18 Novembre 1984: Juventus – Torino

È il 18 Novembre 1984 e Juventus e Torino si sfidano nella nona Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1984-85 allo StadioComunale‘ di Torino. È il ‘Derby della Mole‘ e tutto il capoluogo piemontese si mobilita.

I Bianconeri sembrano più concentrati sulla Coppa dei Campioni (coppa che vinceranno nella tragica notte del Heysel) e sono lontani dalla testa della classifica del campionato. In testa invece c’è sorprendentemente il Verona che dopo una cavalcata splendida vince il suo primo Scudetto. Dall’altra parte c’è il Toro che lotta con i sorprendenti scaligeri per la vetta della classifica. Infatti questa sconfitta nel derby sarà fatale per le ambizioni dei granata.

Buona Visione!


juventus

 

Stagione 1984-1985 – Campionato di Serie A – 9 andata
Torino – Stadio Comunale
Domenica 18 novembre 1984 ore 14:30
JUVENTUS-TORINO 1-2
MARCATORI: Platini 15, Francini 48, Serena A. 89

JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Briaschi, Tardelli, Vignola (Prandelli 59), Platini, Boniek
Allenatore: Giovanni Trapattoni

TORINO: Martina, Danova, Francini, Galbiati, Junior, Ferri G., Zaccarelli, Sclosa, Schachner, Dossena, Serena A
Allenatore: Luigi Radice

ARBITRO: Agnolin L.



Molta amarezza fra i bianconeri mentre il pubblico sfoga la sua delusione I tifosi contestano Trapattoni 
Tardelli: «Lo scudetto? Non è più cosa nostra» 
Platini a Parigi per dimenticare 


L’allenatore dopo avere difeso i giocatori dall’accusa di essersi imborghesiti è stato accompagnato a casa dalla polizia – 

“Abbiamo toccato il fondo, più in basso di così non si può” – 

Difesa di Brio 

Bodini al posto di Tacconi? 

«Deciderò sabato» 

Col Verona test verità per i granata. 

“Con questa perfetta pegno ad aver difettato; tutti hanno fatto la loro parte ma manca il cemento armato che avevamo la scorsa stagione’. — 

Ha azzardato Brio, che rientrava a poco più di un mese dall’operazione di menisco e senza un vero collaudo, per neutralizzare Serena, proprio il granata che ha sferrato il colpo del k.o.

E’ il quarto gol di testa in due partite. Colpa di Tacconi, dì Brio o dell’intera difesa? 

“Non ci sono colpe specifiche: è stato un errore collettivo. Brio ha fatto il proprio dovere nonostante il gol di Serena: valeva la pena di rischiarlo». — 

Tacconi è di nuovo sotto accusa. I tifosi invocano Bodini. Ci sarà il cambio di guardia in porta a Udine? 

“Sabato deciderò. Intanto recupereremo Rossi. Piuttosto c’é da ritrovare l’organico al completo, la forma generale da abbinare alla caratura tecnica e gli equilibri tattici, ricreando lo spirito di corpo che ci aveva dato tanti risultati in passato. Quando si rinnova possono succedere certe situazioni». — 

Scudetto, addio: l’avventura ricomincerà a marzo in Coppa? 

“Anche se non si può vincere sempre, dobbiamo continuare a lottare. C’è chi deve forgiare il carattere e la personalità: per giocare in una squadra da vertice ci vuole un sistema nervoso d’acciaio, collaudato. Il Torino ci ha battuti sul piano della determinazione e della gran carica che spiegano la sua attuale posizione in classifica”. — 

Dove può arrivare la squadra del suo amico Radice? 

“Se manterrà questa condizione psicofisica andrà lontano. La prova del fuoco l’avrà domenica con il Verona, in casa. Tutto il collettivo gira e in avanti Schachner, che ha disputato una grossa prova, e Serena non mollano mài». 

Analisi sul momentaccio della Juve: 

«Non è un crollo fisico, ma certi gol non si dovrebbero prendere» – 

L’amaro rientro di Brio si è fatto strada; poi la decisione dell’ ultima ora. 

“La Juve ha combattuto e ha lasciato i due punti al Torino solo per aver subito un gol all’ultimo minuto. Se non è sfortuna questa! E’ ora che la cattiva sorte cambi indirizzo. Non sono d’accordo con chi sostiene che lo scudetto se ne sia volato verso altri cieli. Io ci proverei ancora. In quanto al duello con Serena, se per certi aspetti è stato spigoloso è perché anche lui non è un santo. Ed allora non posso mica indossare gli abiti di una signorina.” 

Fuori, nel buio, che è già precipitato sulla città improvvisamente, molte voci di contestazione si appuntano ora sull’allenatore ora sulla squadra. Cabrini scuote la testa e dice: 

“Eccoli che ricominciano. Una storia vecchia, che si ripete appena qualcosa gira male. Sulla partita non ci sono troppe cose su cui discutere. Un gol subito a dieci secondi dalla fine ha l’effetto di una coltellata e fa male al morale. L’allenatore ci ha parlato e noi siamo rimasti zitti. Ci risentiremo domani e discuteremo ancora su questo periodo difficile. Un momentaccio niente da dire, forse il più brutto da quando sono alla Juventus; sette punti dal Verona sono un’eternità. E’ crisi? Non so, certo che abbiamo subito un gol quando la partita era quasi finita. Forse, pròprio in quel momento, ci è mancata la necessaria concentrazione. E pensare che sull’uno a uno la partita era entrata in una canale tranquillo. Invece… Sull’ episodio che mi ha visto reagire contro un granata, non ricordo chi. che aveva commesso un fallo su Vignola. forse ho perso un po’ la testa e volevo avventarmi su di lui per cantargliene quattro. Per fortuna é stato bravo l’arbitro Agnolin a placare gli animi.” 

Anche Tacconi, come tutti del resto, ha il muso lungo e l’umore nero come la pece. Fiuta aria di critiche come un segugio e anticipa attaccando: 

“Se Trapattoni se la prende con me (è evidente che la natura del contendere è il secondo gol. subito a pochi secondi dal termina, ndr). bisognerà andare a fondo delle cose. Il mio compito era quello di custodire il secondo palo. Chi c’era sul primo?». 

Chi c’era sul primo palo? Soltanto un’eco triste rimbomba nel lungo corridoio dello spogliatoio. E nessun’altra voce. 

I bianconeri si trovano-ora nel fondo di un sacco. Non c’è luce attorno. E, se si agitano o parlano con eccessiva enfasi, rischiano di sciupare ossigeno e andare in cianosi. Perciò si mantengono calmissimi, prendono atto di una situazione contingente e generale molto sfavororevole letta attraverso una classifica ormai mortificante, e accettano il dialogo con l’infantile senso di colpa di un bambino sorpreso a rubare la marmellata. Tardelli. per la verità, non avrebbe neppure voglia di parlare: ma quando capisce che sottrarsi alle risposte non gli restituirebbe i due punti lasciati al Torino, si toglie il maglione per evitare la sauna dello spogliatoio e comincia l’analisi. 

“Bravi loro, davvero. Hanno cercato il gol con ogni forza e lo hanno ottenuto. E a questo punto è difficile parlare di scudetto: anzi, è meglio dire subito che non è più cosa nostra. E siccome siamo caduti in basso dobbiamo tirarci fuori da questa situazione che non è proprio allegra.” 

Più che un’intervista è un rapido scambio di battute. Quando chiediamo come mai la difesa subisce tanti gol nell’area piccola, Marco è lapidario come un telegramma: 

“Tanti gol non si dovrebbero prendere e si prendono.” 

E adesso, povera Juve? 

“Dobbiamo stare zitti e andare avanti: non è un invito all’umiltà il mio poiché oggi la squadra si è battuta, ha retto bene fino alla fine del primo tempo. I granata, anche se hanno avuto un paio di occasioni, si erano un po’placati dopo il pareggio. Alla fine, purtroppo, é arrivata la doccia fredda. Però non è stato un crollo fisico, non scherziamo.” 

Come una visione miracolosa, Sergio Brio è riapparso in campo dopo 34 giorni esatti dall’ intervento chirurgico eseguito per l’asportazione di un menisco del ginocchio destro. A tempo di record. E’ certamente il premio ad una incredibile fonte di volontà. Doveva essere perciò un giorno di festa per lui, invece quel gol di Serena.”

Angelo Caroli
tratto da: La Stampa 19 Novembre 1984


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