É il 17 Ottobre 1993 e Juventus ed Atalanta si sfidano nell’ Ottava Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1993-94 allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.
La Juve allenata in panchina da Giovanni Trapattoni e trascinata in campo da un Roberto Baggio nel suo momento più splendente si appresta a piazzarsi al secondo posto del massimo campionato calcistico. Davanti c’é l’inarrivabile Milan di Fabio Capello che ‘ammazza’ il campionato fin dall’inzio.
Dall’altre parte ci sono i bergamaschi che nonostante l’impegno non riescono ad evitare una dolorosa retrocessione in Serie B.
Buona Visione!
Stagione 1993-1994
Campionato di Serie A – 8 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
domenica 17 ottobre 1993 ore 15:00
JUVENTUS-ATALANTA 2-1
MARCATORI: Baggio R. rigore 56, Moeller 60, Ganz 70
JUVENTUS: Peruzzi, Torricelli, Marocchi, Baggio D., Kohler, Porrini, Di Livio (Francesconi 75), Conte A., Ravanelli, (c) Baggio R. (Galia 88), Moeller
A disposizione: Rampulla, Baldini, Del Piero.
Allenatore: Giovanni Trapattoni
ATALANTA: Ferron, Pavan, Tresoldi, Bigliardi, Alemao, Montero, Magoni, Sauzee, Ganz, Perrone (Pisani 82), Minaudo (Orlandini 66)
A disposizione: Pinato, Codispoti, Scapolo
Allenatore: Francesco Guidolin
ARBITRO: Rodomonti
AMMONIZIONI: Kohler 82 (Juventus); Ganz 44 (Atalanta)
La Juve fatica contro un’Atalanta chiusa a riccio, poi si rilassa e rischia nel finaleLa Signora corre sul filo del rigoreTre parate decisive di PeruzziTORINO. Sant’Angelo Peruzzi ha garantito due soffertissimi punti alla Signora, sventando il pareggio con tre grandi parate nell’ultimo quarto d’ora. Quando Rodomonti ha chiuso il match al 94′, la folla ha potuto tirare il fiato mentre i bianconeri esultavano per una vittoria importantissima sull’Atalanta che Guidolin aveva schierato con il realismo tattico di chi ha l’acqua alla gola. Una Juventus da infarto che, dopo le belle partite, è vittima di una strana sindrome: la caduta di tensione. Si «siede» contro avversari alla sua portata. Vedi la Cremonese, la Reggiana, il Lecce e il Venezia.A volte le capita nel primo tempo, per poi trasformarsi, camaleontisticamente, nella ripresa. Altre nell’arco dell’intera partita, anche a risultato acquisito. Come ieri. Eppure s’era trovata in vantaggio di due gol firmati da Roberto Baggio, su rigore inesistente, concesso da Rodomonti a compensazione di altri due falli sospetti sui quali l’arbitro aveva sorvolato in precedenza, e da Andy Moeller. Poi si è rilassata. Ganz ne ha approfittato per ridurre le distanze e la Juventus ha remato e tremato per il resto della gara.Come spiegare il fenomeno? Forse è un problema psicologico che si aggiunge alle importanti assenze di Fortunato, Julio Cesar e Vialli, e alle fatiche infrasettimanali dei due Baggio e dei tedeschi, Kohler e Moeller, nelle rispettive Nazionali. Dino Baggio ha giocato con mezza unghia dell’alluce destro, reso insensibile da un’iniezione antidolorifica. Attenuanti generiche che non giustificano certi passaggi sbagliati a centrocampo e nei sedici metri, né qualche amnesia difensiva. Una Juventus inguardabile per 45′ anche se l’Atalanta, alla faccia del calcio-spettacolo proiettato nel Duemila, si è trincerata con tanto di libero (Montero) e marcamenti ravvicinati vecchia maniera, specie su Robi Baggio, il pericolo pubblico numero 1 ingabbiato da Magoni quando arretrava e da Pavan quando avanzava.Un misto uomo-zona anche per Ravanelli e Moeller. La mancanza di spazi e l’inevitabile sbilanciamento accentuavano le pecche ed i limiti di una difesa improvvisata che veniva presa d’infilata, al primo contropiede, da Ganz. Il bomber sbagliava clamorosamente il possibile 1-0. Ma al di là del grosso pericolo, la manovra offensiva era prevedibile, banale. Poche idee, niente gioco, niente gol.Il rigore che sbloccava il risultato era un autentico regalo dell’arbitro poiché Tresoldi aveva toccato prima il pallone e poi la gamba di Di Livio. Ma, seguendo la deprecata legge della compensazione, rendeva giustizia ad una Juve che di rigori (veri) ne aveva già reclamati un paio su Di Livio e Robi Baggio. E il Divin Codino, dal dischetto, non falliva il 57° gol, festeggiando la centesima presenza in bianconero in campionato con lo storico, e un po’ irriguardoso, sorpasso a Giampiero Boniperti, fermo a 56 come Guglielmo Gabetto nella classifica dei centenari. Non falliva neppure Moeller, su punizione di Robi Baggio, il colpo di testa del raddoppio che lo portava, temporaneamente, ad essere il leader dei cannonieri. Tutto finito? Macché! Guidolin toglieva Minaudo e inseriva il prode Orlandini che diventava… furioso.E per la Juve erano dolori. Ganz riacciuffava Moeller al comando della graduatoria dei tiratori scelti, ribattendo, con un destro ravvicinato, palo-rete, una fiondata di Alemao non trattenuta da Peruzzi. Già abbiamo sottolineato le tre parate decisive del portiere bianconero. Dobbiamo aggiungere l’ottima prestazione di Conte che ha recuperato una quantità impressionante di palloni persi dai compagni. E la generosità di Di Livio, che si sta confermando acquisto utile, ha avuto il suo peso sul successo. Ma la mentalità, se si vuole puntare allo scudetto, deve cambiare. La concentrazione è indispensabile, sempre. Nel calcio, però, conta anche la fortuna e ieri la Juve l’ha avuta dalla sua parte. Una tantum.Bruno Bernarditratto da:La Stampa 18 Ottobre 1993