23 Ottobre 1977: Juventus – Fiorentina

É il 23 Ottobre 1977 e Juventus Fiorentina si sfidano nella quinta giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1977-78 allo Stadio Comunale‘ di Torino.

É una Juventus che domina il calcio italiano. Alla fine di questo campionato i bianconeri infatti conquisteranno il loro diciottesimo Scudetto. Nessuno può starle dietro tant’é che al secondo posto si afferma la sorpresa Lanerossi Vicenza. Dall’altre parte i viola disputano un campionato disastroso – solo la differenza reti la salva da quella che sarebbe stata una clamorosa retrocessione in Serie B.

Buona Visione!


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Stagione 1977-1978 – Campionato di Serie A – 5 andata
Torino – Stadio Comunale
domenica 23 ottobre 1977 ore 14:30 
JUVENTUS-FIORENTINA 5-1
MARCATORI: Boninsegna 10, Tardelli 11, Della Martira autorete 18, Caso 21, Causio 49, Benetti 54

JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile, Furino (Cabrini 65), Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti, Bettega R. 
A disposizione: Alessandrelli, Virdis
Allenatore: Giovanni Trapattoni

FIORENTINA: Carmignani (Galli G. 46), Galdiolo, Tendi, Pellegrini, Della Martira, Orlandini, Caso, Braglia (Di Gennaro 46), Casarsa, Antognoni, Desolati
A disposizione: Rossinelli
Allenatore: Carlo Mazzone

ARBITRO: Lattanzi R.



Tardelli, lezione ad Antognoni Con una stupenda gara ha vinto il duello con il viola.
Ha corso, recuperato palloni, servito i compagni, segnato un gol e cancellato l’avversario.
Partita super per Marco Tardelli. Il quale ritiene opportuno concedersi una pausa soltanto al fischio finale di Riccardo Lattanzi. Se ne sta seduto sul lettino dei massaggi mentre divora un enorme grappolo d’uva bianca. E’ pallido, ma non affaticato. Non c’è sforzo atletico che possa minacciare II fisico del ventiduenne toscano che fa delle eccezionali qualità fisiologiche uno strumento di lavoro molto efficace. Ieri ha cancellato dal campo II suo antagonista Giancarlo Antognoni: lo ha come corroso con una minuziosa e inesorabile opera ai fianchi, fatta di ricuperi imprevedibili perché in apparenza impossibili, di intelligenti spostamenti in ogni settore del campo, di rincorse verticali ripetute come per inseguire una tabella di training molto sostenuto, e di conclusioni, una delle quali ha permesso alla Juventus di raddoppiare il gol di apertura realizzato da Boninsegna. 
Quando nel secondo tempo, quasi al morire del match, Antognoni è finito gambe all’aria causa un perverso ciuffo d’erba, Tardelli si è limitato a ricuperare il pallone con gesto semplice, senza enfasi o strafottenza o toni polemici, in quel momento II pubblico ha capito che il bianconero è maturato anche come uomo. Certo che I novanta minuti di ieri rappresentano una perla nella giovane carriera del pisano, il quale si è elevato (insieme con Causio) a ruolo di mattatore, assistendo la squadra durante tutto l’arco del match, sospingendola in attacco con una straordinaria continuità accoppiata a lucidità. Ciò che più stupisce di lui è la disinvoltura con cui esibisce II suo repertorio tecnico e fisico in più zone del campo. Esegue senza assilli, come se l’unica raccomandazione che impone a se stesso sia quella di giocare al calcio e basta, a prescindere dal ruolo e dall’avversario. E suscita sincera ammirazione quel suo personalissimo modo di recuperare i palloni già persi grazie ad una scioltezza articolare ben coordinata che gli consente acrobazie sempre composte. 
Insomma, un centrocampista di caucciù. Il resto è noto, come quella sua splendida corsa a testa alta con palla al piede, quella falcata con ginocchia penetranti che ci ricordano il famoso mezzofondista britannico degli Anni 50 Roger Bannlster, quella capacità immediata di rigenerare di ossigeno i muscoli dopo un affondo. Facciamo notare queste cose all’interessato e lui non si scompone, anzi si schermisce rifiutando gli elogi che ritiene esagerati. Poi si scioglie un po’ e. come pescando la risposta nel passato, comincia: 
“Devo ringraziare il dottor La Neve ed i massaggiatori De Maria e Corino se sono riuscito a ritrovare l’efficienza fisica in poco tempo dopo l’infortunio. Con la tranquillità mentale ho ritrovato me stesso anche tecnicamente. Penso di aver fatto bene in Nazionale ed in campionato. Per quanto riguarda la mia serenità di gioco in vari settori del campo iI segreto sta negli allenamenti, che io sostengo con analogo impegno, sicuro dì trovarvi l’elisir di lunga vita calcistica”.
Dunque lei non è preoccupato che tanto correre non lo riduca in minimi termini a lungo andare e che non finisca per creare pericolose usure nel suo organismo? 
“No. Finché avrò fiato correrò. E’ la mia vita. Non posso cambiare connotati. Altrimenti non sarei Tardelli. Quando sarà arrivato il mio momento, smetterò. Ora non penso assolutamente a risparmiarmi. Non sarebbe onesto nel confronti di me stesso, della squadra e del tifosi. So che risparmiandomi potrei allungare la carriera, so che maturità vuol dire anche dosaggio di risorse fisiche, però è più torte di me, una spinta che mi affascina, il desiderio di correre ovunque e rincorrere tutti. E infine, c è l’esemplo di Benetti e Furino, ultratrentenni molto validi e funzionali, che mi conforta e mi sprona a non mollare».
Tentiamo una domanda insidiosa, più come sondaggio che come calamita per una polemica a distanza con Antognoni: le piacerebbe giocare mezzala destra anche In Nazionale? Tardelli sorride, capisce, ci fissa con sguardo malizioso ed Innocente ad un tempo e replica allontanandosi dalla mischia di insidie dialettiche: 
“Sto bene dove sono. Decide Bearzot ed io obbedisco. Giocare in azzurro è una grossa soddisfazione, per cui accetterei con gioia qualsiasi maglia. Ambizioni? Si, le solite. Ripetere con la Juve l’accoppiata scudetto-Coppa (dei campioni questa volta) e andare in Argentina con la Nazionale”. 
Angelo Caroli



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