19 Novembre 1995: Juventus – Fiorentina

È il 19 Novembre 1995 e Juventus e Fiorentina si sfidano nella decima Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1995-96 allo StadioDelle Alpi‘ di Torino.

La Juventus guidata in panchina dal ‘maestroMarcello Lippi, dopo aver rivinto lo Scudetto dopo ben otto anni adesso pensano in grande. Pensano alla Champions League (che conquisteranno a Roma). Ed infatti i bianconeri non giocano come sanno in campionato e si fanno ‘rubare‘ il titolo dal Milan. Alla fine sarà secondo posto. Dall’altra parte i viola disputano un gran bel campionato. Finiranno le ostilità al quarto posto e vinceranno una meritatissima Coppa Italia.

Buona Visione!

 

juventus

 

Stagione 1995-1996 – Campionato di Serie A – 10 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 19 novembre 1995 ore 14.30
JUVENTUS-FIORENTINA 1-0
MARCATORI: Del Piero 11

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Tacchinardi, Carrera M., Torricelli, Di Livio (Vierchowod 83), Paulo Sousa, Deschamps (Pessotto 89), Conte A. (Jugovic 46), Del Piero, Vialli
Allenatore: Marcello Lippi

FIORENTINA: Toldo, Padalino, Carnasciali, Amoruso L., Serena M., Piacentini, Cois, Schwarz (Bigica 62), Rui Costa (Robbiati 57), Batistuta, Baiano (Banchelli 67)
Allenatore: Claudio Ranieri

ARBITRO: Bazzoli



I bianconeri contro la Fiorentina dimostrano di saper e voler ancora difendere lo scudetto Juventus, la vittoria del carattere Del Piero, un gol da ko.

TORINO. Ieri al Delle Alpi era di scena la paura. Quella, tutta bianconera, di restare fuori dalla grande corsa del campionato per mano della Fiorentina. E l’altra, più generale, di un match che forniva l’occasione per una gran gazzarra con la scia di violenze, di ferimenti, di cose e teste spaccate. La gazzarra c’è stata. L’esclusione della Juve, che ha vinto per 1-0, no. 

I campioni restano in lizza per lo scudetto. La differenza che ancora li divide dalla Fiorentina, che pure li sopravanza di un punto in classifica, è che nel momento in cui non potevano più sbagliare, i Lippanti hanno tirato via una partita di straordinario carattere e, alla fine, vincente. Mentre i viola, come al solito, sono arrivati a Roma e non hanno visto il Papa: sono una squadra di carta velina, trasparente nella propria incapacità di crescere. Ora la classifica si riaccorcia, il Parma e il Milan sono più vicini. La Signora ha risucchiato i distacchi in una giornata che poteva gettarla nella crisi più profonda. Ma non ci sembra che possa celebrare un ritorno allo strapotere che dimostrò l’anno scorso. Questa rimane un’altra squadra, un’edizione minore cui manca la virtù che più attraeva: il peso di un attacco che schianta ogni difesa e ribalta situazioni complesse. Lippi ha risistemato la difesa e il centrocampo: un po’ per convinzione e un po’ perché l’infortunio di Ravanelli non gli offriva le alternative. Però la coperta si è rivelata corta. Ciò che ha guadagnato in sostanza in mezzo al campo, la Juve ha perso in capacità di penetrare: quante volte abbiamo visto Del Piero o Vialli agitarsi da soli in una nuvola viola, quanti lanci lunghi e improbabili, quante fughe solitarie destinate a spezzarsi. 

Il congegno offensivo di Madama è bastato a mandare in crisi la Fiorentina soprattutto con il contropiede; sarà sufficiente contro le avversarie che hanno più personalità dei viola, come il Parma, domenica prossima? Sull’interrogativo mota la possibilità che la stagione dei bianconeri sia cominciata davvero ieri, come sostiene Lippi. La Fiorentina invece esce di molto ridimensionata. L’unico particolare che riavvicina la partita di ieri al 3-2 che un anno fa caricò i bianconeri dell’entusiasmo necessario per lanciarsi sullo scudetto é la firma di Del Piero. Il Talentino ha deciso ancora. L’ha fatto nella maniera più inusuale: un colpo di testa che dopo 11 minuti ha colto i difensori viola come davanti a un flash, belli e immobili. Sul cross di Di Livio dalla destra, Del Piero ha anticipato Carnasciali e ha sorpreso Toldo. La prospettiva di una sofferenza indicibile si è sciolta. All’improvviso per la Juventus la partita é diventata semplice. 

Non bella e neppure troppo convincente, questo no, ma di fronte alla crisi che si sarebbe aperta con la quarta sconfitta in cinque domeniche le anime bianconere non possono guardare per il sottile. Anche perché la Juve ha legittimato la vittoria con 4 palle gol nitide (2 di Vialli, 2 di Di Livio) che ha costruito nella ripresa puntando molto sul contropiede, forte di una tradizione che la strapotenza del ’94-95 aveva fatto riporre nei cassetti. La Fiorentina si è invece presentata davanti a Peruzzi con un tiro al volo di Batistuta, un’altra fuga a vuoto dell’argentino e una conclusione di Cois, alla quale il portiere ha opposto il corpaccione disteso. Poco, proprio poco per cullarsi nel sogno di un ribaltone. 

Partita di nervi, di forza, di rimpalli azzardati. Lippi ha puntato sul bidente Vialli-Del Piero e ha costruito una coppia centrale insolita con Tacchinardi e Carrera. Ranieri, con l’aplomb del gentiluomo anglosassone, ha contravvenuto al fascino della zona per mandare Carnasciali su Del Piero e Amoruso su Vialli in ogni settore del campo. Non è stala, alla resa dei conti, una gran mossa. I peccati della difesa toscana si sono ripercossi sull’intera squadra. In mezzo al campo Sousa ha trovato una giornata buona; Deschamps, Di Livio e Conte (poi rilevato da Ju- govic, al rientro dopo due mesi) lo hanno assistito con forza e sacrificio. Due qualità che mancavano ad esempio a Rui Costa e a Schwarz, sostituiti troppo tardi (e il portoghese ha pure reagito contro Ranieri). La Fiorentina ha provato nella ripresa ad accentuare la pressione. Lo ha fatto con poco nerbo. Non si è convinta che la Juve di questi tempi si può colpire. Non c’è stato gioco sulle fasce, Batistuta si è ritrovato solo e candidato al fallimento. La conclusione non poteva essere che una. 


Marco Ansaldo 
tratto da: La Stampa 20 Novembre 1995

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