poi la fine. Le due squadre erano cosi, composte: 
Sparla: Nemec- Ilurger e Ctgrokg; Mailelon, Kada e Srbcl; Podrazil, Haiti, Braine, Nejcdlu, Silny.
Juventus: Sciavi; Rosetta e Caligaris: Varglien II, Varglien I e Bertolino; Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari ed Orsi. 
Arbitro Miezl. 
Dalla tribuna d’onore assisteva all’incontro tutta una schiera di autorità politiche e sportive, fra cui S. E. Turali, il Segretario Federale Gastaldi, lon. Bocca, il console Cerniti e l’avv. Mauro. 
Fra i dirigenll ospiti era presente il Ministro Plenipotenziario Jan Sebo, presidente dello Sparta, accompagnato dal Console cecoslovacco a Torino. 

tratto da: La Stampa del 13 Luglio 1931 

 

raimundo

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Carlo Carcano

giovanni
Giovanni Ferrari

renato
Renato Cesarini

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