13 Settembre 1992: Juventus – Atalanta

É il 13 Settembre 1992 e la Juventus cerca di fermare l’egemonia del Milan che da un paio d’anni o piú ‘ammazza‘ il campionato senza scampo.

Si disputa infatti la parita Juventus-Atalanta valevole per la seconda giornata del girone di andata del Campionato di Calcio di Serie A 1992-93. Il tutto ció avviene allo ‘Stadio delle Alpi’ di Torino.

Sará un impresa quasi impossibile in campionato, ma tant’é che con questo Roberto Baggio (capitano e uomo simbolo della squadra in Italia e nel mondo) tutto é possibile!.

Dall’altra parta i bergamaschi neroazzurri disputano un’ottima annata, che li porta ad un passo da una clamorosa qualificazione in Coppa UEFA.

Buona Visione!


juve


Stagione
1992-1993 – Campionato di Serie A – 2 andata

Torino – Stadio Delle Alpi

domenica 13 settembre 1992 ore 16:00
JUVENTUS-ATALANTA 4-1
MARCATORI: Kohler 23, Moeller 41, Ganz 54, Vialli 76, Moeller 83

JUVENTUS: Peruzzi, Torricelli, Baggio D., Conte A., Kohler, Julio
Cesar, Di Canio (Marocchi 70), Galia, Vialli, Baggio R., Moeller (Ravanelli 84)
A disposizione: Rampulla, Carrera M., Casiraghi
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ATALANTA: Ferron,
Porrini, Pasciullo (Perrone 58), Bigliardi, Alemao, Montero, Rambaudi,
Valentini (Rodriguez 74), Ganz, Bordin, Minaudo
A
disposizione:
 Pinato,
Magoni, Tresoldi. 
Allenatore: Marcello Lippi
 
ARBITRO: Luci
AMMONIZIONI: Minaudo
24, Rambaudi 35, Bordin 48, Montero 68 (Atalanta)


Due gol e convincente prova del discusso tedesco nella Juventus che batte l’Atalanta
Moeller mette ko anche gli scettici 
E ora rischia il posto Julio Cesar

 

TORINO. E’ come un un coltello a serramanico: un giocattolo che non farebbe paura nemmeno a un bambino, se resta chiuso. Ma appena la sua lama scatta improvvisa, procura ferite mortali. Questo è Andreas Moeller. Discusso, criticato, fatto salire ogni settimana sull’altalena dell’incognita come uno studentello perennemente sotto esame, ieri il tedesco ha tappato la bocca perfino agli scettici cronici, costretti a rimangiarsi giudizi affrettati e a dare ragione a Trapattoni. Il tecnico non decide soltanto per procurare vantaggi a se stesso oppure ai giocatori che manda in campo, sceglie per il bene di una causa comune. Inutile, in questa sede, discutere sulla necessità di affiancare Platt a Moeller e lasciar fuori Julio Cesar (ieri colpevole di alcune incertezze difensive); c’è da dare a Moeller quel che è di Moeller, punto e basta.  
La Juventus non ha disputato una grandissima partita, come farebbe pensare il bottino sonante, ma è uscita dal sonnambulismo nel quale era caduta otto giorni fa a Cagliari, dove s’era appisolata nonostante l’abbacinante luce del giorno. Ieri ha risolto i primi affanni e le annesse difficoltà con la solita divagazione offensiva di Kohler, sempre fra i migliori, la cui testa è stata pescata con precisione da un servizio raffinato di Baggio, uno dei protagonisti del match. Scoperta la strada, i bianconeri hanno pensato di percorrerla con calma, senza convulsioni.
Ma i progetti non sono bastati per trovare vita facile, nonostante la brillante vena di Conte (ecco un’altra gradevole conferma), l’ordine di un Galia in cerca di rodaggio dopo la lunga sosta, la disciplina di Torricelli e Dino Baggio, l’umiltà di Di Canio e il lavoro massacrante di Vialli. 
Oggetto delle severe attenzioni altrui, l’ex doriano non tira mai indietro il piede, fa da specchio per le allodole con ammirevole spirito di sacrificio, difende palloni su palloni con le spalle rivolte alla porta, per servirli al collega che di volta in volta si propone. Dopo il secondo colpo di coltello di Moeller e la rete di Ganz, è appunto Gianluca a mettere in porta con ravvicinato tocco di testa. La sintesi statistica della partita si chiude con lo spettacolare destro di Moeller, ed è un ennesimo saggio della sua disinvolta freddezza: tira fuori la lama quando meno te l’aspetti. Ed eccoci alle difficoltà della Juventus: l’Atalanta, contratta come una spugna pronta a sprigionare schizzi di contropiede con Rambaudi e Ganz, non ha offerto grossi spiragli. Con Valentini, Porrini, Bigliardi, Monterò, Alemao e perfino con Minaudo ha pensato più ad alzare dighe che a spandersi per il campo. E se ha saputo rendersi pericolosa (Ganz e Valentini hanno fatto tremare i polsi a Peruzzi) è soprattutto perché nel bel mezzo della difesa juventina di tanto in tanto si sono aperti buchi sconcertanti.  
Per assistere ad un sistematico abbozzo offensivo dei bergamaschi s’è dovuto attendere il secondo tempo, quando Monterò ha sollecitato i compagni a spingerei avanti e quando Lippi ha fatto entrare Perrore e Rodriguez. Ma era tardi. E i rattoppi della panchina non sono bastati a frenare le invenzioni di Roberto Baggio e le imprevedibili estemporaneità di Moeller. E il sipario è calato. Anche in una giornata dai cento risvolti positivi è difficile resistere alla tentazione di ricordare come sia carente il gioco della Juventus sulle corsie esterne. Rischia di diventare il refrain vecchio di un disco consumato. E allora lodiamo il lavoro del Trap, che ha deciso di mandare, a turno, Dino Baggio e Torricelli a scorrazzare nei loro settori di competenza e crossare. Torricelli, il ragazzo uscito da un favola brianzola, ha denunciato alcune ingenuità, è normale per un esordiente. E poi, diciamolo pure, non si può pretendere che i due bravi giovanotti possano recitare il ruolo che un tempo fu di Gentile e Cabrini. Ma con il tempo potranno affinare le armi e rendersi utili anche in quella specifica chiave offensiva, se non altro per alleggerire le faticose domeniche di Gianluca Vialli.  
Angelo Caroli


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