28 Novembre 1982: Ascoli – Juventus

È il 28 Novembre 1982 ed AscoliJuventus si sfidano nell’undicesima Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1982-83 allo Stadio ‘Cino e Lillo Del Duca’ di Ascoli Piceno.

I bianconeri piemontesi sono oramai considerati ‘la squadra più forte del mondo’ avendo in rosa molti elementi della nazionale Italiana Campione del Mondo a Spagna 82, con l’aggiunta di due fuoriclasse assoluti come Michel Platini e Zibì Boniek. A fine campionato la Juventus finirà in seconda posizione dietro la Roma di Nils Liedholm mentre i marchigiani finiscono ad un soffio dalla zona rossa della classifica, giusto in tempo per evitare la retrocessione in Serie B.

Buona Visione! 


ascoli

 

Campionato di Serie A 1982-1983 – 11 andata
Ascoli – Stadio ‘Cino e Lillo Del Duca’
Domenica 28 novembre 1982
ASCOLI-JUVENTUS 2-0
MARCATORI: Novellino 25, Novellino 45

ASCOLI: Brini, Anzivino, Boldini, Menichini, Gasparini, Nicolini, Novellino, De Vecchi, Pircher (Muraro 89), Greco (Carotti 76), Monelli
Allenatore: Carlo Mazzone

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Prandelli, Furino, Brio, Scirea (Bonini 46), Bettega, Tardelli, Rossi P., Platini, Boniek
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ARBITRO: Benedetti



La sconfitta di Ascoli non si chiama solo Boniek 
Se alla Juventus manca la voglia di combattere non è più uno squadrone  
E se fossero tanfo furbi ed avessero perso apposta? Dicono che la Juve vince lo scudetto ogni volta che, nell’anno, ha perso ad Ascoli. Che devo pensare? Al corrente delle statistiche, bene informati sui sortilegi, Zoff e compagni l’avranno fatto apposta a perdere? Hanno pure l’alibi: la trasferta nelle Marche è stata sino al loro ingresso in campo, ad Ascoli, un festeggiamento unico. Mah, direi che siamo alle solite. La provincia non garba ai sacri lombi dei campioni due volte campioni della Juve. Non garba perché non porta onore come gli scontri di Coppa o i confronti con le altre grandi squadre dei campionato. E anche perché da quelle parti (Avellino o Ascoli non importa, pure a Campobasso sarebbe lo stesso) si respira un’aria disdicevole per le delicate narici di certi purosangui bipedi. Da quelle parti, infatti, si usa correre e sudare, giocando più di volontà che di tecnica. Scherziamo? 
Platini e Boniek sono venuti in Italia per esibirsi su simili campi? Loro arricciano il naso e noi, popolo bianconero in preghiera, perdiamo. lo, di Ascoli-Juventus, ho ascoltato la radiocronaca. Per lunghissimi attimi, eterni per le mie coronarie, ho avuto l’impressione che in campo ci fossero solo i marchigiani e Furino. Una tantum si aveva notizia di un intervento di Bonini. Più tardi, con gli occhi sul televisore, mi sono arreso all’evidenza: c’erano davvero gli ascolani, Furino e furtive presenze. Vestivano alla marinara, in celeste, tranne uno in grigio, che le gazzette di stamane dicono sì trattasse di Zoff. Non è possibile. Secondo me era un portiere d’albergo raccattato in una hall di Grand Hotel, appunto. 
Zoff era rimasto nella sua stanza per un attacco di gotta. Data l’età… Non so se credere alla cabala o all’insipienza delle rivali della Juve. Perdiamo a Genova, perdiamo a Verona, perdiamo anche ad Ascoli, e, con tutto ciò, siamo ancora a due punti dalla Rometta. Ci condannano a giocare per lo scudetto, anche quando, come quest’anno… Ma devo proprio dire quello che penso?  
Alla Juventus è mancato il pugno del k.o. ed ha trovato invece «Monzon» Novellino, autore dell’uno-due decisivo. E’ anche mancata, ai bianconeri di Trapattoni, la marcia in più di Boniek. Nessuno vuole addossare al fuoriclasse polacco la responsabilità della terza sconfitta esterna, poiché le colpe vanno divise fra tutti, ma si è sentita a centrocampo l’assenza dei suoi scatti, delle irresistibili proiezioni che aveva sfoderato nel derby e in particolare contro lo Standard Liegi. 
Boniek non era in giornata di vena e non perché avesse perso a Fabriano la sua collanina porta-fortuna. Semplicemente non gli riuscivano giocate che, di solito, lui sa fare benissimo. Merito anche di Nicolini, il suo diretto avversario. 

« Giudicatemi voi, io non lo posso fare, tuttavia la Juventus non è malata, anche se ha perso per la tersa volta lontano da Torino in campionato. In Italia basta una sconfitta per fare drammi, mentre c’è ancora tutto il tempo per recuperare», 

diceva «Zibì» negli spogliatoi. Lui, ovviamente, non c’entra con i due gol incassati. Sul primo c’è stata una leggera deviazione di Brio che ha un po’ spiazzato Zoff, coricatosi a terra convinto di deviare il pallone che gli ha sfiorato le dita protese. Sul secondo, Zoff si è lasciato sorprendere dal tiro angolato e ad effetto scoccato da Novellino dalla lunetta. Il portiere forse non si aspettava che l’avversario calciasse da simile distanza. 

«Poche storie, è stato un gran gol», 

tagliava corto Zoff. E definiva autorete di Brio quella che aveva portato in vantaggio i marchigiani. Poi esclamava: 

«Se non ci diamo da fare, realizzando punti anche in trasferta, non vinceremo niente».

A Marassi con la Sampdoria e a Verona, la Juventus aveva perso anche perché qualche elemento stava cercando la forma migliore e la squadra, tatticamente, era troppo sbilanciata in avanti e non raccoglieva in proporzione alla semina. Ieri si è lasciata irretire dall’agonismo degli avversari. Anche i campioni d’Italia non fanno complimenti, ma l’elenco degli ammoniti comprende solo Tardelli fra gli ospiti e ben tre (Greco, Novellino e Boldini) fra i padroni di casa. Questo testimonia la grinta con la quale si sono battuti gli uomini di Mazzone per sopperire al divario di classe. Per una ventina di minuti la Juventus ha imbastito qualche trama piacevole. Rossi sembrava vivo ed ha sfiorato anche il gol. Platini ha cercato l’intesa con Bettega, che appariva impegnato e concentrato. Ma poi, dopo il primo gol di Novellino, la Juventus non ha reagito nella maniera migliore. Ha sciupato un’occasione con Bettega e il 2-0 le ha dato la mazzata definitiva. Sarebbe arrivato addirittura il terzo gol se, nella ripresa, Monelli non avesse girato sul palo con Zoff fuori causa. Cosi come la stessa Juventus avrebbe potuto rimettere tutto in discussione, un minuto dopo, se una punizione di Platini non si fosse stampata sul montante e Bettega non l’avesse ribattuta fuori bersaglio. 
I «se» ed i «ma» non servono. In certi stadi «caldi» ci vuole una Juventus da combattimento, come ad esempio a Firenze dove, tra l’altro, aveva centrato la sua unica vittoria esterna della stagione. Questo è lo spirito giusto anche in provincia, non solo contro squadre illustri o dirette concorrenti per lo scudetto. Trapattoni, alla vigilia, pensava che il problema fosse risolto, mentre ieri è tornato sul tappeto. Certo, ha ragione Boniek a dire che i due punti dalla Roma e quello da Verona e Inter non sono affatto incolmabili, ma se la Juventus continuerà ad avere alti e bassi, diventerà sempre più difficile rimontare e difendere lo scudetto, considerando che la Roma ha un passo più costante, che l’Inter è capace di vincere ad Avellino ed il Verona tiene a lungo in scacco la Fiorentina in trasferta, uscendone con un prezioso pareggio. 

Bruno Bernardi

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