Esattamente 76 anni fa Giovanni Agnelli (o piú comunamente chiamato Gianni) raccoglieva l’eredità di Piero Dusio. L’Avvocato divenne così il ventesimo presidente della Juventus.
Riportiamo qua alcuni ‘pezzi storici’ dell’epoca oltre a commemorazioni ‘social’ di questi ultimi anni.
Buona Lettura/Visione!
La Stampa Mercoledì 23 Luglio 1947
NOTIZIE SPORTIVE
L’avv. Gianni Agnelli presidente della Juventus
Si è tenuta ieri nei locali del circolo sociale l’annuale assemblea della Juventus. Dopo il rendiconto finanziarlo, il comm. Dusio ha presentato le dimissioni in quanto impossibilitato a continuane la sua opera per motivi d’ordine professionale. Nella carica di presidente del sodalizio bianconero è stato eletto per acclamazione l’avv. Gianni Agnelli, che avrà come collaboratori diretti l’avv. Craveri e li geom. Monaterl. Il consiglio direttivo è stato confermato in carica. Il neo-presidente, nel ringraziare l’assemblea per la fiducia In lui riposta, ha tracciato le linee generali del suo prògramma: potenziamento della squadra ed allargamento della direzione con probabile ritorno alla vecchia formula (barone Mazzonis o Ing. Bona?). Prima di toglier la seduta l’assemblea ha tributato un elogio a Nini Vargllen, che lascia la società dopo oltre 18 anni di servizio.
tratto da: La Stampa
«QUANDO DIVENTAI PRESIDENTE DELLA JUVENTUS SCRISSERO: UNA SOCIETÀ DI 50 ANNI HA ORA UN PRESIDENTE DI 25»
La sua investitura da ‘presidente’ duro sette anni. Un periodo caratterizzato dalla creazione di una squadra che vince due scudetti, con i campioni danesi John Hansen e Karl Aege Praest e il giovane italiano più promettente, Giampiero Boniperti. Un’esperienza anche molto «divertente» – a detta dell’Avvocato – tanto da doverla lasciare a un certo punto per potersi dedicare a tempo pieno ad altre attività.
«L’HO DETTO PURE AI GIOCATORI: PER NOI LA MAGLIA CONTA PIÙ DEI NOMI»
La presenza di Agnelli vicino alla squadra è costante nel tempo. Spesso le sue visite sono il modo per capire la situazione del momento e per trasmettere ai giocatori i concetti che accompagnano da sempre la Juventus.
«LA PASSIONE NON CAMBIA E NON INVECCHIA. QUESTO È SICURO»
Nell’osservare la quotidianità della squadra c’è la curiosità del primo tifoso, il gusto nel vivere dal di dentro la vita del club, qualcosa che lo lega ai primi anni di vita: «Giocai a calcio al D’Azeglio, dove era nata la Juve. A 14-15 anni. Si giocava molto anche in piazza d’Armi, con la gente che si trovava. Ma smisi presto. Non mi viene in mente la prima partita che vidi. Ricordo invece gli allenamenti, nel vecchio campo. Andavo con mio padre. Avevo 12 o 13 anni. Si provava un’ala sinistra proveniente dall’Ungheria, Hirzer. Lo chiamavano “gazzella”. Era molto veloce. Allora si andava a vedere la squadra, agli allenamenti, come si andavano a vedere i cavalli da corsa».
«DI STILE JUVE, PARLANO GLI ALTRI, NON NOI»
Gianni Agnelli è una fortuna per i giornalisti. Molte dichiarazioni hanno un potere evocativo, vanno al di là della contingenza e si pongono come espressioni in sintesi della filosofia e della cultura della Juventus. Interventi che acquistano un peso specifico rilevante, soprattutto nei momenti di difficoltà, quando c’è bisogno di una chiara indicazione: «È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società».
«É CHIARO CHE A VILLAR PEROSA SONO PIÙ POPOLARE DEI GIOCATORI. SE NON LO SONO A CASA MIA…»
Il giorno della partita della Juventus con i ragazzi della Primavera è un rito della famiglia Agnelli che si ripropone identico nel tempo. Il bagno di folla, la curiosità verso la nuova squadra (spesso era la prima uscita), le dichiarazioni programmatiche sulla stagione che va a iniziare. C’è quanto basta per rendere l’appuntamento ogni volta memorabile.
«BONIPERTI E TRAPATTONI MERITANO RICONOSCENZA»
La continuità è uno dei valori della Juventus. Non un semplice rispetto delle tradizioni – anzi, è nel rinnovamento che la società trova la sua forza maggiore -, bensì il riconoscimento del lavoro quando è svolto al massimo livello. Ne sono un esempio Giampiero Boniperti – da giocatore prima e da Presidente poi – e Giovanni Trapattoni, il mister che più a lungo è stato sulla panchina bianconera, uomini ai quali Gianni Agnelli ha guardato sempre con enorme considerazione.
«HO DATO A DEL PIERO IL SOPRANNOME PINTURICCHIO: PER L’ESTETICA, PER IL MODO DI GIOCARE. I SUOI GOL SONO SEMPRE ECCELLENTI»
Per Gianni Agnelli il calcio e la Juve sono sinonimi di bel gioco. Si spiega così il riconoscimento della cifra stilistica di Alessandro Del Piero con l’accostamento a un pittore, come Roberto Baggio paragonato a Raffaello. Nell’ammirazione per i grandi numeri 10, l’Avvocato ha avuto una venerazione per Omar Sivori, definito «più di un fuoriclasse, per chi ama il calcio è un vizio». E poi, naturalmente, c’è Le Roi, secondo molto la traduzione in campo dello stile di Agnelli: «Platini rimarrà unico e inimitabile, non ci sarà mai un altro Platini nella Juve. Al mondo non esiste uri suo sostituto. E se un giorno, come spero, potessimo avere nella Juventus un giocatore sul quale ci trovassimo a commentare “questo è più forte di Platini”, lo direi con una punta di dispiacere».
«AMO IL CALCIO, FORSE LO AMO TROPPO, A TAL PUNTO DA METTERE IN SECONDO ORDINE LE ALTERNATIVE DOMENICALI. SÌ, AMO MOLTO QUESTO SPORT CHE NON HA RIVALI»
Gianni Agnelli ha nei confronti del calcio un interesse da vero appassionato. Ama sapere tutto della Juventus e non solo, il suo sguardo è proiettato anche sulla scena internazionale. A spingerlo non c’è una curiosità meramente tecnica. Nei tanti colloqui con gli addetti ai lavori – spesso attraverso telefonate all’alba – c’è l’intenzione di andare oltre il campo, di scoprire la dimensione umana dell’evento sportivo. Poi, c’è lo stadio. Il piacere di assistere agli incontri della sua Juve, di incontrare la squadra tra il primo e il secondo tempo negli spogliatoi. Senza mai pronunciare discorsi, senza alcuna interferenza, provando a capire dal di dentro che cosa stia avvenendo.
«PRIMA DELLA PARTITA, SONO SEMPRE NERVOSO. DOPO, QUASI SEMPRE SODDISFATTO»
La maggior parte delle immagini di Gianni Agnelli inerenti la Juventus lo vedono seduto in tribuna, intento a osservare la squadra del cuore. Con un’espressione spesso divertita, di chi pensa che presto possa nascere qualcosa che appaghi totalmente il desiderio di vincere insieme al suo senso estetico. Una felicità a portata di mano, anche quando non sembra possibile: «Nei momenti difficili di una partita, nel mio subconscio c’è sempre qualcosa che scatta, ed è quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te lo aspetti»
Gianni Agnelli-Juve: un’amore forte e intenso
Lasciò l’incarico nel 1954, ma rimase sempre idissolubilmente legato alla Juve, diventandone presidente onorario, con cui poté mantenere la sua influenza sul club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività a suo fratello Umberto, permettendo ai bianconeri di ottenere altri dieci titoli di campione d’Italia, quattro coppe nazionali, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, tre Coppe Uefa e una Supercoppa Uefa, per un totale di 23 trofei ufficiali in 48 anni. Quello tra Gianni Agnelli e la Juve è stato un grande amore, vissuto in maniera intensa e costellato di trionfi.
tratto da: 22 luglio 1947, Gianni Agnelli diventa presidente della Juve
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