15 Marzo 1997: Juventus – Roma

É il 15 Marzo 1997 Juventus e Roma si sfidano nella settima giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1996-97 allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.

La Juventus é Campione d’Europa in carica mentre la Roma vive stagioni transitorie e lontano dai vertici. A fine campionato i bianconeri saranno incoronati ancora Campioni d’Italia (sará la ventiquattresima volta) mentre i capitolini terminano la stagione a metá classifica.

Buona Visione!


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Stagione 1996-1997 – Campionato di Serie A – 7 ritorno
Torino – Stadio Delle Alpi
Sabato 15 marzo 1997 ore 15:00
JUVENTUS-ROMA 3-0
MARCATORI: Vieri C. 28, Vieri C. 44, Amoruso 85

JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, Ferrara C., Montero, Dimas, Di Livio (Jugovic 77), Deschamps, Zidane (Lombardo 65), Tacchinardi, Vieri C. (Padovano 65), Amoruso
Allenatore: Marcello Lippi

ROMA: Cervone, Pivotto, Petruzzi, Aldair, Candela, Tommasi (Fonseca 46), Di Biagio (Statuto 57), Thern, Carboni, Balbo, Totti
Allenatore: Ottavio Bianchi

ARBITRO: Cesari



Solo il Parma regge il ritmo della capolista, trascinata dai suoi bomber di scorta 
Vieri lancia la Juve nel futuro 
Doppietta dell’ariete, gol diAmoruso: Roma ko 

TORINO. Christian Vieri non ha nei piedi la morbidezza che aveva suo padre quando, con le calze arrotolate, accarezzava i palloni con la genialità che avevano i fantasisti di quei giorni, che oggi non giocherebbero più. Ma il Vieri giovane ha già dato alla Juve più di quanto fece con tutta la sua classe l’estroso genitore: in dieci giorni ha impattato la partita con il Rosenborg e ha fatto vincere il match con la Roma. Non male per un ragazzo che due mesi fa, il 12 gennaio, s’era infiammato con Lippi nell’intervallo della partita con l’Atalanta e del quale pensavamo non ci sarebbero più state tracce nella Juve. Ma l’intelligenza non è un optional. Lippi l’ha usata per dimenticare l’episodio e rispolverare al momento giusto, quando glielo imponeva la necessità, un centravanti coraggioso e ieri assolutamente straordinario. 

Il 3-0 sulla Roma è stato un successo importante prima ancora che si sapesse l’esito di Parma-Inter. E’ stata la vittoria di una Juve giovane in attacco con Vieri e Amoruso, ma anche con Tacchinardi, sicurissimo nel ruolo che solitamente è di Jugovic. Il trionfo della Juve-verde sulla quale si può già lavorare nel presente ma soprattutto si può contare per il futuro, pensando che del gruppo fa parte anche un difensore di qualità come Iuliano. Con la partita di San Siro (ma anche di Firenze e di Trondheim) la Juve sembrava entrata in un tunnel nel quale non sapeva tradurre in gol la propria superiorità e c’era il rischio che il difetto tracimasse, impantanando la Signora nella sua corsa verso il titolo. La vittoria di ieri ò stata invece chiarissima come poche altre, con un rapporto soddisfacente tra il numero di palle gol create (sette) e quelle che si sono concretizzate: aggiungeteci un salvataggio di Candela con Cervone già battuto dal tiro di Deschamps (11 del primo tempo) e il solito palo, colpito al 4′ della ripresa da Vieri, dopo che Cervone aveva intercettato a fatica la punizione di Zidane, e si vede come lo strapotere juventino non sia mai stato sterile. L’osservatore del Rosenborg è stato impressionato dalla forza del gruppo, dalla possibilità di rinunciare, per forza o per scelta, a sei uomini del peso di Del Piero, Boksic, Padovano, Jugovic, Torricelli, Pessotto (per non dire di Conte) senza perdere neppure un’oncia delle proprie caratteristiche. La Juve-verde è piaciuta molto. La Roma pure: agli avversari. Deve essere la maledizione degli allenatori di cognome Bianchi: contestavano con un coretto l’Ottavio («Ottavio Bianchi pelato, sei tu che ci hai rovinato») ma per dirle tutte al Carlos argentino ci vorrebbe un’intero melodramma per come ha impiastricciato una squadra disfatta e imbelle fino all’ultimo. La Juve attaccava, riprendeva palla sradicadola con Deschamps, Monterò, Tacchinardi e un efficientissimo Di Livio e subito ripartiva l’azione. La difesa bianconera era un respingente mai in affanno. Il primo tiro della Roma arrivava al 46′ ed era un appoggio centrale di Di Biagio; il secondo intervento di Peruzzi lo vedevamo nella ripresa ed era un’uscita a bloccare un cross basso: neppure l’ingresso di una punta in più (Fonseca, in odore di Juventus) dava agli attacchi giallorossi una traccia di pericolosità. Erano tiracci estemporanei e fuori porta, come uno bello, al volo, di Statuto al 22′ del secondo tempo, cioè nel periodo in cui la Juventus aveva già tirato i remi in barca. 

Altra consistenza, i bianconeri. Senza le punte titolari e con Padovano in un’improvvisa e inspiegabile crisi di gambe (nella ripresa, al 38′, avrebbe sbagliato un gol facile calciando alto a porta vuota) la linea dei giovani è esplosa: la solidità di Vieri, l’eleganza di Amoruso. I due hanno confezionato il primo gol, nel quale l’abilità di Amoruso nel filtrare la palla per il compagno é stata esaltata dall’incapacità di Pivotto e Petruzzi di chiudere il varco: un bel destro, dritto nell’angolo. I due giovanotti sono stati sempre nel vivo dell’azione. Si sono mossi, hanno tenuto palla, hanno suggerito il passaggio a Zidane, che si è calato nei panni del play maker con più decisione di altre volte. Il nulla romanista ha agevolato le cose. Vieri al 45′ ha scavalcato il solito Pivotto e Cervone, con un destro preciso per il 2-0. Nella ripresa la Juve ha ceduto sul ritmo, restando tuttavia pericolosa fino al gol di Amoruso dopo una bella combinazione Jugovic-Lombardo. 

Marco Ansaldo
tratto da:  La Stampa 16 marzo 1997




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