17 Dicembre 1995: Juventus – Inter

É il 17 Dicembre 1995 e Juventus e Inter e si sfidano nella quattordicesima giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1995-96 allo StadioDelle Alpi di Torino.

La Juventus guidata in panchina dal ‘maestro’ Marcello Lippi, dopo aver rivinto lo Scudetto dopo ben otto anni adesso pensano in grande. Pensano alla Champions League (che conquisteranno a Roma). Ed infatti i bianconeri non giocano come sanno in campionato e si fanno ‘rubare’ il titolo dal Milan. Alla fine sara’ secondo posto. Dall’altre parte l’Inter termina la stagione in settima posizione giusto in tempo per l’ultimo posto in Coppa UEFA.

Buona Visione! 


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Campionato di Serie A 1995-1996 – 14 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 17 dicembre 1995 ore 20.30
JUVENTUS-INTER 1-0
MARCATORI: Vialli 30

JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, Tacchinardi, Carrera M., Torricelli, Di Livio, Paulo Sousa (Pessotto 90+2), Deschamps, Jugovic (Conte A. 85), Vialli, Ravanelli (Padovano 86) – Allenatore : Marcello Lippi

INTER: Pagliuca, Bergomi (Pistone 62), Festa, Paganin M., Roberto Carlos, Zanetti J., Fresi, Ince, Berti (Carbone B. 62), Ganz, Branca (Fontolan 72) – Allenatore : Roy Hodgson

ARBITRO: Ceccarini



Lippi: il black-out sta finendo 
Di Livio: «Ma ci manca il colpo del ko» 
IL TECNICO SODDISFATTO 

TORINO Dopo una domenica da cancellare, ecco una giornata da ricordare. Si accorciano le distanze dal Milan, crescono le ambizioni di una Juve che Lippi aveva preannunciato forte e grintosa come a conti fatti si è rivelata. Il tecnico bianconero è più che soddisfatto: 

«Partita buona, abbiamo avuto la meglio su un’Inter che fa della forza fisica la propria arma migliore. Oltre al gol di Vialli ho contato almeno altre 4 palle gol clamorose. Purtroppo non abbiamo saputo sfruttare le occasioni avute e per questo la partita è rimasta in bilico fino all’ultimo. La bravura di Pagliuca e il palo di Deschamps ci hanno impedito di arrotondare il punteggio. E c’era sempre il pericolo di beccare gol su punizione, visto che Carlos sa calciarle bene». 

Così la speranza rifiorisce. Ma Lippi non aveva mai pensato ad una Juve ormai rassegnata ad un ruolo di secondo piano: 

«Non ci sentivamo tagliati fuori quando i punti di distacco erano sette, a maggior ragione ci sentiamo in corsa oggi. Il nostro unico problema è di continuare a giocare con continuità, senza avere black out tipo quello di Genova. La Juve vera è quella di stasera, quella vista contro Fiorentina e Parma». 

Una Juve più accorta quando gioca con le due punte. Lippi non vuole parlare di novità tattiche: 

«Non è la prima volta che giochiamo con il 4-4-2, Di Livio ha giocato spesso sulla linea dei centrocampisti. L’importante è che tutti sappiano sacrificarsi. Ravanelli sotto questo aspetto è un esempio. E’ stato molto utile alla squadra, in una partita che non era il massimo per lui perché con un campo così non si poteva mettere la palla a terra e dribblare». 

E anche Jugovic ha confermato la propria insostituibilità. Ammette Lippi: 

«Sì, Jugovic sta crescendo, gli manca ancora qualcosa, ma siamo sulla strada giusta». 

Match winner, ancora Vialli. Il Gianluca ammette: 

«La vittoria è il modo migliore per cancellare la sconfitta di Genova. Questa volta abbiamo fatto il nostro dovere, ci siamo espressi con grande determinazione, si è rivista la Juve dello scudetto. Però non dobbiamo dimenticare la sconfitta con la Samp. Se la Juve è questa, è difficile che possano batterci, ma basta un minimo calo per ritornare ad essere una squadra che può perdere contro chiunque. Il nostro problema maggiore resta quindi quello della continuità e noi dobbiamo ancora dimostrare di aver ripreso la stessa marcia dell’anno scorso». 

Gli chiedono: meritato il Pallone d’Oro a Weah? Vialli non si sente defraudato? Il centravanti non ha dubbi: 

«Sì, lo merita, non mi sento più bravo di lui». 

E la Juve va. Vialli non ha dubbi: 

«Il campionato è molto equilibrato, sarebbe stupido arrendersi adesso. Giocheremo le nostre carte fino alla fine». 

La jella si è accanita contro Deschamps, ma il francese non si stupisce: 

«E’ sempre così. Una volta c’è di mezzo il palo, un’altra un piede di un avversario che mi devia il pallone. Non ho proprio la fortuna degli attaccanti». 

Gli dicono: segnavi soltanto quando era Baggio a fare gli assist. Deschamps ride: 

«Questa storia l’ha tirata fuori l’Avvocato». 

Sul futuro ha idee chiare: 

«Non è un problema di formula di gioco, ma di testa. L’importante ò continuare a giocare con la stessa determinazione, interpretando sempre la partita nella maniera giusta». 

Un tema che riprende anche Ravanelli: 

«Non è problema di 4-4-2 o 4-3-3, quanto di mentalità. Se c’è la condizione il resto non conta. L’importante è che tutti si sacrifichino. Per il resto non dobbiamo guardare al Milan, anche se gli abbiamo rosicchiato qualche punto. Soltanto noi siamo gli arbitri del nostro destino. Già sabato contro la Roma, ci vorrà la stessa grinta di oggi». 

Di Livio sottolinea quello che, secondo lui, è il maggior difetto attuale della Juve: 

«Una volta in vantaggio non siamo capaci a dare il colpo del ko. Ieri sera c’erano tutti i presupposti per rendere la partita più facile, invece abbiamo sprecato troppe occasioni. E poi dobbiamo migliorare il nostro rendimento fuori casa. Il campionato è apertissimo, può succedere ancora di tutto». 

Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 18 dicembre 1995



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