18 Novembre 1990: Juventus – Roma

È il 18 Novembre 1990 e Juventus e Roma si sfidano nella nona Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1990-91 allo StadioDelle Alpi‘ di Torino.

La Juventus tenta di riappropriarsi dello scettro di squadra ‘più forte della penisola’ con una nuova dirigenza tecnica affidata ad un allenatore del famigerato ‘calcio champagne’ Luigi Maifredi. Dopo un inizio di campionato incoraggiante i bianconeri naufragano tra caterve di gol presi ed addirittura a fine campionato si trovano fuori dalle Coppe Europee dopo 27anni. Dall’altra parte una Roma che termina il campionato a metà classifica ma si ‘accontenta‘ con la Coppa Italia.

Buona Visione!

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Stagione 1990-1991 – Campionato di Serie A – 9 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 18 novembre 1990 ore 14:30
JUVENTUS-ROMA 5-0
MARCATORI: Schillaci 23, Schillaci 29, Aldair autorete 55, Schillaci 61, Baggio R. 90

JUVENTUS: Tacconi, Luppi, Julio Cesar, Corini (Bonetti D. 79), De Marchi, De Agostini, Haessler, Marocchi (Alessio 88), Schillaci, Baggio R., Di Canio
Allenatore: Luigi Maifredi

ROMA: Zinetti, Berthold, Nela, Piacentini, Aldair, Comi (Carboni 46), Desideri, Di Mauro, Voeller, Giannini, Rizzitelli (Muzzi 53)
Allenatore: Ottavio Bianchi

ARBITRO: Stafoggia
ESPULSIONI: Julio Cesar 74, Di Canio 74 (Juventus); Nela 74 (Roma)



I gol di Schillaci lanciano la Juventus di Baggio 
Quel «tris» scacciacrisi 
Per Totò, quello di ieri è stato un pomeriggio «mondiale»: gol a raffica e una prestazione convincente. Ma tutta la squadra ha giocato bene e il migliore è stato il piccolo Haessler 

Haessler ha dispulato una partita eccellente e ha spaziato in ogni angolo del campo, sempre al servizio di tutti Totò, Totò, Totò. Tre volte l’urlo è risuonato ieri, con echi sempre più lunghi, nell’arena del Delle Alpi. Schillaci é stato solamente la mano armata della Juventus, il killer tornato infallibile per un tris che fa sensazione, riempie gli albi statistici di un nuovo dato. Però, non ci sono dubbi, tocca ad Haessler il ruolo di mandante, di uomo del destino. Per la prima volta, forse, tutti i quattro elementi di classe della Juventus, insieme, hanno dispulato una partita di gran lunga oltre la sufficienza. 

E’ stato irresistibile Schillaci sotto porta, preziosissimo Baggio nel lavoro di cucitura della manovra (meritatava quel quinto gol, voluto, cercalo, non su rigore come intendeva dimostrare di saper fare), intrigante Haessler per il suo gioco spettacolare, un’armonia di finte e di tocchetti. Perfino essenziale, pulito, Di Canio, altre volte vittima del suo genio. Peccato che ieri si sia lasciato prendere dai nervi, a dimostrazione che deve ancora soffrire, capire, sudare. Con uno Schillaci di nuovo ispirato dall’istinto che gli é naturale, con un Baggio sempre più leader, con Haessler e Di Canio in grado di scambiare facilmente compiti e ruoli al punto da far ammattire la difesa romanista, questa Juventus ha potuto disporre con facilità estrema di un’avversaria dimessa sì, ma non così brutta come il risultato potrebbe far intendere. 

E’ stata una Roma che ha sbagliato quasi tutto, ma più per colpa della Juventus che per demeriti propri. Di fronte ai voli di fantasia di questa Juve orfana di Casiraghi viene da chiedersi che cosa sarebbe stato, cosa potrebbe essere, con il giovane e aitante guerriero in campo. Tutti si stanno ponendo questo interrogativo, figlio della solita contraddizione italica che vuole gli assenti sempre migliori. Invece, attenzione, non si può avere tutto. 

Con Casiraghi non è questa Juve, ma un’altra Juve: più potente, più forte forse, sicuramente meno entusiasmante. Schillaci ieri ha avuto in Di Canio e soprattutto in Haessler «sponde» del tutto diverse da quella rappresentata dal possente Casiraghi. E anche Schillaci, quindi, cambia gioco, lo deve cambiare quando c’è Casiraghi, non ci sono alternative. Ma veniamo al presente. Per dire infine che questa Juve ha cominciato ad assimilare il gioco di Maifredi in quasi tutte le sue componenti. Abbiamo visto ieri momenti di gran pressing a centrocampo, spunti vincenti in velocità, estrema attenzione in difesa dove accanto a uno splendido Julio Cesar cresce il giovane Do Marchi, capace di essere, a tratti, anche lineare e pulita. E’ una difesa che gioca più sicura perché sa che là davanti c’è sempre qualcuno che da un momento all’altro può inventare il gol vincente. Ecco perché ha ragiono Maifredi quando non pensa a come fermare gli avversari. Sono i rivali a doversi preoccupare della Juventus. Con quei quattro che inventano calcio in ogni istante la Juventus può permettersi di schierare la difesa in linea. 

A dimostrazione che la marcatura a uomo non serve se non si vincono i duelli diretti, mentre il gioco a zona permetto a una squadra che sa recitare a memoria di nascondere dietro un attacco senza uguali anche gli eventuali problemi di una difesa ritenuta a torto o a ragione il punto debole. 

Sul caso Poli, vecchio ormai di una settimana, l’attaccante bianconero preferisce non parlare: 

«Non c’è nulla da aggiungere. Troppe cose sono stale dette e molte di queste senza alcun fondamento. Preferisco metterci una pietra su. Parliamo piuttosto del campionato. Adesso siamo secondi in classifica, ad un solo punto dalla Sampdoria. Con gli uomini di Boskov sarà una bella lotta, ma i blucerchiati non sono i soli avversari da temere.”

“A lottare per lo scudetto tricolore saremo almeno in cinque: ci aggiungerei infatti le due milanesi e il Napoli. Anche se sconfitta in casa la squadra partenopea è campione d’Italia; questo non va dimenticato». 

Finalmente un Totò nuovo, spigliato, disponibile al dialogo. Un Totò che non si vedeva dal luglio scorso, in pratica da quando conquistò con la maglia azzurra il titolo di capocannoniere di Italia ’90 e stupì il mondo intero per le sue straordinarie doli di funambolo dell’area di rigore. 

Piero Abrate
tratto da: La Stampa 19 Novembre 1990


 

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