É il 23 Agosto 1989 e Cagliari e Juventus si sfidano nella Primo Turno (gara unica) della Coppa Italia 1989-90 allo Stadio ‘Sant’Elia’ di Cagliari.
Questa Juve costruita e modellata dalla figura storica di Dino Zoff (stavolta nelle vesti di allenatore) sta per vincere una bellissima doppietta di coppa. Infatti assieme alla Coppa UEFA, vince anche la Coppa Italia contro un grande Milan, all’apice della sua storia ‘Sacchiana‘. Purtroppo questi successi non valgono al ‘Dino nazionale‘ la conferma sulla panchina bianconera. La dirigenza juventina é affascinata dal nuovo che avanza ed investe il proprio futuro in un giovane di ‘belle speranza’ Luigi Maifredi!
Buona Visione!
Stagione 1989-1990 – Coppa Italia – 1° turno
Cagliari – Stadio Sant’Elia
Mercoledì 23 agosto 1989 ore 17:00
CAGLIARI-JUVENTUS 0-1 – Dopo i tempi supplementari
MARCATORI: Zavarov 108
CAGLIARI: Ielpo, Valentini, Fadda, De Paola, Cornacchia (Festa 91), Giovannelli, Rocco (Cappioli 55), Pulga, Provitali, Bernardini, Paolino
Allenatore: Claudio Ranieri
JUVENTUS: Tacconi, Galia, De Agostini, Fortunato D., Bonetti D., Tricella, Alejnikov (Napoli N. 91), Rui Barros, Zavarov, Marocchi, Schillaci (Casiraghi 91)
Allenatore: Dino Zoff
ARBITRO: Magni P.L.
Juve sempre più Zavarov-dipendente
Non mancano le sorprese nel primo turno di Coppa Italia: subito fuori Udinese, Verona e Torino
Cagliari regge bene nei tempi regolamentari
Poi decide lo Zar con una rete degna di Sivori
CAGLIARI DAL NOSTRO INVIATO Dopo 108′ di sofferenza e sudore Aleksandr Zavarov ha firmato il suo capolavoro e la Juve ha eliminato il Cagliari nel primo turno di questa inedita e discussa formula di Coppa Italia. Sacha aveva arrotolato i calzettoni sulle caviglie alla Sivori più per la stanchezza che per civetteria. Un segno del destino: il suo gol, su assist di Rui Barros, che pur non essendo in forma era tra i più irriducibili, ha ricordato quelli del «cabezon»: ha ubriacato con un dribbling stretto Fadda e di destro ha piazzato il pallone, sfiorato dalla mano del portiere Ielpo, a fil di palo. Un gol di stampo argentino che ha illuminato una prestazione tutt’altro che esaltante del Maradona ucraino e della Juve, che raccoglie ancora poco in rapporto al lavoro che svolge.
Il gioco c’è e poggia su Fortunato, tra i migliori in campo, Marocchi, Aleinikov e Zavarov, ma è macchinoso e prevedibile e non alimenta, nei tempi e nei modi giusti, le offensive. Insomma, i colpi non affondano anche perché i rifornimenti per Schillaci, attaccante che ama il passaggio profondo per scoccare il suo destro, sono pochi e ritardati. Rui Barros e Zavarov possono e debbono assecondare maggiormente il «picciotto» siciliano. Colpa del Cagliari, tecnicamente discreto, tutto corsa e pressing come richiede la B, colpa anche dello scirocco tagliagambe ma, soprattutto, della mancanza di accelerazioni. E qui il discorso chiama in causa sia il centrocampo, ordinato, attento ma ancora in pieno rodaggio, che Barros.
Il minibomber portoghese, a differenza di quanto accadde nella scorsa stagione, che lo vide partire a cento all’ora, va a passo ridotto in questo inizio di stagione. Questione di forma e di ruolo. Adesso fa la punta, accanto a Schillaci. Dà le spalle alla porta e, con un avversario appiccicato alle costole, gli diventa più difficile l’azione a sorpresa. Quando la condizione di Rui Barros e di tutta la squadra crescerà, sicuramente il tasso di pericolosità di questa Juventus aumenterà. Marocchi si è prodigato senza sosta, De Agostini si è smarcato sovente sulla fascia sinistra ma non sempre è stato sfruttato a dovere. Anche Tricella non è rimasto fisso alle spalle della difesa, ed ha appoggiato con efficaci sortite la manovra. Come Galia, i cui cross però non erano molto precisi. Perfino lo stopper Bonetti si è sganciato con profitto un paio di volte, ma poi il pallone ristagnava, si ruminava un calcio senza sbocchi. La Juve ha i mezzi per fare di più. E molto dipenderà anche da Aleinikov che, a parte un paio di spunti da campione, deve trovare la posizione giusta per assicurare filtro e spinta costanti, nonché conclusioni anche da fuori area. Poiché ama giostrare in funzione della squadra, deve prima entrare nei meccanismi per sfoderare la sua personalità.
Dopo un tempo a Vercelli, ieri ha disputato i primi 90′ e, per quanto l’intesa con Zavarov sia automatica, deve conoscere gli altri bianconeri ed entrare nel clima del calcio italiano. Atleta poderoso, ha avuto sprazzi autoritari e pause. E’ in grado di fare molto di più di quanto si è visto al Sant’Elia: un magnifico cross di sinistro, il suo piede preferito, che respinto da un difensore è spiovuto sul destro di Zavarov fuori bersaglio (41′) ed una legnata, di sinistro dal limite, di poco alta. La Juve modello sovietico non aveva incantato producendo un’incornata di Fortunato (74′) che centrava in pieno la traversa e un gol, sempre di testa, dello stesso Fortunato annullato da Magni (34′) per fallo dell’ex atalantino. Altre occasioni erano abortite in zona-tiro oppure stroncate fallosamente, come al 53′ quando Schillaci, scattato in offside ma rimesso in gioco da un tocco di un avversario, era stato atterrato dal portiere Ielpo. Schillaci aveva un po’ accentuato le conseguenze della caduta e, su segnalazione del guardalinee, Magni aveva concesso una punizione in favore del Cagliari per simulazione. E più tardi sorvolava su un mani di Giovannea in area: involontario.
Tutto qui prima della prodezza di Zavarov. E senza dimenticare due grandi parate di Tacconi, su sinistro di Provitali ma, soprattutto, quella, miracolosa, su colpo di testa da tre metri di Valentini (76′). Un bello spavento per Zoff anche se l’allenatore sapeva che il Cagliari avrebbe reso durissimo questo primo impegno ufficiale della stagione.
Alla fine dei tempi regolamentari, Zoff ha inserito due elementi freschi, Napoli al posto di Aleinikov e Casiraghi per Schillaci. Proprio da una combinazione fra i due nuovi venuti la palla-gol più nitida della partita: Casiraghi, dopo essersi liberato bene per il tiro, sballava di mezzo metro la mira. Quando sembrava inevitabile la lotteria dei rigori, con le due squadre ormai sulle ginocchia, ci ha pensato Zavarov a risolvere il problema ed a spegnere le illusioni del Cagliari che si era battuto al massimo delle sue possibilità, con un calcio geometrico basato sul collettivo e sulle impennate di Bernardini e Paolino.
Bruno Bernardi
tratto da: La Stampa 24 Agosto 1989