2 Dicembre 1979: Avellino – Juventus

Attraverso Youtube vi proponiamo un gustoso amarcord di questa data odierna. É il 2 Dicembre 1979 e la Juventus é ospite allo Stadio ‘Partenio’ di Avellino contro i biancoverdi irpini del presidente Antonio Sibilia ed allenati da Rino Marchesi. Il tutto é valido per la Undicesima Giornata del Girone del Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1979-80.

I Bianconeri finiranno secondi dietro l’Inter Campione d’Italia non prima peró di perdere in campania (per la prima volta) con l Avellino, che dal loro punto di vista conquisteranno uno storico ed insperato quarto posto. Mai più i bianconeri delle Marche ripeteranno questo risultato!

Buona Visione!


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Stagione 1979-1980 –
Campionato di Serie A – 11 andata
Avellino – Stadio Partenio
domenica 2 dicembre 1979
ore 14:30 
AVELLINO-JUVENTUS 1-0
MARCATORI
: De Ponti
rigore 42
 
AVELLINO: Piotti,
Romano (Mazzoni 46), Giovannone, Beruatto, Cattaneo, Di Somma, Piga, Boscolo,
Massa, Valente, De Ponti
A disposizione: Stenta,
Pellegrini
AllenatoreRino Marchesi
 
JUVENTUS: Zoff,
Cuccureddu, Gentile, Furino, Brio, Scirea, Causio, Prandelli, Bettega R.,
Verza, Marocchino (Fanna 58)
A disposizione: Bodini,
Tavola
AllenatoreGiovanni Trapattoni
 
ARBITRO: Agnolin L.

 

Causio: «Non si può andare avanti così» 
«La squadra costruisce senza concludere, c’è povertà di gioco» 
Trapattoni: «Possiamo recuperare» – 
Dure repliche a Pesaola 

DAL NOSTRO INVIATO AVELLINO — Povera Juventus. C’è l’ennesimo tonfo di questa stagione balorda, c’è tutta Avellino in festa. La gente s’abbraccia sugli spalti, mentre gli ospiti escono dal campo senza alzare il capo. Lo spogliatoio bianconero poi è concentrato di nervosismo. Volti tirati e scuri, Trapattoni che va allo scoperto per affrontare la solita intervista con un esercito vociante di cronisti. Il tecnico sbuffa e non riesce a mascherare la delusione. Il successo di metà settimana a San Siro con l’Inter aveva fatto rifiorire le speranze, la sconfitta nella tana dei lupi, pesa tremendamente. Che dire dunque? All’allenatore non rimane che ripetere la consueta analisi sui mali che assillano la squadra. 

«Purtroppo è successo — esordisce — nel calcio ci sono anche questi momenti duri. L’immagine della partita è chiara. Un primo tempo piacevolissimo ed equilibrato con l’ “infortunio” del rigore, una ripresa con poca storia. Nel secondo tempo infatti, pur premendo con consistenza, non siamo riusciti a liberare un uomo là avanti. Abbiamo provato tutte le soluzioni, ma non c’era proprio nulla da fare. Credetemi. Si sbatteva la testa contro un muro invalicabile. Bettega spento? Non aveva lo spazio per respirare». 

Gli interlocutori insistono. Cosa può rappresentare questa caduta nel cammino della squadra torinese? Trapattoni ammette: 

«La nostra classifica al momento attuale appare ridimensionata, ma possiamo ancora recuperare. C’è infatti molta strada da compiere. Anche ai nostri avversari possono capitare delle situazioni di disagio. In fondo abbiamo perso su un campo difficilissimo dove soltanto il Torino si è imposto con disinvoltura. E’ dura far risultato qui, anche se oggi meritavamo un pareggio. Ai punti avremmo strappato un verdetto di equilibrio. Peccato davvero. La squadra era concentrata su questa trasferta. Avete visto, del resto, che Avellino e Juventus si sono affrontate a viso aperto, cercando entrambe la vittoria». 

Trapattoni viene catturato dalle emittenti private, fuori calano le ombre di una fredda sera. Dentro non fa certo piacere affrontare dialetticamente protagonisti svuotati ed avviliti. Il più amareggiato è Franco Causio tanto da rifiutare bruscamente l’autografo a tifosi che sono riusciti a superare (non si sa come) lo sbarramento delle maschere. Giù di corda il barone, confessa: 

«Cosi non si può andare avanti. Troppi alti e bassi. La squadra costruisce senza concludere. Ma non vorrei con questa affermazione addossare ogni colpa al reparto offensivo. Le occasioni, ben si sa, vanno create dal collettivo. C’è povertà di gioco ed il perché me lo domando anch’io. Non’ è facile trovare una risposta esauriente. Oggi comunque il risultato giusto sarebbe stato il pareggio. Agnolin ha visto un rigore e abbiamo perso la partita». 

Un cronista riferisce i pesanti commenti di Pesaola. Causio replica subito: 

«Non me ne frega nulla di Pesaola». 

Anche Bettega, evanescente sul prato, risponde duramente al Petisso: 

«Pesaola è fuori del “giro”, attualmente è soltanto un tifoso e con certi tifosi non mi va di discutere». 

Poi sul verdetto negativo: 

«Siamo sconsolati. C’è soltanto da sperare che vengano tempi migliori. Sul match c’è ben poco da dire. C’è un contatto in area, l’arbitro ha deciso per il rigore». 

E siamo ad una rapida carrellata di voci. Furino, mani in tasca, espressione triste: 

«Ho sbagliato sull’azione che ha portato al rigore, sono cose che capitano. Torniamo a casa sconfitti, ma dobbiamo continuare a lottare. Guai ad arrendersi. C’è un nome, un recente passato, da difendere». 

Marocchino ad un certo punto ha lasciato il posto a Fanna. Dice: 

«Il rigore ci ha scombussolato. Quando succedono queste cose si perde un po’ la testa. Scompare la calma, sopraggiunge l’affanno». 

Per Antonello Cuccureddu, esponente della vecchia guardia, la Juventus non è in disarmo. 

«In fondo — ricordo—a San Siro, mercoledì scorso, ci eravamo comportati bene. Mi chiedete dello scudetto? Onestamente al titolo non ci pensiamo, andiamo avanti senza fare programmi, raccogliendo quello che viene». 

E infine Zoff (ha disputato 223 partite consecutive in campionato ed è al secondo posto dietro al record di Alfredo Foni), accanto a Scirea che cammina a fatica per una botta alla schiena: 

«Tocca a Trapattoni trovare una soluzione al problemi. Siamo giù di morale, anche se nella circostanza non abbiamo demeritato». 

La Juventus scappa verso l’aeroporto di Roma. Bonipertl non è manco venuto, forse per evitare di vivere, troppo da vicino, un altro dispiacere. 

Ferruccio Cavaliere

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