Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’ Europeo Under-21 1986, della Coppa Italia 1988-1989 — in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo —, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991
Dopo gli esordi da ala tornante, si affermò come centravanti completo, dotato di tecnica, velocità, dinamismo, forza fisica e resistenza agli sforzi prolungati
Al termine della stagione 1991-1992, Vialli viene acquistato dalla Juventus: la società piemontese cede alla Sampdoria i cartellini di quattro giocatori (Mauro Bertarelli, Eugenio Corini, Michele Serena e Nicola Zanini), aggiungendovi un conguaglio economico; il costo totale del trasferimento è stimato in circa 40 miliardi di lire, all’epoca la cifra più alta mai spesa per un calciatore. Il centravanti va a collocarsi in un reparto offensivo che vede la presenza di Roberto Baggio e Fabrizio Ravanelli, e che a partire dalla stagione successiva si avvarrà anche dell’emergente Alessandro Del Piero.
Dalla stagione 1994-1995, rigenerato fisicamente e mentalmente dal nuovo tecnico Marcello Lippi il quale ne fa il fulcro dell’attacco bianconero, Vialli emerge invece come il leader della formazione torinese, complice la lunga lontananza dai campi in cui incappa l’infortunato Baggio; al termine dell’annata conquista il secondo Scudetto e la quarta Coppa Italia della propria carriera.
Nell’annata 1995-1996, la sua quarta e ultima in maglia bianconera, giostrando nell’ormai consolidato trio offensivo con Del Piero e Ravanelli, Vialli trascina i compagni di squadra ai trionfi in Supercoppa italiana, ultimo trofeo nazionale che ancora mancava alla bacheca juventina, e soprattutto in Champions League: proprio la vittoriosa finale di Roma contro l’ Ajax è la sua ultima apparizione per il club torinese, con cui ha disputato 145 partite e segnato 53 reti.
Buona Visione!
Al raduno festa grossa per l’ex sampdoriano.Vialli e Baggio la Juve è vostra
TORINO. Finisce che in tre lo acchiappano per le cosce e lo tirano su, davanti alla curva che schiuma di popolo bianconero, in un gesto di trionfo non previsto dal cerimoniale. Lui, il Gianlucaccio, si schermisce un po’. «Uè, ragazzi, piano, lasciate stare», sussurra mentre il gruppo ondeggia e travolge un fotografo. Poi capisce, perché è furbo, che nella storia juventina si deve entrare dalla porta dei tifosi, mica come il Robertino Baggio (capelli lunghi ma senza coda) che ci ha messo due anni e mille lacrime per farsi amare dalla gente. E allora, eccolo lì, Vialli, issato su quel podio umano a sbracciarsi per incitare i cori, a tendere la mano vicino all’orecchio come a dire «urlate più forte non vi sento», ad acchiappare il microfono dalla destra dell’ex Codino per sciogliere una promessa di scudetto. Pelato di fresco, la crapa come una palla di biliardo foderata di una peluria sottile, Gianluca Vialli ha capito in mezz’ora di avere un futuro da leader anche qui. Se lo vorrà. Se la salute e la fortuna lo assisteranno.La gente, in questo mezzogiorno torrido al Delle Alpi, ha sbriciolato le barriere della diffidenza per investirlo della propria speranza. Gli altri, i volti nuovi come Platt o gli idoli vecchi come Kohler e Di Canio, hanno ricevuto la loro parte, ma sono scomparsi in una festa che è cresciuta sempre più attorno a Vialli. E a Baggio. La nuova Juve è nelle mani di quei due, non solo in campo. Loro non fanno nulla per negare che sarà così. Viaggiano di coppia secondo un’abitudine inaugurata nella tournée americana della Nazionale. E si dichiarano un’assoluta lealtà.«In questi anni – spiega Vialli prima di affidarsi alla folla, dodicimila persone assembrate in curva Scirea – ho corso molto per Mancini, farò lo stesso con Baggio quando mi accorgerò che è affaticato. Siamo giocatori diversi, ma quelli come me hanno bisogno di quelli come lui perché creano le occasioni da gol». Insomma la premiata ditta è già il nocciolo del frutto juventino che vorrebbe essere saporoso almeno quanto il Milan. La sfida ai campioni, che tutti sfiorano nei discorsi, ma che presto sarà un fatto concreto per cui battersi, passa per i gol del Codino Sciolto e di Crapa Pelata. Non ci son dubbi. «Io non so se la Juve ha col- mato con gli acquisti gli otto punti che l’hanno divisa dal Milan – dice Vialli -. Di sicuro ci ha provato. Ha investito su di me e su altri tre o quattro giocatori che possono completare un gruppo da scudetto, però conosco troppo poco il valore della squadra dell’anno scorso: l’ho vista due volte, non basta per dare un giudizio. Mi auguro che la Juve possa essere la più forte. Ma è un augurio, non una certezza. Il nostro impegno è nella volontà di vincere il campionato. Come lo vorranno l’Inter e il Napoli, che si sono attrezzate bene».Un accenno all’abbondanza berlusconiana: «E’ il numero che fa la forza? Chissà. Io credo che la forza sia negli undici che vanno in campo ogni domenica, l’esperienza dello scudetto vinto con la Samp che non aveva un grande organico me lo conferma. Se poi servano ventidue uomini o ne bastino diciassette per gestire una stagione dipende dalla fortuna». Un pensiero alla Samp: «Ho seguito le cronache del suo ra¬ duno, sapendo che sarebbe stato un giorno delicato per tutti. E’ andata bene, tutto è filato via liscio, vuol dire che sono già pronti a vivere la realtà del dopo-Vialli. L’unica cosa che mi ha infastidito è il dubbio che io sia andato in vacanza con Vierchowod per convincerlo a seguirmi: è una follia. Come si può condizionare un uomo che ha 33 anni e ha sempre deciso di testa sua? Con questo, mi dispiace che Vierchowod non sia qui. Un campione come lui serve sempre».Ma la curiosità di questo primo giorno juventino è nel sapere come ci si trova lui, che tre mesi fa temeva di catapultarsi in una realtà spersonalizzante. E forse soffriva per il rifiuto di Boniperti, otto anni fa. «Oggi non provo sensazioni particolari – spiega il Gianlucaccio -. Questa società è diversa dalla Samp, tuttavia troverò anche qui degli amici. E quel rifiuto non brucia più. La Juve ha sempre avuto bisogno di gente matura per puntare in alto, neh” 84 non facevo per lei. Ora sono pronto. Pieno di entusiasmo, di curiosità. Bramoso di gol, perché io resto un attaccante puro. Ho letto che Van Basten non ha più voglia di prendere botte là davanti, io invece sì. Anche perché lui ha le qualità per far bene anche più indietro, mentre se Vialli smette di cercare il gol non si diverte più».Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 20 luglio 1992
“Difendo l’idea che in area l’attaccante è il padrone e va cercato con insistenza. Va servito anche 30 volte a partita, marcato o no. Poi sta a lui sfruttare le occasioni.” – Gianluca Vialli
“Lippi è stato il mio messia, il mio modello sotto tutti i punti di vista.” – Gianluca Vialli
“Zeman è una persona molto intelligente ma è anche un grandissimo paraculo, combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io, tra l’altro, non l’ho mai perdonato quando ha gettato un’ombra sulla carriera mia e di Del Piero e non mi ha ancora chiesto scusa.” – Gianluca Vialli
“La Juve è una filosofia. Può piacere o non piacere ma è qualcosa di unico. Per me è stato un privilegio far parte della storia di quella società. Non è una società perfetta ma ha un dna vincente. Quando indossi quella maglia, ne senti il peso.” – Gianluca Vialli
“Cosa si mangia di speciale a Torino? Esiste un ambiente di lavoro molto particolare, sei contagiato: un’atmosfera che serve nella vita e in panchina. La principale caratteristica alla Juve è la testa bassa. L’umiltà rispetto a quello che si vince, che è sempre tanto. Il club ti insegna l’importanza degli oneri: ti mette nelle condizioni giuste per dimostrare quanto vali, ma poi tu devi dare il massimo. A quel punto vinci e ti godi gli onori. Ma per poco perché devi rivincere subito dopo. Ecco, il successo è spesso un sollievo più che una gioia […]. Certo, al Barcellona prediligono l’estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravigliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in bianconero non è mai entrato un dirigente a dirci: “Mi raccomando, oggi giochiamo bene”. Più e più volte, la frase era: “Mi raccomando, oggi vinciamo”. – Gianluca Vialli
“Un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve creare altri leader che in campo riproducono idee, valori, carattere.” – Gianluca Vialli
“Io credo che la vita (e non l’ho detto io ma lo condivido) è per il 20% da quello che ti succede, ma per l’80% dal modo in cui tu reagisci a quello che ti succede.” – Gianluca Vialli
“Alla Juventus la vittoria non dà felicità, ma sollievo. È il completamento di un dovere, non il raggiungimento di una vetta”- Gianluca Vialli