25 Ottobre 1998: Juventus – Inter

É il 25 Ottobre 1998 Juventus e Inter si sfidano nella sesta Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1998-99 allo Stadio ‘Delle Alpi‘ di Torino.

In casa bianconera sta per avvenire una clamorosa ‘rivoluzione’. Il grande Marcello Lippi tra qualche partita rassegnerá le dimissioni da allenatore ed al suo posto arriverá il giovane e rivoluzionario Carlo Ancelotti. Dopo l’iniziale scettiscimo dei tifosi la squadra sembra aver intrapreso la giusta via. Però alla fine sará solo un deludentissimo settimo posto che varrá solo l’accesso per l’europa verso la Coppa Intertoto. Dall’altra parte c’é l’Inter che riesce addirittura a far peggio e finisce in ottava posizione.

Buona Visione!

 

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Campionato di Serie A 1998-1999 – 6a Andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 25 Ottobre 1998
JUVENTUS – INTER 1-0
MARCATORI: Del Piero 87

Juventus: Peruzzi, Tudor, Iuliano (Mirkovic 77), Montero, Di Livio, Tacchinardi, Deschamps (Conte A. 88), Davids, Zidane, Inzaghi (Pessotto 90+1), Del Piero
Allenatore: Marcello Lippi

Inter: Pagliuca, Bergomi, Galante, West, Silvestre (Zanetti J. 38), Cauet, Winter, Paulo Sousa, Pirlo (Moriero 65), Ronaldo, Ventola (Zamorano 75)
Allenatore: Gigi Simoni

ARBITRO: Messina
RIGORI FALLITI: Del Piero 87 (Juventus)
ESPULSIONI: Zidane 49, Davids 90 + 2 (Juventus)
NOTE: All 87 il portiere dell’ Inter para il rigore ma Del Piero segna sulla respinta


Zidane ritrova le magie del Mundial
Autorità, fantasia e potenza come contro il Brasile  
TORINO. C’era già chi cominciava a parlare di «maledizione mondiale». Un avvio di stagione anonimo dopo l’abbuffata di Francia ’98. Zinedine Zidane, il re della finale iridata, l’uomo che il 12 luglio aveva fatto impazzire un Paese intero scaraventando due palloni alle spalle di Taffarel e schiantando il Brasile, tornato a giocare per la sua Juve proprio non si ritrovava. 
Nove presenze tra coppe e campionato, tre sole partite intere, senza mai lasciare il segno del campione del mondo: nessun gol, pochi lampi di genio e in compenso tanti mugugni in tribuna. Zizou stentava, anche per colpa di una condizione fisica precaria e di quella botta presa proprio all’inizio della prima di campionato a Perugia. Zizou stentava, ma Lippi e la Juve aspettavano. Con pazienza, con fiducia. Non poteva essere altrimenti: quei piedi, quella testa, avevano fatto la differenza dieci, cento volte. E non potevano non tornare a farla. Lippi, la Juve e sopattutto Zidane aspettavano il primo vero grande appuntamento della stagione per sbloccarsi. Zizou è uno che di solito nelle occasioni importanti c’è sempre. E ieri sera, per 49 lunghi minuti, il buon Zinedme è tornato a mostrare meraviglie. In mezzo al campo, braccato da Winter, fluttuante da destra a sinistra alle spalle di Del Piero e Inzaghi, ha ripreso in mano le redini del comando con autorità, fantasia e potenza. Ha dispensato palloni telecomandati per i compagni e allo stesso tempo è stato l’attaccante più pericoloso della Juve. 
Il migliore, insomma, in mezzo al furore podistico e agonistico di una partita persino troppo vigorosa. Si è visto subito che poteva essere la sua grande serata. Due palle d’oro nei primi 5′ offerte a Davids e Di Livio, due triangolazioni chiuse male non certo per colpa di Zizou. Al 19′ ci ha provato direttamente lui: destro secco dal limite sulla punizione di Del Piero. Bello, ma troppo centrale per sorprendere Pagliuca. Sette minuti dopo, Zidane ha ricambiato il favore: da metà campo un lancio di 30 metri per i piedi di Alex, troppo lento per saltare l’ultimo difensore e volare verso Pagliuca. La Juve premeva, l’Inter vacillava ma non cadeva. E allora Zizou ha riprovato il colpo che lo ha reso immortale nella finale del St.Denis. L’incornata, a coronamento di un veloce triangolo con Di Livio sulla destra, è puntuale ma è uscita sul fondo. Il francese c’è ed è lui stesso il primo ad accorgersene. Sente di essere di nuovo quello del Mondiale e si concede licenze che in questo tribolato avvio di stagione non si era ancora concesso. Fa numeri in mezzo al campo, dribbla, azzecca un doppio passo. La gente juventina sente di aver ritrovato il vero Zizou e «vede» il gol vicino. Poco importa se Messina spezza il magic moment fischiando la fine del primo tempo. Con questo Zidane, pensano in molti, nella ripresa almeno un golletto lo facciamo. E invece, dopo nemmeno 4′ insulsi, il secondo tempo spezza l’incantesimo e fa ripiombare Zidane nell’incubo. Quattro-cinque metri fuori dall’area interista, sulla sinistra, viaggia un pallone innocuo. Il francese è in ritardo e interviene in scivolata a piedi giunti su Paulo Sousa. Messina non ci pensa un attimo: cartellino rosso. Proprio come contro l’Arabia Saudita, all’inizio di quel Mondiale che pochi giorni dopo sarebbe diventato un trionfo per lui e per la Francia tutta. Una sciocchezza che ribalta il senso di una notte probabilmente destinata a diventare magica. Zidane costretto a ricominciare tutto daccapo, per raddrizzare una stagione che per lui resta più che mai storta. 
E nella sua mente un dubbio che s’insinua sempre più maligno: e se fosse davvero tutta colpa della «maledizione mondiale»? Meglio non pensarci, Zizou. Anche perché, intanto, la Juve è lì, seconda a due passi dalla vetta. 

Roberto Conelio


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