É il 18 Ottobre 1995 e Juventus e Glasgow Rangers si sfidano nella Terza Giornata dei Gironi di UEFA Champions League 1995-96 allo ‘Stadio Delle Alpi’ di Torino.
La Juventus guidata in panchina dal ‘maestro‘ Marcello Lippi, dopo aver rivinto lo Scudetto dopo ben otto anni adesso pensano in grande. Pensano alla Champions League (che conquisteranno a Roma). Ed infatti i bianconeri non giocano come sanno in campionato e si fanno ‘rubare‘ il titolo dal Milan. Alla fine sará secondo posto. Dall’altre parte c’é un Glasgow Rangers, autoritario e vincente in Scozia ma che di fronte alla ‘fame’ dei ‘nostri’ non avrá scampo.
Buona Visione!
Champions League 1995-1996 – 3ª giornata
Torino – Stadio Delle Alpi
Mercoledì 18 ottobre 1995 ore 20.30
JUVENTUS-RANGERS GLASGOW 4-1
MARCATORI: Moore autorete 15, Conte A. 17, Del Piero 24, Ravanelli 75, Ferrara C. autorete 78
JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Torricelli, Vierchowod, Porrini (Carrera M. 77), Paulo Sousa, Di Livio (Marocchi 64), Deschamps, Ravanelli, Del Piero, Conte A. (Tacchinardi 82)
Allenatore: Marcello Lippi
RANGERS GLASGOW: Goram, Wright (Brown 46), Robertson, Gough, Moore, Petric, Durie, McCall (Murray 69), Cleland, McCoist, Salenko
Allenatore: Walter Smith
ARBITRO: Zhuk (Bielorussia)
ESPULSIONI: Cleland 56 (Rangers Glasgow)
Continua il cammino trionfale dei bianconeri in Europa: i Rangers travolti al Delle Alpi
La Juve di Coppa scaccia i fantasmi Ravanelli-Dei Piero, i riflettori esaltano la coppiaTORINO. La Coppa, per quanto sia dei Campioni, è un’altra cosa rispetto al campionato. Gli ultimi dubbi si sono dissolti con la spazzolata (4-1) che la Juventus ha inflitto ieri sera ai Rangers di Glasgow, terza della serie dopo il Borussia Dortmund e la Steaua Bucarest. Dopo 24 minuti i bianconeri erano già sul tre a zero. Ravanelli alla mezz’ora del secondo tempo ha aggiunto il quarto gol, Ferrara al 34′ si è concesso un’autorete giusto per non deprimere i Rangers, travolti da altre quattro o cinque palle-gol. E tutto è apparso così facile da non capire fin dove si siano spinti i meriti dei bianconeri e dove, invece, abbiano inciso i limiti degli scozzesi che stanno al Milan come la modella del sarto sotto casa sta a Claudia Schiffer. Il nulla cosmico.
Più che Sean Connery, i Rangers avrebbero dovuto portarsi al seguito Goldfinger: almeno li avremmo visti più cattivi. La Juve aveva bisogno di una serata così, di dominio assoluto. Una di quelle sere in cui è bello restare in campo perché tutto funziona a meraviglia e riescono persino le cose che si inceppano in allenamento. In meno di un minuto Goram ha dovuto salvarsi da due tiri insidiosissimi di Ravanelli e Di Livio: due balzi prodigiosi, da non credere in un portiere che 48 ore prima era steso sul tavolaccio di un commissariato, pieno d’alcol come un uovo.
L’avvio è stato fragoroso, il resto è venuto da sé: un autogol di Moore, in barriera sulla punizione di Ravanelli, ha aiutato la Juve al quarto d’ora; subito dopo ha raddoppiato Conte con una deviazione sul cross calibrato da Ravanelli e Del Piero al 24′ ha battezzato il suo angolo, in alto, a sinistra del portiere. Tre partite, tre gol. Tutti lì. Prodigio di classe e di perseveranza: una griffe. E meno male che Smith, l’allenatore dei Rangers, aveva avvertito il proprio portiere di guardare a quello spicchio di porta. Questa volta Del Piero ha scelto di calciare direttamente su punizione, un po’ più spostato a sinistra rispetto al solito: gli scozzesi hanno provato a protestare con l’arbitro perché il guardalinee aveva segnalato un’infrazione (forse un fuorigioco passivo di Porrmi), ma il bielorusso Zhuk non è stato ad ascoltarli. Non si cancellano i capolavori. Soprattutto quando il popolo (50 mila paganti) li attende. Del Piero ha giocato una grande partita, in linea con il suo rendimento di Coppa. Poteva segnare un gol in più, ma non è il tipo per le conclusioni facili. E un paio di spunti hanno avvilito i Rangers.
Quando Cleland, al 10′ della ripresa, non ce l’ha più fatta a sopportare gli svolazzi del birichino, gli è partito un calcione di stizza assassina, della serie «Non se ne può più». Espulso, naturalmente. Ma il match aveva già assunto la propria fisionomia, rimanevano da discutere i dettagli. Dicevamo del dominio juventino. In partenza c’erano stati dei timori. Troppa gente giù di condizione e acciaccata, Vialli in tribuna a flirtare con Sacchi, Ravanelli in campo ma chissà con quale spirito e quali gambe. La Juve piegata nella prima mezz’ora dal Milan avrebbe faticato anche contro gli scozzesi, che in Coppa non possono sfruttare tutti gli stranieri che hanno a libro paga: senza Gascoigne e Brian Laudrup, poi, la qualità è davvero poca.
I lippanti sono partiti con il nerbo di chi deve cancellare gli avversari e le critiche. Difesa ben centrata con Porrini e Torricelli sulle fasce, Ferrara e Vierchowod (fuori Tacchinardi) in mezzo a controllare Salenko e McCoist. A centrocampo l’intraprendenza di Conte ha aggiunto qualcosa rispetto al solito e, davanti, l’intesa tra Ravanelli e Del Piero ha funzionato come non succede sempre in campionato. Il Grigio nei primi minuti ha corso per tre, ha toccato di precisione l’assist per il 2-0, ha provato il pallonetto al 22′, solo davanti a Goram, ma il recupero di Petric ha salvato la porta ormai vuota. Poi si è incaponito a trovare il gol per conto proprio, finché non l’ha trovato sull’assist di Porrini. Si è rivista insomma un’idea di attacco profondo e risoluto, che non avevamo trovato domenica scorsa a S. Siro. La controprova è attesa tra quattro giorni con il Padova, sarà altra musica: la Champions League d’ora in poi sarà quasi una vacanza con la qualificazione praticamente in tasca e la possibilità di concentrarsi sul campionato.
Qui invece rimane il suono delle cornamuse e dei canti scozzesi nella notte umida. Chissà cosa dovranno festeggiare: forse il golletto sporco che ingentilisce la sconfitta o forse la sorpresa di scoprire a Torino tanti pub come a Glasgow.
Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 19 Ottobre 1995