É il 15 Ottobre 2005 e Juventus e Messina si sfidano nella Settima Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 2005-06 allo Stadio ‘delle Alpi’ di Torino.
La Juve allenata in panchina da Fabio Capello si appresta a vincere il suo ventinovesimo Scudetto ed ha solo nell’ Inter il suo massimo antagonista per la vittoria finale. Putroppo l’invidia regala grandi amarezze e disincanti e quella grande squadra dal futuro ancora piú grande verrá spazzata via dalla piú grande farsa del calcio moderno.
Dall’altra parte questo Messina si salverá dalla retrocessione in Serie B solo ‘per colpa’ delle note vicende estive.
Buona Visione!
Stagione 2005-06 – Serie A – 7a Giornata
Sabato 15 Ottobre 2005 ore 20.30
JUVENTUS-MESSINA 1-0
Marcatore: 24′ Del Piero
Juventus: Abbiati; Pessotto, Thuram, F. Cannavaro, Zambrotta; Nedved (30′ s.t. Chiellini), Giannichedda, Emerson, Mutu (13′ s.t. Camoranesi); Del Piero (37′ s.t. Trezeguet), Ibrahimovic.
Panchina: Chimenti, Kovac, Blasi, Balzaretti
Allenatore: Fabio Capello
Messina: Storari; Zoro (29′ s.t. Muslimovic), Cristante, Rezaei, Aronica; Zanchi, Coppola; Giampà, D’Agostino (18′ s.t. Di Napoli), Donati; Zampagna (29′ s.t. Sculli)
Panchina: Caglioni, Fusco, Mamede, Iliev
Allenatore: Bortolo Mutti
Arbitro: Bergonzi di Genova.
Ammoniti: Thuram, Cannavaro (J), Zanchi, Cristante, Donati, Coppola (M)
Juve, ci pensa Alex
Slalom, gol, vittoria – Un numero mondiale
SERIE AI BIANCONERI CENTRANO CON IL MESSINA LA SETTIMA VITTORIA SU SETTE
Il capitano decisivo prenota la Nazionale.
Palo di Trezeguet, Abbiati salva nel finale.TORINO Poiché il tormentone durerà fino a maggio, quando Lippi comunicherà la lista per i Mondiali, ci portiamo avanti con il lavoro dicendo che Del Piero ha segnato ieri sera una prima crocetta sulla foto di Cassano: mentre quell’altro se ne sta a Roma rótto di caviglia e di assortiti ammenicoli per i litigi contrattuali con la Sensi, Alex ha centrato il ritorno nella Juve dopo la parentesi felice con la Nazionale.
Ha firmato un gol. E che gol. Di quelli che una volta si definivano «alla Del Piero» e di cui si era smarrito lo stampo. Fuga, dribbling, tiro. Schema che non compare sulle lavagne degli allenatori, neppure se si chiamano Capello. Sul prodigio del capitano la Juve ha costruito con il Messina la settima vittoria di campionato, nona nella stagione; una cara abitudine ma indigeribile per chi vorrebbe un torneo più palpitante. In verità, i bianconeri hanno quasi provato ad accontentare gli inseguitori. L’1 – 0 contro i siciliani nasconde almeno altre quattro occasioni che la Juve non ha sfruttato davanti alla porta di Storari, tuttavia nel finale quel golletto è diventato un vantaggio esiguo e scottante, difeso con qualche affanno come quando Abbiati ha neutralizzato al 43′ una deviazione ravvicinata di Muslimovic.
Sarebbe stata una beffa. E non è da Juve rischiare in partite del genere, dominate dall’inizio con sicurezza. Capello ha scelto una formula insolita, ha ruotato tutte le punte a disposizione, dunque non Zalayeta rimasto in tribuna a recuperare il jet-lag per la trasferta in Sudamerica. Così si sono visti Del Piero e Ibrahimovic, che il tecnico friulano tiene fuori soltanto se lo minacciano con il mitra. Dietro a loro, sulle fasce, Nedved e Mutu, «un giocatore recuperato completamente», aveva detto Capello venerdì. Giusto dargli spazio, un po’ meno utile che il romeno giochi in tal modo, senza incidere. Questa specie di trapezio d’attacco molto offensivo non ha prodotto meraviglie all’avvio. E per arrivare al gol Del Piero doveva costruirsi l’azione da solo: strappava la palla dai piedi dell’ivoriano Zoro, stordito perché Torino non l’ha accolto con i cori razzisti che l’attendono in molti altri stadi, ed è partito in contropiede. Un dribbling e due finte per liberarsi al tiro e piazzare la botta imprendibile per Storari.
Il segno di Zoro sarebbe rimasto indelebile sul match. Il Messina é una squadra dal palleggio fluido, non fa barricate anche perché la qualità dei propri difensori probabilmente lo sconsiglia. In avanti Zampagna e l’ex talento romanista D’Agostino sbattevano però contro il muro multietnico di Cannavaro e di un sontuoso Thuram: l’unico scarto, di Zanchi, era azzerato dalla zampata feroce del francese che l’atterrava prima che volasse in porta. A dispetto dell’assetto, degli uomini e del controllo a centrocampo (a proposito, senza la compagnia di Vìeira Emerson è tracimato, incontenibile come l’anno scorso) la Juve non aveva sussulti sotto porta. Del Piero calava, Ibra si perdeva nella libidinosa ricerca del gol che ancora gli manca in campionato.
C’era un palleggio adatto a controllare la partita e non a mordere. Si moltiplicavano invece le palle gol nella ripresa. Non crediamo che sia stato merito degli ultras ricomparsi in curva dopo un primo tempo dedicato allo sciopero delle presenze e del tifo, contro il decreto Pisanu e contro la politica dei prezzi eccessivi, un cocktail micidiale che tiene la gente lontana dagli stadi sebbene al Delle Alpi non si sia quasi mai avvicinata. La trama era la solita. La Juve controllava il gioco e lo faceva anche meglio dopo l’ingresso di Camoranesi al posto di Mutu. Storari salvava al 14′ sulla fiondata di Nedved e sulla ribattuta di Ibrahimovic, più tardi sarebbe andato a prendere un tiro assassino di Camoranesi. Il Messina, che aveva subito 12 gol in sei partite, quattro dei quali nell’ultima uscita con la Sampdoria, si teneva sotto media. Lo salvava il palo colpito al 40′ da Trezeguet, subentrato a Del Piero, con una botta al volo sull’assist di Camoranesi. E nella disperazione, i siciliani moltiplicavano le punte finendo il match in attacco. Abbiati parava per la prima volta al 29′ sul tiro di Di Napoli ed era bravissimo a togliere di porta la conclusione di Muslimovic che avrebbe allegrato il Milan e le altre. Dovranno attendere un’altra occasione.
Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 16 Ottobre 2005