La Juve allenata in panchina da Giovanni Trapattoni e trascinata in campo da un Roberto Baggio nel suo momento più splendente si appresta a piazzarsi al secondo posto del massimo campionato calcistico. Davanti c’é l’inarrivabile Milan di Fabio Capello che ‘ammazza’ il campionato fin dall’inzio. Dall’altre parte c’é un Foggia che allenato dal ‘nemico storico‘ Zdenek Zeman ottiene un bel nono posto finale dopo un campionato al di lá delle piú rosee aspettative.
La partita é entrata di diritto nella Storia della nostra gloriosa societá perché sancisce l’esordio ufficiale in maglia bianconera di una leggenda come Alessandro Del Piero.
Buona Visione!
Foggia – Stadio Pino Zaccheria
domenica 12 settembre 1993 ore 16:00
MARCATORI: Roy 63, Ravanelli 68
FOGGIA: Mancini, Chamot, Nicoli, Sciacca, Bucaro,
Bianchini, Bresciani, Di Biagio (De Vincenzo 88), Kolyvanov, Stroppa, Roy
JUVENTUS: Peruzzi, Porrini (Carrera M. 78),
Torricelli, Marocchi, Kohler, Julio Cesar, Di Livio, Conte A., Ravanelli (Del
Piero 74), Baggio R., Moeller
ARBITRO: Amendolia
Chamot, Bucaro 12, Sciacca 45 (Foggia)
I bianconeri domano i bersaglieri del Foggia ma gettano al vento troppe occasioniJuve, cuore di ferro e piede spreconeBaggio e Moeller falliscono per quattro volte il bersaglioAl gol dei pugliesi risponde Ravanelli evitando la beffaFOGGIA DAL NOSTRO INVIATOZemanlandia, il luna park del pallone, ci ricorda adesso una di quelle centrali dell’effimero cresciute sulla riviera romagnola, dove si entra convinti di assistere alle mirabilie e poi ci trovi, fasciati di luci psichedeliche, due scivoli, tre piscine e il gabbiotto della Coca Cola. La Juve, finalmente solida e creativa, ha squarciato questa volta il cartellone pubblicitario dei foggiani e ha ridimensionato il babau anche in prospettiva futura: niente d’ora in poi dovrà sembrare troppo brutto a una squadra lontana dagli sfarzi giocosi del passato, ma abbastanza attrezzata per fare bene fino in fondo. Il problema per i trapattoniani sarà di non gettar via altri punti. Come a Roma, come anche a Foggia dove con più freddezza la Signora avrebbe potuto schiacciare gli Assatanelli sotto il peso di tre o quattro gol. Abbiamo visto un match non brutto se si giudica in base alle emozioni, sicuramente poco fluido se si guarda al gioco e alle molte (troppe) cadute di ritmo, un po’ per il caldo, un po’ per gli scontri in campo e un po’, diremmo, perché alla Juve conveniva così.Guai a mettersi sul piano della corsa. Il battaglione bersaglieri foggiano avrebbe prevalso. E così è stato nei primi minuti, quando la Signora ha subito una giostra dalla quale ci chiedevamo come sarebbe scesa.Dopo tre minuti il Foggia era in gol. Roy, antillano di sangue e aiacide di scuola, è scattato sul tocco profondo di Kolyvanov lasciando sul posto un paracarro, cioè Porrini, e ha tirato in diagonale. Gol splendido e per noi anche buono. Non per Amendolia, cui il guardalinee aveva segnalato il fuorigioco. Su quell’episodio tutta la partita è scivolata via, con la sensazione (foggiana) di aver subito un furto. In realtà la Juve ha ottenuto con il tempo una superiorità netta: anche a Zemanlandia la tecnica conta qualcosa e se la palla la tocca Moeller o Baggio ne senti la musica, se la calcia Sciacca o Bianchini vien fuori uno «sboing». Dieci minuti è durata la danza degli Assatanelli e Peruzzi avrebbe gradito trovarsi al cinema, tanto pareva che la Juve fosse sul punto di crollare. Poi abbiamo assistito al miracolo. Giocando un calcio da provinciale Anni Cinquanta, tutto spigoli e pim-pum-pam, i bianconeri hanno smorzato il sacro fuoco degli Zemanidi. Il Foggia ha perso il fiato, la concentrazione, la precisione: poiché il brutto attrae, anche i pugliesi si sono adagiati sulla palla al ricaccio come gli juventini. Con la differenza che la qualità della Juve è lievitata, mentre il Foggia non ha più saputo ripulirsi.A centrocampo Conte e Marocchi, ma anche Di Livio piazzato sulla fascia sinistra, hanno triturato gioco a prezzo di energie mcredibili, la difesa si è assestata in Kohler e Julio Cesar. E davanti le geometrie di Baggio, Moeller e Ravanelli hanno mandato in crisi la difesa in linea, assai debole in Bucaro e Bianchini. Per due volte (al 27′ e al 40′) Moeller si è trovato a tu per tu con Mancini, una volta (al 13′) è toccato al Divin Codino: tre conclusioni facili come un rigore, tre errori. Saliva anche Julio Cesar per sfruttare la stazza sui calci d’angolo e sfiorava per due volte la porta. Di tante occasioni si poteva rammaricare la Juve e al 60′ se ne aggiungeva un’altra, ancora con Roberto Baggio. Tra Samp e Foggia il Codino ha sbagliato tre conclusioni a tu per tu con il portiere: che gli succede?Poteva calare il dramma sulla Juve. Il gol del Foggia arrivava in contropiede al 63′ con Roy, l’avversario di Porrini. Un raggio di sole rischiarava Zemanlandia. E già immaginavamo i paraponzi sul calcio nuovo che abbatte il vecchio e a nulla sarebbe valso raccontare che il calcio nuovo stava vincendo con un contropiede da italianuzzi vecchio stampo. Cinque minuti dopo però il piede di Ravanelli centrava lo spiraglio giusto per risistemare la verità e la classifica della Juve. Solo in parte però. Perché la Signora Sprechi è di nuovo a due punti dalla testa.Marco Ansaldotratto da: LA STAMPA Sport Lunedì 13 Settembre 1993