In dirittura d’arrivo, la Juventus perde la maschera di squadra inattaccabile dalle emozioni e dal lo stress a diventa più umana. Benetti arranca a centrocampo (non solo lui), Tardelli sbaglia la misura del
soliti freneticl affondi, Boninsegna scompare in una difesa arcigna ma non molto consistente. Furino, Scirea, lo stesso Bettega che pure al
10′ di gioco ha messo a segno il preziosissimo gol della vittoria, e Causio
smarriscono spesso il filo del discorso di fronte ad una Roma raffazzonata, che ha avuto dalla sua la sola carta del nulla da perdere. In un confronto normale senza particolari remore psicologiche, nessun santo avrebbe tolto dalla porta del coraggioso Paolo Conti (ha giocato con una gamba ed una mano doloranti, se le cavata bene ma ha anche avuto poco da fare) tre o quattro gol.
La Juventus, fatto il più difficile con lo sbloccare presto la partita, via via più impappinata perdendo il controllo del centrocampo, lasciandosi invischiare in un gioco fiacco che avrebbe potuto essere accettato quando pero gol di vantaggio fosse stato piu’ di uno.

Cosi, l’uno a zero è rimasto fino alla fine, ed ogni affondo della Roma ha creato timori in campo, paura sulle gradinate. Cosi’ al segnale di chiusura del modestissimo arbitro Reggiani (non ne ha azzeccata una o quasi …

tratto da: Giornale La Stampa 15 Maggio 1977