23 Maggio 1997: Atalanta – Juventus

É il 23 Maggio 1997 ed Atalanta Juventus si sfidano nella sedicesima Giornata del Girone di Ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1996-97 allo StadioAtleti Azzurri d’Italia‘ di Bergamo.

La Juventus é Campione d’Europa in carica mentre l’Atalanta vive un campionato a metá classifica . Con questo punto i bianconeri saranno incoronati ancora Campioni d’Italia (sará la ventiquattresima volta). Qualche giorno dopo i bianconeri perderanno la Finale di UEFA Champions League contro il Borussia Dortumund.

Buona Visione! 


atalanta

Stagione 1996-1997 – Campionato di Serie A – 16 ritorno
Bergamo – Stadio Atleti Azzurri d’Italia
venerdì 23 maggio 1997 ore 20.30
ATALANTA-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Inzaghi F. 19, Iuliano 54

ATALANTA: Pinato, Foglio, Mirkovic (Rustico 51), Carrera, Sottil (Carbone A. 63), Rossini, Sgrò, Morfeo (Fortunato D. 74), Gallo, Inzaghi F., Lentini
Allenatore: Emiliano Mondonico

JUVENTUS : Peruzzi, Pessotto G., Ferrara C., Iuliano, Dimas, Lombardo, Tacchinardi, Zidane (Di Livio 65), Jugovic, Del Piero (Amoruso 68), Vieri C.
Allenatore: Marcello Lippi

ARBITRO: Bettin



La partita che andiamo a rivisitare si disputa allo stadio di Bergamo, il 23 maggio 1997. Si gioca di venerdì sera, perché la Juventus deve volare a Monaco di Baviera, per affrontare i tedeschi del Borussia Dortmund nella finale di Champions League. Ma è anche un venerdì sera di festa. Alla compagine bianconera basta un punto per laurearsi Campione d’Italia, l’Atalanta ha disputato un campionato eccezionale, piazzandosi a centro classifica e permettendo al proprio bomber di vincere la classifica cannonieri. Si chiama Filippo Inzaghi ed è già stato promesso in matrimonio alla “Vecchia Signora”.

Tratto da: Ricordate quel giorno? ATALANTA-JUVENTUS

Mark Iuliano firma la notte del trionfo 

A Bergamo la Juve soffre nel primo tempo per il gol di Inzaghi, ma un prezioso gol di luliano firma la notte del trionfo Ma alla fine la festa si trasforma in paura 

BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO 

E’ un giovanotto dell’ultima covata, Mark luliano, a stappare il ventiquattresimo scudetto. Di forza, in mischia, dopo che Filippo ìnzaghi aveva portato in vantaggio l’Atalanta. Pareggio doveva essere, pareggio è stato. La Juve è campione, l’Atalanta è salva. Il resto, meglio dimenticarlo. 0 ricordarlo, per guardarsi allo specchio e vergognarsi. Non tanto la partita, recitata con esuberante dignità dalle squadre, quanto il finale, rovinato da funzionari inetti e da tifosi folli. 

L’invasione, le cariche della polizia, il fuggi fuggi tumultuoso, l’ombra dell’Heysel. Il tutto, per 4′. Bettin non transige. Giocarli bisogna. E così la festa rischia di trasformarsi in tragedia. La partita, adesso. 

Per quello che si può, per quella che è stata. A sorpresa, Lippi rispolvera Pessotto, collocandolo sul fianco destro della difesa, là dove opera Lentini. Non c’è Deschamps, risparmiato in proiezione Borussia. Inzaghi lavora di gomito tra Ferrara e luliano, con Dimas di sentinella a sinistra, il giardino di Foglio e, qualche volta, Morfeo. Il ritmo è andante con brio. Giampaolo Rossi rimpiazza in panchina Mondonico, squalificato. Al posto di Bonacina, ecco Rossini. Carrera, libero. Sottil su Vieri, Mirkovic su Del Piero, Foglio nella zona di Jugovic, e Rossini in quella di Lombardo. Gallo sbircia Zidane, Sgrò si occupa di Tacchinardi. Gli ultra atalantini rovesciano «bombe» d’acqua nell’area di Peruzzi. Carini. La Juve porta palla, l’Atalanta si chiude e si apre come un coltello a serramanico. Briciole di azioni: 8′, Dimas-Jugovic-VieriZidane, fatale esitazione; 14′, Vieri-Zidane-Vieri, alto dal limite; 18′, Vieri-Zidane-Jugovic, fuori. Fateci caso: Vieri c’è sempre, Del Piero mai. La partita si rovescia d’improvviso, intorno al 20′. Prima Ferrara anticipa in extremis Inzaghi, poi Inzaghi brucia Ferrara e luliano, su lancio di Gallo, e infila Peruzzi in diagonale. Ventidue gol: il giovane bomber eguaglia, così, il record atalantino di Hasse Jeppson. 

Tocca alla Juve, adesso più che mai. Pessotto-Vieri, stangata sul fondo; Zidane-Vieri-Dei Piero, gol, ma è fuorigioco. Quindi Zidane (Pinato non blocca, pericolo) e ancora Vieri (Pinato sventa alla grande). Poi, al 44′, un fraseggio splendido, Del Piero-Jugovic-Vieri, una saetta del centrattacco e un’altra paratona di Pinato, molto vicina, questa sì, al miracolo. Alla ripresa, si acciacca Mirkovic, travolto da Vieri. Dentro Rustico. Tacchinardi ci prova da lontano: Pinato si distende e artiglia. L’Atalanta si limita a fare mucchio. Ma occhio a Lentini: Peruzzi ne rintuzza in bello stile la fucila ta. Juve, il tempo stringe. Vieri si procura un calcio d’angolo. E’ il 9′: parabola di Del Piero, testa di Ferrara, pugni di Pinato e poi luliano, di cuore, di crapa, di tutto: è il suo primo gol stagionale, è il gol scudetto. 

L’Atalanta si scuote. Se è tutta una commedia, Dio, come recitano bene. Dimas e luliano ammoniti, Peruzzi gattonesco su Lentini, botti spaventosi in curva. Carbone avvicenda Sottil, mezzo zoppo. Su Vieri c’è Rustico, e sull’ombroso Del Piero, Rossini. Anche Lippi rimescola le carte. Di Livio rileva un Zidane non al meglio. Lentini, cuore Toro, ha guizzi da campione. Pessotto, al rientro, ne soffre il cambio di marcia. E’ il turno di Amoruso, preso in consegna da Rossini: se ne va Pinturicchio, tra i fischi. Lunga è la strada, caro Alex. Morfeo s’imbosca sulla tre quarti, la sfida adesso è equilibrata e meno intensa, ma sempre accettabile. Di Livio tiene la sinistra. Daniele Fortunato prende il posto di Morfeo. Applausi. Rullano i tamburi. Salvezza. Scudetto. Si canta. Si balla. Ci si insulta. Piano piano i tifosi guadagnano il terreno di gioco e si piazzano, chi paciosi, chi minacciosi, ai bordi. A un fischio di Bettin si buttano dentro, a testa bassa. Ma la partita non è finita. Mancano quattro minuti. E’ il marasma più totale. Si riprende, quando si riprende, con l’Atalanta addirittura in dieci (senza Fortunato). L’avventurato Bettin fischia quasi subito. In molti dovrebbero andare a nascondersi. Salvezza. Scudetto. Ma che tristezza, che vergogna. E, soprattutto, quanta paura. 

Roberto Beccantini 

tratto da: La Stampa 24 Maggio 1997



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