3 Novembre 1982: Juventus – Standard Liegi

É il 3 Novembre 1982 e la Juventus formata da Campioni del mondo piú Michel Platini e Zibì Boniek affronta questa stagione con la consapevolezza di voler conquistare il mondo!

Contro i belgi dello Standard Liegi, i bianconeri in questa gara di ritorno degli Ottavi di Finale della Coppa dei Campioni 1982/83 partono dal 1-1 del prima gara in terra fiamminga. Sará un altra gara che dará la sensazione (ahimé sbagliata) che questa squadra é pronta per spiccare il volo….

A fine campionato la Juventus sará solo seconda (dietro la Roma di Nils Liedholm), avrá sofferto le pene dell’inferno ad Atene nella famosissima sconfitta contro l’Amburgo di Felix Magath e …( ? )  si dovra’ ‘accontentare’ di sollevare solamente la Coppa Italia.

Buona Visione! 


juventus

Coppa dei Campioni 1982-1983 – Ottavi, ritorno
Torino – Stadio Comunale
Mercoledì 3 novembre 1982 ore 20.30
JUVENTUS-STANDARD LIEGI 2-0
MARCATORI: Rossi P. 14, Rossi P. 29

JUVENTUS: Zoff, Bonini, Prandelli, Furino, Gentile, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi P., Platini, Boniek
Allenatore: Giovanni Trapattoni
STANDARD LIEGI: Preud’Homme, Onal (Sciascia 51), Plessers, Poel, Delangre, Van der Missen, Tahamata, Daerden, Haan, Wendt, Gruendel (Geurts 70)
Allenatore: Guy Goethals

ARBITRO: Galler (Svizzera)



E’ stata la partitissima sognata da tutti i tifosi 
TORINO — Un’ora prima della partita fra Juventus e Standard Liegi lo stadio comunale di Torino vedeva, quasi ad ogni ingresso, fantastiche esibizioni di gente che cercava di superare le barriere senza biglietto, invocando amici di amici, meriti speciali, cavalierati di Vittorio Veneto, figlioletto già entrato e bisognoso di assistenza. Gli addetti agli ingressi dicevano 
“Spiacenti, stasera non ci sono amici che tengano” 
con ciò lasciando intendere che altre volte gli amici funzionano. Visto un pullman arrivato da Benevento 50 passeggeri, 40 biglietti e dieci improvvisatori. Lo stadio tutto pieno, appunto già un’ora prima, e di tutti juventini, e fuori ancora una marea. E bandiere bandiere bandiere, sventolate a maledire il riscaldamento sul verde dei belgi, però nessun insulto, anzi curiosità per le volate sciogllgambe del turco Onal, uno con barba cattiva da parte minore in un film di Dario Argento. E poi il via, poliziotti già scudati prèsso una curva, carabinieri presso l’altra, tutti rivolti verso il pubblico, anche un cane lupo. Di fuori, i bengala. i fumogeni, pochi copioni prendono cosi, anche se straprevisti, occhi e sensi. 
Uno striscione a intrigare i colleghi belgi: ‘Siamo nati per te. viviamo per te, forza magica Juve’. Credevamo che gli italiani facessero anche altre cose nella vita, gli spaghetti, l’amore, la politica. Sepolti i tifosi dello Standard: al mattino erano andati in Duomo, visita di pubbliche relazioni. Subito è stata la partita che la logica prevedeva, annunciava, comandava, cioè tutta ringhiata, tutta dura anche se abbastanza onesta, tutta parlata da far indovinare in tribuna le urla, gli insulti, forse anche le bestemmie. In tante lingue, poi, e due soli dello Standard a parlare francese come Platini, Preud’homme e Delangre, gli altri tutti fiamminghi, uno svedese, un turco (e nel secondo tempo sarebbe entrato un italiano di Sicilia). 
Già Platini. Ha giocato all’inizio contro il mondo, mica soltanto contro lo Standard. Palle lottate da poveraccio, dispute in tackle da angiporti, ma anche il dietro-front da ballerino e la disperazione geometrica del mimo dopo il fallo subito, la scalogna, l’errore. Proprio la partita che voleva la gente che ha pagato il biglietto per tempo, svellendo dei bei soldi dal portafoglio, fregando l’amico che il biglietto voleva anche lui. E il gol di Boniek-Rossi, al 14′. era il gol che la gente aveva «fatto» nei giorni d’attesa e anche, sì, di paura dopo Liegi, un gol dove, come in teatro, l’attore recita parlando per tutti, dice il monologo molto atteso, quello che la gente attende lui faccia, però lui meglio di tutti. 
Così Bonlek, che ha eseguito l’azione-dribbling, scatto, volata, cross — clic insegna il prete all’oratorio, il maestro al Nagc, il tecnico da duecento milioni l’anno all’asso da cinquecento. Una delle più facili cose del mondo, basta sapere tutto del football e avere anche senso dell’invenzione e potenza atletica, robette. Ieri sera è venuta persino la voglia di un calcio a punti, tanti punti per il gol creato da Bonlek e segnato da Rossi, un gol che per pareggiarlo lo Standard non può fare soltanto una rete, mettiamo, su punizione di Haan lavorala da Wentdt e Vandersmissen come al 23′, deve fare qualcosa di più. 
Intanto si svolgeva un’altra partita, specialissima, quella di Tardelli contro Tahamata, addosso a Tahamata, sopra Tahamata. Tardelll, che nacque terzino, ieri sera si è come restituito al ruolo e al se stesso feroce di un tempo, e Tahamata per mezz’ora non ha avuto rapporti con la palla. E per Tardelli che spegneva un nemico, Rossi riaccendeva tutto Paolorossi con il secondo gol, mollo bello, ricamato e intanto possente. E nasceva la partita ideale non solo della Juventus, ma del calcio tutto, e la gente aveva persino voglia di gridare “basta!”, come si fa al circo quando i trapezisti sono troppo bravi e a un certo punto si ha paura che, per divertirci e convincerci di quel che già sappiamo finiscono per farsi male. 
Gian Paolo Ormezzano




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