É il 25 Agosto 2004 e Djurgårdens e Juventus si sfidano nella gara di ritorno del terzo turno dei Preliminari della UEFA Champions League 2004-05 allo ‘Rasundastadion’ di Solna – Stoccolma (Svezia).
La Juventus si affida a Fabio Capello per condurla in vetta all’Europa. Mentre in Italia gli scudetti non mancano, in europa i risultati non arrivano. Eppoi se ci aggiungete Farsopoli e l’ondata che travolge tutto il mondo bianconero, il regno di Capello non sará sicuramente ricordato per i successi ottenuti!
Buona Visione!
Stagione 2004-2005 – Champions League – Preliminari, 3° turno, ritorno
Solna (Stoccolma) – Rasundastadion
Mercoledì 25 Agosto 2004 ore 20:45
DJURGARDEN-JUVENTUS 1-4
MARCATORI: Del Piero 10, Arneng 19, Trezeguet 35, Nedved 54, Trezeguet 87
DJURGARDEN: Tourray, Concha, Kuivasto, Storm, Karlsson, Arneng, Johansson, Johannesson (Dovicovic 61), Bapupa (Barsom 46), Stenman (Makondele 77), Hysen
A disposizione: Wahlstrom, Ottesen, Backman, Amoah
Allenatore: Jonevret Kjell
JUVENTUS: Buffon, Birindelli, Thuram, Montero, Zambrotta, Olivera, Blasi, Emerson, Nedved (Kapo 87), Trezeguet, Del Piero (Zalayeta 81)
A disposizione: Chimenti, Tacchinardi, Tudor, Miccoli
Allenatore: Fabio Capello
ARBITRO: Poll (Inghilterra)
AMMONIZIONI: Thuram 78, Birindelli 81 (Juventus); Karlsson 58 (Djurgarden)
Juve, i gol degli assi scacciano la paura
BELLA IMPRESA DEI BIANCONERI SUL CAMPO SVEDESE DEL DJURGARDEN
Subito a segno con Del Piero la squadra di Capello è raggiunta dall’ex empolese Arneng imbeccato da Hysen, figlio d’arte.
Poi salgono in cattedra Trezeguet (doppietta) e il ceco Nedved
Oggi nell’urna di Montecarlo i signori dell’Uefa metteranno anche il nome della Juventus. Stagione salva, mercato che si riapre, il 4-1 ai pedalatori del Djurgarden diventati alla vigilia una specie di Real del mar Baltico apre nuovi orizzonti, soprattutto ristabilisce la verità. E’ una Juve che cresce soffrendo, che comincia a essere pratica e concreta come vuole il suo allenatore. Forse non basterà ancora per disputare un stagione da protagonista, ma ora è passata la paura e si può riprendere a lavorare con calma, rifinendo il progetto iniziale. Alla più balorda delle finali, perchè la Juventus aveva tutto da perdere e quasi nulla da guadagnare visto che l’accesso al tabellone della Champions rappresentava l’obiettivo minimo da raggiungere, la squadra di Capello si è presentata con due settimane di lavoro in più nelle gambe rispetto al faticoso 2-2 dell’andata e con un Nedved imbarcato all’ultimo momento più per disperazione che per convinzione. Tanto per dire: nel riscaldamento si è limitato a correre senza calciare, nel timore di rovinare tutto. Un jolly prezioso il ceco, fondamentale poter contare sulla rabbia agonistica di un giocatore a corto di preparazione, ma deciso a non perdere l’ennesimo appuntamento con la storia.
Il dentro o fuori senza appello doveva essere la molla per far scattare l’orgoglio, la voglia di non veder franare ogni progetto ancora prima che il calcio vero si mettesse in moto. Così è stato. Capello ha scelto la migliore Juve del momento, in realtà anche l’unica possibile per provare l’impresa. Soprattutto ha concesso fiducia piena a Del Piero, il più discusso, quello che finora ha dato di meno in rapporto alle attese, ma che si è fatto trovare finalmente pronto.
Il Djurgarden ha presentato all’arbitro la fotocopia della formazione dell’andata, quella che a Torino aveva fatto ciò che quasi nessuno avrebbe immaginato. Unica variante al pronti via il congolese Bapupa al posto di Barsom. Brutto cliente per la difesa bianconera, ma si è giocato tutto nel primo tempo prina di essere sostituito proprio con Barsom. Come voleva Capello, è stata subito una Juve cattiva, mentre un altro diluvio simile a quello dell’andata cadeva sul Rasunda. Fedeli al credo di don Fabio i bianconeri curavano molto il gioco sulle fasce, Olivera diventava spesso imprendibile per gli svedesi. E proprio il pelato riapriva il discorso qualificazione al 10′ con un’azione di forza che gli permetteva di controllare la palla fino sul fondo e di offrire a Del Piero, spuntato dal nulla, l’occasione per un gol d’esterno sinistro: bello e impossibile.
A parte qualche tremore difensivo, la Juve era un’altra cosa rispetto all’andata. Ritmo, grinta, voglia di provarci sempre. Insomma, l’impronta capelliana finalmente ben chiara. Del Piero ci riprovava al 17′ senza fortuna prima del pareggio di Ameng, che fa parte di quelle giocate che riescono una volta su dieci. Tutto da rifare, ma la Juve non si ammosciava. Zambrotta si candidava per la maratona olimpica, i compagni si adeguavano. Un gran tiro del terzino che non si ferma mai era preludio al vantaggio segnato da Trezeguet al 34′ con un sinistro rapido e violento. Bentornato anche al bomber che qualcuno voleva spedire lontano.
Con due gol nella pancia la Juve non si sentiva per nulla sazia e ripartiva nella ripresa con la giusta convinzione di essere la più forte. La superiorità si materializzava per la terza volta al 9′, quando Nedved trasformava in gol con una puntonata di prepotenza una punizione di Del Piero. Il generoso Djurgarden capiva di aver sognato, perdeva la velocità, una delle poche anni a disposizione. E perdeva pure di vista Trezeguet, che al 41′ su assist di Olivera chiudeva la serata con un’altra furbata delle sue.
Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 26 Agosto 2004