28 Settembre 1993: Lokomotiv Mosca – Juventus

Grazie a Youtube vi facciamo rivivere l’unico incontro a Mosca tra Lokomotiv e Juventus.

La gara era valevole per il ritorno dei Trentaduesimi di Finale della Coppa UEFA 1993-94. L incontro di andato terminó con il netto dominio dei bianconeri per 3-0.

La Juve allenata in panchina da Giovanni Trapattoni e trascinata in campo da un Roberto Baggio nel suo momento più splendente si appresta a piazzarsi al secondo posto del massimo campionato calcistico. Davanti c’é l’inarrivabile Milan di Fabio Capello che ‘ammazza’ il campionato fin dall’inzio.

In Europa i bianconeri piemontesi arrivano facilmente ai Quarti di Finale per venir  poi spazzati via clamorosamente dal Cagliari in un doppio scontro che é entrato nella storia dei sardi.

Buona Visione!

 

lokomotiv

 

Stagione 1993-1994 – Coppa UEFA – Trentaduesimi, ritorno
Mosca – Stadio Lokomotiv
Martedì 28 settembre 1993 ore 20:00
LOKOMOTIV MOSCA-JUVENTUS 0-1
MARCATORI: Marocchi 53

LOKOMOTIV MOSCA: Ovchinnikov, Arifullin, Rakhimov, Podpalyi, Sabitov, Fusajlov (Gorkov 59), Kosolapov, Alenitchev, Samatov, Smirnov, Nikulin
Allenatore: Jurij Sëmin

JUVENTUS: Peruzzi, Carrera M. (Porrini 50), Fortunato A., Torricelli, Kohler, Julio Cesar, Conte A. (Galia 74), Baggio D., Ravanelli, Marocchi, Ban
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ARBITRO: Nielsen K.M. (Danimarca)



Marocchi si traveste da Baggio
Aveva la maglia di Robi, ha segnato ed è stato il migliore 
Palo di Ravanelli e salvataggio di Gurkov a porta vuota 
MOSCA DAL NOSTRO INVIATO 

Almeno in Coppa la Juve prosegue a vincere in trasferta, come non le riesce in campionato e come faceva nella passata stagione. Cinque successi su sei partite nella Coppa Uefa dell’anno scorso (una eccezione a Lisbona con il Benfica) e adesso l’1-0 di Mosca, che la conforta dopo un match in cui i bianconeri potevano temere soltanto loro stessi. Della Lokomotiv si potrebbe anche non parlare. L’aveva intuito il Trap nel momento in cui si era deciso a lasciare a casa il Divin Codino: non c’era in vista una partita più facile in cui la Juve potesse rinunciare al proprio Fenomeno. 

Già mercoledì prossimo, contro il Venezia in Coppa Italia, sarà peggio perché ormai il livello del calcio europeo è questo: nei primi turni si incontrano pigmei che da noi potrebbero reggere a fatica la B. La Juve non poteva non approfittarne e ha legittimato l’impresa con il proprio uomo migliore, quel Marocchi panchinaro che si sta ricostruendo con intelligenza e si fa trovare pronto quando serve. Ieri l’ex Cicciobello aveva la maglia di Roberto Baggio, che profuma di gol e di giocate decisive. Un segno del destino. Ma a parte la rete, realizzata con freddezza, Marocchi è stato tra i pochi a intuire che contro i russi non c’era l’obbligo di cacciar via palloni, come se scottassero tra i piedi, con il termometro vicino allo zero. Ha tentato triangolazioni, ha fatto correre la palla bassa con l’idea di saltare le deboli geometrie moscovite. L’ha assistito in questo compito Conte, un po’ meno Dino Baggio e le Grandi Berte della difesa, soprattutto Julio Cesar, che con quei piedi brasiliani potrebbe sorreggere anche l’attacco in partite come queste. Ha vinto comunque la Juve operaia, senza Vialli e Moeller e il Codino già citato, gli ultimi due risparmiati per il derby. 

«Mi aspetto che gli altri vogliano dimostrare qualcosa», 

aveva annunciato il Trap. In qualche modo gli è arrivata una risposta positiva. Non c’è stato da divertirsi nell’Acquafan moscovita, tutto scivoloni e tuffi. Prima che iniziasse il match, e poi nell’intervallo, abbiamo visto due vecchine con un secchiello che toglievano acqua dalle aree di rigore come da una barca in cui si sia aperta una falla. 

Sarebbe cambiato qualcosa sull’asciutto? Ricordandoci della qualità del gioco dell’andata, quando fu il talento di Roberto Baggio a risolvere i guai della Signora, è possibile, dal momento che Baggio ieri non c’era. La Juve non si è scostata dal cliché di questa stagione, che la vuole anche troppo remissiva nei primi tempi. La Lokomotiv ha un nome che evoca la spinta del vapore, il mostro d’acciaio e le immagini di un sovietismo epico che non esiste più. Gente, che pena. Costretti a recuperare tre gol e consapevoli che non ce l’avrebbero mai fatta senza una vocazione suicida della Juve i russi sono sembrati fin da subito non coltivare la speranza. Un tiro improvviso di Kossolapov, al 7′, si è frantumato sulle mani di Peruzzi e la Lokomotiv ne ha tratto il giusto presagio: non ci sarebbe stato niente da fare, nonostante un certo periodo di preminenza attorno alla mezz’ora e una conclusione al 44′ di Smirnov, l’unico con qualche talento nell’attacco dei ferrovieri. 

La Signora ha giocato d’attesa. Squadra lunga, a tratti sfilacciata più del solito con Ravanelli (cresciuto alla distanza) e Ban a disperarsi nel recupero di palloni lanciati da lontano e più incontrollabili di una saponetta. Le poche volte che i bianconeri uscivano con un’azione manovrata si intuiva la possibilità che persino senza tre uomini-gol la Juve potesse passare. La spinta di Fortunato era più lucida che domenica a Lecce, tre inserimenti di Conte l’avvicinavano al gol, soprattutto al 13′ e al 19′. Ma era solo al 53′ su un contropiede lanciato da Ban e rifinito con astuzia da Ravanelli che Marocchi si presentava solo davanti a Ovcinnikov: lo saltava e andava in gol. All’81 Ravanelli colpiva il palo e un minuto dopo Gurkov salvava a porta vuota sul tiro di Kohler. 

Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 29 Settembre 1993



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