14 gennaio 1951: Atalanta – Juventus

É il 14 Gennaio 1951 Juventus e Atalanta si sfidano nella diciannovesima giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1950-51 allo Stadio ‘Comunale’ di Bergamo.

É una Juventus dal grande potenziale offensivo. Con Ermes Muccinelli, Giampiero Boniperti ,John&Karl HansenKarl Aage Præst i bianconeri sono una macchina da guerra. Guidata in panchina da Jesse Carver peró finirá solo al terzo posto finale (dietro al grande Milan del Gre-No-Li) mentre i bergamaschi riusciranno a conquistare una meritata salvezza.

Buona Visione!

 

atalanta

Campionato di Serie A 1950-1951 – 19 andata
Bergamo – Stadio Comunale
Domenica 14 gennaio 1951 ore 14.30
ATALANTA-JUVENTUS 1-5
MARCATORI: Boniperti G. 20, Boniperti G. 29, Praest 30, Soerensen 45, Hansen K. rigore 60, Boniperti G. 79

ATALANTA: Albani, Dalmonte, Gariboldi, Malinverni, Nordahl, Angeleri, Checchetti, Hansen S., Scaramuzzi, Soerensen, Caprile
Allenatore : Denis Charles Neville

JUVENTUS: Viola G., Bertuccelli, Manente, Mari, Parola, Bizzotto, Muccinelli, Hansen K., Boniperti G., Hansen J., Praest
Allenatore: Jesse Carver

ARBITRO: Orlandini



Il girone di andata finisce bene per i campioni
La Juventus e il suo trionfo a Bergamo
Tre reti del centravanti, una di Praest e una di K. Hansen (rigore)
Boniperti guida i bianconeri al successo sull’Atalanta: 5-1


Bergamo, lunedi mattina.

La partita si è virtualmente chiusa alla mezz’ora del primo tempo, quando la Juventus metteva, con Praest, il terzo pallone nella rete dell’Atalanta. Questo terzo goal chiudeva un ciclo di gioco di appena una diecina di minuti durante i quali la squadra bianconera uscendo improvvisamente da una fase di attività senza particolare rilievo, più di approcci cauti che di tentativi a fondo, passava irresistibilmente nello schieramento avversario come una bufera che infuria fra pareti diroconte e porte divelte. In un momento la casa atatantina s’è trovata fra le rovine. Impossibile rimettere in piedi i muri rovesciati, puntellare e rinforzare. La squadra nerazzurra allora ha capito che la sorte dell’incontro era deciso. Chi credesse che la Juventus abbia sommerso l’avversario sotto un gioco di straripante volume sbaglierebbe. Niente valanga di azioni, anzi una scrupolosa economia di forze e di gioco, un telaio forte, ma udo di fronzoli, una sensaziome di semplicità, quasi di aridità; ma però tutta essenza di gioco, cioè quello che il grosso della folla non vede, il tocco sotto, il fiuto tattico divinatore, implacabile precisione del tiro. Quelle cinque formidabili pedine che sono gli attaccanti juventini, piombavano in una area che pareva sfollata, il passaggio decisivo coglieva scoperto l’avversario e in quell’attimo non c’era più rimedio.

Primo goal al 21′. L’azione partiva da un rinvio di testa Parola, la palla andava a Boniperti che la rimetteva a J.Hansen, dal quale subito la riaveva in profondità. A questo punto l’azione, partita da metà campo, già era entrata gell’area di rigore. L’allungo, era perso, troppo lungo, Albani usciva per raccogliere, ma la palla viscida gli sfuggiva alla sulla sinistra. Boniperti aveva seguito l’azione malgrado che apparentemente, con l’intervento del portiere, sembrasse finita, cosicchè l’errore di Albani non lo colse impreparato. Fulmineo egli piombava sulla palla e da una posizione difficilissima – a due metri dal montante ed a una spanna dal fondo mandava in rete. Se il tiro è stato una vera prodezza tecnica, quei tre passaggi che l’hanno preceduto e l’immediata intuizione di Boniperti vanno annoverati fra le cose più intelligenti della partita.

Il tentativo di riscossa della Atalanta restó bloccato sulle posizioni difensive juventine. In gioco trovò una nuova spinta, una nuova freschezza di slancio. Al 29′ il secondo goal. Anche in questo secondo episodio gioco proprio tirato all’osso, il massimo della semplicità, ma una sicurezza ammirevole di spiegamento tattico e uomini a posto nel momento e nel luogo opportuni. L’azione prendeva lo spunto da J.Hansen. Immaginate tre traiettorie della palla, da J.Hansen a K.Hansen, da questi a Boniperti. Il centravanti riceveva il passaggio sul petto, al limite dell’area -gli era accanto Nordahl, guardiano poco tenero e nell’attimo in cui la palla gli cadeva sul piede, al volo egli la colpiva violentemente: la terza traiettoria partiva dal niede del centravanti si concludeva nella rete malarado un tentativo di parata del sorpreso Albani.

Ci fu appena il tempo di riprendere il gioco. Un passaggio di J. Hansen (notate che è la terza volta che lo spunto viene dal mezzo sinistro bianconero) imbeccava Praest che al era spostato al centro. Campo sgombro, non c’era che Nordahl, ma l’intervento del nerazzurro falliva ed a venti metri dalla rete Praest aveva via libera. Albani cercava di uscire, ma il tiro lo coglleva a mezza strada. Chiusi, a questo punto, i dieci minuti fatali dell’incontro.

Noi non diremo che la Juventus, paga del successo, adbia rallentato. Ci fu invece una energica riscossa del nerazzurri, disordinata ma vibrante. Per quanto la Juventus non mollasse le redini, pure la facilitá del successo doveva infuire psicologicamente su di essa. I suoi uomini erano piloni disseminati sulle rotte di gioco del l’avversario, facile relativamente era arginare l’assalto disordinato del nerazzurri.

Si giunse così all’ultimo minuto del tempo e l’Atalanta otteneva un calcio d’angolo. La mischia si prolungava. Un rinvio di Parola provocava una rimessa laterale ad una ventina di metri dal fondo. Di nuovo si buttavano sotto i nerazzurri e nel corpo a corpo, Soerensen, avuta la palla da S.Hansen, dal limite, con un tiro che sorvolava tutte le teste, batteva Viola.

Nella ripresa, l’Atalanta, che giocava contro sole, tentò la sua carta. Anche nell’incontro con l’Inter il primo tempo al era chiuso con il vantaggio del milanesi per 3-1, ma poi la squadra di casa aveva pareggiato. Questo ricordo aveva riacceso le speranze atalantine. Al 10′ un tiro di Soerensen scuoteva con violenza la traversa a portiere battuto. Nella mischia che ne seguiva un fallo di mano di Bertuccelli suscitava un clamore nella folla. L’arbitro fece segno di continuare, e continuando la palla giungeva a Praest quasi all’incrocio della linea di metà campo con quella laterale. Su Praest si precipitava Nordahl, ma era scartato. A grandi falcate il juventino filava verso la porta, raggiunto e affiancato da Malinverni. Nell’area, nuovo scarto di Praest, Malinverni vistosi superato e battuto si abbrancava all’avversario, fischio dell’arbitro e rigore.

E’ facile immaginare gli umori del pubblico: fischi, proteste, invettive. La partita proseguiva in un’atmosfera ecoltata. Adesso la Juventus giocava a strappi, ora con le manovre dei due Hansen, ora con gli spunti di Boniperti, ora con gli sprazzi della enorme classe di Praest, il più discontinuo dei cinque, ma il più vario, il più interessante, il più estroso. E’ stato in una di queste azioni di contrattacco che J.Hansen passando alla sinistra, ove mezzo campo era vuoto, raggiungeva Boniperti che solo se ne andava a segnare il quinto goal, terzo del suo bottino personale.

All’ultimo minuto un vistoso atterramento in area di Praest da parte di Angeleri non commuoveva l’arbitro che lasciava andare. Perchè infierire una squadra già battuta?

L’episodio dell’ultimo goal chiarisce il difetto dominante dell’Atalanta: la sommarietà del suo schieramento tattico, un sistema così largo, di così approssimativa marcatura degli avversari, è raro vederlo. Larghe zone di campo apparivano vuote, i difensori accorrevano affannati, le situazioni difficili erano rimediate. Va notato però che la Atalanta aveva dovuto lasciare a riposo Cergoli e Mariani e un attacco non può rinunciare a due dei suoi uomini migliori.

In quanto alla Juventus crediamo che s’è già detto tutto, come ha vinto e come ha giocato. La sua partita questa volta l’ha offerta, più che alla folla avida di spettacolo, al tecnico. Gioco robusto di idee, saturo di intelligenza e di esperienza, non brillante ma positivo, concreto, irradiato dalla luce della classe. Una Juventus, insomma, tipica, fredda e vibrante, ispirata o ragionante: che è, in fondo, la migliore Juventus.

Ettore Berra
tratto da: La Stampa 15 gennaio 1951



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