É il 15 Settembre 1996 e Juventus e Cagliari si sfidano nella Seconda Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1996-97 allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.
La Juventus é Campione d’Europa in carica mentre il Cagliari lotta sempre per non scendere fra i cadetti. A fine campionato i bianconeri saranno incoronati ancora Campioni d’Italia (sará la ventiquattresima volta) mentre gli isolani terminano la propria stagione in quart’ultima posizione, troppo in basso per evitare la retrocessione.
Buona Visione!
Campionato di Serie A 1996-1997 – 2 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 15 Settembre 1996
JUVENTUS-CAGLIARI 2-1
MARCATORI: Boksic 9, Ferrara C. 58, Villa 62
JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, Ferrara C., Montero, Pessotto, Conte A., Deschamps (Jugovic 63), Zidane (Di Livio 46), Del Piero, Boksic, Amoruso (Iuliano 72)
Allenatore: Marcello Lippi
CAGLIARI: Pascolo, Pancaro, Vega, Villa, Bettarini, Loenstrup (Cozza 75), Sanna (Tinkler 83), Bisoli, O’Neill, Romero, Dario Silva (Banchelli 63)
Allenatore: Gregorio Perez
ARBITRO: Borriello
I campioni risentono delle fatiche di Coppa e nel finale dei tempi subiscono il Cagliari
Poca Juve, tanto Boksic: per ora basta
Va in gol anche Ferrara, bianconeri a fasi alterneTORINO. Saranno sempre montagne russe, per questa Juventus che graffia e rischia, rischia e graffia, ovunque e contro chiunque. La vittoria che la squadra di Lippi strappa al Cagliari uruguagio si porta dentro valori e tremori, un probabile rigore negato a Banchetti, ma anche due legni, come a Reggio, e, soprattutto, un altro splendido gol di Boksic, come in coppa, mercoledì sera. Cicala pentita, Alen accetta la sfida con i luoghi comuni, li cavalca, li sbaraglia. La partita è gradevole e, nella ripresa, equilibrata.
Sul piano del gioco, e della brillantezza atletica, Madama non può non pagar dazio all’Europa, per quanto ha speso contro i giullari di Cantona. Dall’avvio, però, non si direbbe. Pressing, velocità di piede, e di testa. Per venti minuti, in campo non c’è che lei. Del Piero coglie un palo in mischia e, subito dopo, spalanca la porta a Boksic, profittando di una difesa statica, imbranata. Il Cagliari applica un 4-4-2 scolastico ma non rudimentale. Il lato debole è a sinistra (Bettarini), Villa e Vega si arrangiano, Pancaro ha un destro dinamitardo. Boksic, Del Piero e Amoruso, preferito a Vieri, si incrociano spesso e, a turno, retrocedono per dare man forte a Conte, Zidane e Deschamps. E proprio Zidane – colui che, in teoria, dovrebbe garantire più geometria, più fantasia – si limita a imbucare pallide cartoline. Lonstrup, il suo uomo, O’Neill, Sanna e Bisoli guadagnano, piano piano, metri preziosi. Romero e Silva girano in folle, almeno per adesso. Porrmi, Ferrara, Monterò, Pessotto sigillano i valichi.
La Juve procede per lampi. Alla ripresa, Lippi toghe Zidane, accentra Conte e sguinzaglia Di Livio. Perez, lui, avanza O’Neill. Il Cagliari si ribella al ruolo di agnello sacrificale. Fiuta il vento, annusa il deficit energetico dei rivali, osa. Così facendo, si espone ai tocchi di Del Piero, alle sgroppate di Boksic, ai rari guizzi di uno spaesato Amoruso. Un errore di Monterò offre a Silva un suggestivo panorama, ma il tiro è fuori di una spanna. S’impenna, la sfida, nel giro di quattro minuti. Prima, al 13′, il raddoppio di Ferrara (su punizione di Del Piero), poi il palo di Conte (sempre su punizione di Alex), quindi la rete di Villa, in puro stile Ferrara. Jugovic avvicenda un Deschamps spremuto, Banchelli rimpiazza un Silva rapido ma sterile. Al posto di Perez, avremmo inserito Muzzi. Il Cagliari preme. La Juve si sfilaccia, si barcamena. Tre partite in otto giorni sono troppe, di questi tempi. Vivono di fiammate, i campioni d’Europa. Banchelli svirgola il pareggio, una trappola tesa da Monterò a Banchelli fa uscire di senno il presidente Cellino.
Lippi corre ai ripari. Richiama Amoruso, spedisce Juliano al fianco di Ferrara, ricicla Monterò a sinistra e porta Pessotto a centrocampo. Ne scaturisce un 4-4-2 che contribuisce a recuperare un niinimo di stabi- lità, tattica e agonistica. Le staffette tra Lonstrup e Cozza, e fra Sanna e Tinkler, non cambiano il corso degli eventi. Di Livio e Conte armano generosi contropiedi. Si rivede Boksic, mentre Del Fiero si dedica a un apporto di ammirevole sostanza. Il meglio, come detto, la Juventus lo riserva all’inizio dei due tempi. Per il resto, si accende e si spegne in base a quello che le consente l’autonomia del serbatoio. Il problema non è lo sbloccare il risultato, a Reggio bastarono sette minuti, questa volta nove, il problema è gestire il gruzzolo, soprattutto in presenza di uno Zidane così altalenante, così anonimo. Una Juventus in salute avrebbe, probabilmente, stravinto. Questa, che al top non è ancora, soffre, sbanda, rischia.
E’ stata costruita su basi di un tremendismo fisico assoluto. Ecco allora che, se c’è da tener palla, se il copione suggerisce di rifiatare, l’impalcatura scricchiola. Di sicuro, il Cagliari di Gregorio Perez è una squadra e ha un suo gioco. Spesso velleitario, mai rinunciatario. Il caldo e uno stadio semideserto (nemmeno ottomila paganti) lo aiutano a raccogliere quello che, per un umanissmo calo di tensione, la Juve lascia per strada. E se è corretto segnalare il rigore prò Banchelli, ci pare altrettanto doveroso rammentare un caso quasi analogo, e precedente, su Amoruso.
Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 16 Settembre 1996