24 Agosto 1999: Rennes – Juventus

É il 24 Agosto 1999 e Rennes e Juventus si sfidano nella gara di ritorno della Finale della UEFA Intertoto Cup 1999-2000 allo Stadio ‘Roazhon Park’ di Rennes (Francia).

Dopo il deludente campionato appena finito i bianconeri devono entrare sul palcoscenico europeo attraverso la ‘porticina‘ della Coppa Intertoto. Alla fine riusciranno a vincere questo trofeo, ma la stagione non é all’altezza delle speranze estive.

La Juventus é guidata in panchina da Carlo Ancelotti e sembrerebbe in rampa di lancio per conquistare un altro Scudetto. Peró una grande Lazio, un epilogo da campionato non da Vecchia Signora, ed un signore ornito di ombrello in un campo piú da pallanuoto che di calcio, ‘ruba‘ un tricolore piú che meritato.

Buona Visione!


rennes
 

Stagione 1999-2000 – Torneo Intertoto – Finale, ritorno
Rennes – Stade de la Route de Lorient
Martedì 24 Agosto 1999 ore 20:45
RENNES-JUVENTUS 2-2
MARCATORI: Diouf 20, Conte A. 29, Zambrotta 73, Nonda 90+3

RENNES: Malicki, Bassila, Dogon, Sommeil, Gregoire, Bigne (Le Bris 77), Le Roux, Gava, Diouf (Yapi 77), Nonda, Bardon (N’Diaye 60)
Allenatore: Paul Le Guen

JUVENTUS: Van der Sar, Ferrara C., Montero, Iuliano, Conte A., Oliseh, Tacchinardi, Zambrotta, Zidane (Pessotto G. 69), Inzaghi (Kovacevic 77), Del Piero (Esnaider 85)
Allenatore: Carlo Ancelotti

ARBITRO: Melo Pereira (Portogallo)



Conte fa la Juve europea Finale Intertoto: i bianconeri vanno in Uefa con un pari 

Il capitano dà la scossa a Rennes 

Marco Ansaldo inviato a RENNES 

Il ponte è passato, la Juve è tornata sulla sponda giusta e anche quest’anno giocherà le Coppe, come negli ultimi 35 anni le è sempre successo, tranne quando ci mise le mani Maifredi. Conte ha ritirato il premio per il torneo, il 2-2 di Rennes chiude l’Intertoto (promosse in Uefa anche Montpellier e West Ham), sofferto come un insulto e un’espiazione, ma di tutti i match visti fin qui, questo è stato il peggiore: gli undicimila bretoni accorsi come i villici al banchetto dei signori, con il vestito della festa, gli zampognari e il premio commosso al caro Zidane, l’eroe venuto in provincia, hanno sfollato senza ammirazione per la Juve, fischiando Inzaghi e Del Piero. Tutti qui i fenomeni? Per una volta tutto qui, e il pareggio di Nonda a tempo scaduto è stato un atto di giustizia per chi aveva prodotto di più. Per riprendere le più recenti tradizioni europee, l’ingresso in Coppa Uefa è stato sofferto come le qualificazioni nei turni di Champions League dello scorso anno: lo svantaggio di due gol non ha depresso i bretoni, forse ha illuso i bianconeri. La difesa ha vacillato: sono emerse le imperfezioni, i giudizi positivi vanno attenuati alla luce delle occasioni concesse ai bretoni, alcune così nitide che soltanto la fortuna e il fiuto di Van der Sar potevano disinnescare. 

Le Guen, l’allenatore del Rennes, ha messo in difficoltà Ancelotti con l’inserimento di una punta in più. Bardon, chi era costui? Lo ha seguito il Parma l’anno scorso, piaceva tiepidamente a un paio di club italiani in cerca di una buona punta di riserva. Dopo che alla vigilia l’aveva evocato tra i pericoli, Ancelotti se l’è trovato davanti e la scaltrezza del suo movimento ha mandato in crisi i bianconeri: in tre contro tre difensori, come gli Grazi e i Curiazi, gli attaccanti bretoni hanno messo in pericolo la salvezza della Juve. Il più a disagio è stato Monterò, spesso fuori tempo. (gli si adatta la collocazione a sinistra, senza copertura sul fianco? Diciamo di no, ricordando le difficoltà patite coi russi a Rostov, l’altro test attendibile. Né Iuliano e Ferrara fermavano ogni brezza che spirava dall’agile trio. 

La Juventus è stata aggredita dai francesi con una velocità che l’ha messa in crisi: saltato l’uomo si aprivano ai loro attaccanti comodi corridoi. Se in Italia qualcuno impara il trucco c’è da scommettere che Ancelotti non impiegherà molto a risistemare l’assetto difensivo. Il primo sussulto arrivava dopo un’ottantina di secondi, su un angolo di Bardon che tutti lasciavano sfilare dentro la porta: Pereira, l’arbitro portoghese, faceva ripetere l’azione, probabilmente non aveva concesso la ripresa del gioco. Brutta aria però. Tatticamente Le Guen aveva azzeccato tutto e non soltanto per la scelta di rinunciare a un difensore per inserire una punta. A centrocampo lo spostamento del piccolo Bignè al centro, con Gregoire a contrastare Zambrotta, offriva una resa superiore a quanto visto a Cesena. La Juve di Inzaghi e Del Piero, marcati con ferocia da due marcantoni d’ebano, si perdeva dietro sospiri e lamenti: l’arbitro era incline a lasciar correre, soprattutto Del Piero si innervosiva oltre il dovuto, smarrendo, con la calma, l’estro. Non bastava Zidane, in grande progresso. Dal suo piede (dopo un rigore non concesso a Conte, spinto vistosamente) partiva al 12′ il cross che Conte calciava benissimo al volo: troppo bene, forse, perchè i riflessi di Malicki ne fossero ingannati. La buona disposizione dei francesi era premiata al 20′. Prima Bardon si veniva a trovare solo davanti a Van der Sar, dopo un’azione partita da un salto sbagliato di Monterò, e il tocco centrava il palo a porta vuota, poi, dopo neppure 60 secondi, l’intuizione della punta, di nuovo smarcata nella difesa juventina, offriva a Diouf la palla per una battuta a colpo sicuro. L’aver dimezzato lo svantaggio, contro una Juve insicura, moltiplicava l’ardore bretone, che il pareggio di Corte, piovuto a freddo, di testa, su un cross di Del Piero smorzava ma non cancellava. Nonda tirava contro Van der Sar, nella ripresa la pressione restava altissima, benché l’arretramento di Oliseh, di Tacchinardi, di Zambrotta, impedisse alla Juve di farsi cogliere in inferiorità. 

tratto da: La Stampa 25 Agosto 1999



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