Ero solo un tredicenne ammagliato dal calcio (soprattutto quello italiano), innamorato della Juventus e attaccato alla tv qualdunque ci fosse una partita da vedere. Da prassi in quei tempi si rimaneva svegli per guardare la ‘Domenica Sportiva’. E quel 3 Settembre 1989 non fu differente! Quel grande intenditore di calcio che fu Sandro Ciotti (ahimé dove sono andati i commentatori di una volta, sic!) interruppe la trasmissione e con la sua voce (sempre roca, ma questa volta se possibile ancor di piú) con questo comunicato :
“Interrompiamo la trasmissione per comunicare che l’ex calciatore Gaetano Scirea ha perso la vita in un incidente stradale in Polonia. Era li per seguire la prossima avversaria della sua Juventus in Coppa UEFA.Inutile spendere parole per un campione non solo nel calcio ma anche nella vita …. “
Subito i primi segnali di sonno scomparirono e lacrime & sgomento ne presero il posto. Come il ‘nostro‘ Gaetano ? Quella pasta di uomo, capitano silenzioso ma esempio da imitare ? Perché proprio lui ?
Sono passati piú di 30 anni , la mia gioventú é volata proprio come un sua discesa in area di rigore avversaria. La vita mi ha steso con dei tackle in scivolata che solo lui sapeva fare (ahime ben piú violenti e anti sportivi del compianto Gae). Peró quel ricordo resta in mente e nel cuore.
Ciao Gaetano, ci hai lasciato
troppo presto da questo mondo
Ma facendo ciò hai preso
per sempre un posto
nel nostro cuore
Nome: Gaetano Scirea
Nazione: Italia
Luogo di nascita: Cernusco sul Naviglio (Milano)
Data di nascita: 25.05.1953
Ruolo: Difensore
Nazionale Italiano : Sì
Soprannome: Gai
Esordio: 28.08.1974 Juventus-Varese 4-0 (Coppa Italia)
Ultima partita: 15.05.1988 Juventus-Fiorentina 1-2 (Campionato di Serie A)
SCIREA
In occasione della morte di Scirea, c’è il rischio di scrivere frasi che non approverebbe: accoglieva con grande imbarazzo le definizioni elogiative, che lui meritava in pieno, il suo personaggio e sempre apparso perfetto, tanto chiaro e pulito da apparire anòmalo nel mondo del calcio.
L’uomo dei rossori e degli esempi un artista che bollava la cartolina.
Nel ’74 si presentò alla Juventus, che lo aveva acquistato dall’Atalanta: aveva tutto del campione e divenne subito bravissimo. Per molte stagioni fu il più grande. Nell’ultima stagione seppe gestire il declino con la classe con cui aveva esibito la sua grandezza.
In morte di Gaetano Scirea si rischia soltanto di scrivere articoli che lui non approverebbe. Grandi rossori gli procuravano le definizione positive, elogiative, sovente èritusiastiche che peraltro lui meritava tutte, e in pieno. Lui pensava semplicemente di fare bene il lavoro al quale era naturalmente portato. Non capiva gli applausi quando riteneva di avere fatto il suo dovere: e siccome faceva sempre il suo dovere, gli applausi lo mettevano a disagio. Così come lo avrebbero messo a disagio i fischi, che però non ci furono mai: perché fischiare uno che ce la mette tutta e non ce la fa? Da una considerazione di questo tipo nacque probabilmente il suo enorme rispetto per i meno bravi, i meno dotati, che lui superava sempre e non umiliava mai. Il suo personaggio apparve sempre perfetto, nitido, rotondo, pulito. Così normalmente chiaro, insomma, da apparire pressoché costantemente anomalo nel mondo del calcio. Scirea non sapeva darsi arie, non sapeva «vendersi» bene, chiedeva soltanto il rispetto per la propria grinta di «capitan» Scirea onestà, il riguardo verso la sua serenità.
Si presentò a Torino nel 1974, veniva dall’Atalanta, aveva tutte le stimmate del campione. Nella Juventus divenne subito, da bravo, bravissimo. Ricordiamo quando ce lo presentò Spinosi, in un circolo vicino allo stadio. Non sapevamo manco se si pronunciava Scirea o Scirèa. Notammo di lui la timidezza, e il grande naso. Gli dicemmo che approdava alla società italiana più calma, serena, sicura. Pensavamo che dalla Juventus Scirea avrebbe preso molto. In realtà lui alla Juventus diede moltissimo. Sino al campionato 1987-88 fu il giocatore bianconero più preciso, più puntuale. Per molte stagioni fu anche il più grande. Nell’ultimo campionato seppe gestire il declino fisico con la stessa classe con cui aveva gestito la sua superiorità negli anni belli, massimi.
Poi divenne allenatore in seconda, è morto sul lavoro. Le cose importanti su Scirea sono quelle che non abbiamo scritto, perché non erano giornalistiche. Modestia e calma, serenità e sincerità, dignità massima costante e intanto costante sentimento di gratitudine al destino che come calciatore lo aveva trattato bene, dandogli tutto.
Come scrivere di queste cose? Scirea è stato anche la prova dell’incapacità giornalistica di dare a tutti tutto il dovuto. Molto più facilmente scorreva la penna, andavano su e giù i tasti per personaggi obliqui, difficili, contorti. Personaggi anche, abbiamo detto e pensato più volte, in una sorta di bestemmia concettuale, giornalisticamente più utili, più redditizi di Gaetano. Scirea è stato infinitamente utile, redditizio alla Nazionale, alla Juventus. Ha vinto come nessun altro, ha vinto senza mai conquistare. Sembrava che il successo si adagiasse su di lui. Altri, per entrare in contatto con il successo, avevano bisogno di artigli. Giocatore purissimo, avrebbe potuto amministrarsi con metodicità sparagnina: era così pieno di classe che il pallone andava a lui. Ma volle andare al pallone, fare tutto il massimo ad ogni partita, darsi al gioco nella pienezza della sua classe. Aveva scelto il ruolo di libero non per difendere comodamente, ma per offrire del ruolo stesso una nuova chiave di lettura. E’ stato elegante come Beckenbauer, combattente come Baresi, ardente come Passarella. Ci accorgiamo che mancano, per ricordarlo nella maniera più facile e bonaria, gli aneddoti. Mancano le curiosità, le stramberie. C’è il ricordo di un artista che bollava la cartolina, ecco Scirea. Nessun altro come lui che, così semplice, essenziale, umile e forte, è stato anomalo, quasi assurdo nel calcio matto del quale lui manco voleva sorridere, per non apparire di esso, in qualche modo, complice.
Gian Paolo Ormezzano
tratto da: La Stampa 4 Settembre 1989
“Ho “rubato” qualcosa a ciascuno dei tecnici che ho avuto. Da Parola la capacità di responsabilizzare i giovani, da Trapattoni la capacità di tenere unito lo spogliatoio, da Marchesi la serenità. E da Bearzot quella straordinaria umanità che è la base di ogni successo.” – Gaetano Scirea
“La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so dire cosa, ma sono orgoglioso di farne parte.” – Gaetano Scirea
“A volte mi chiedo come mi vedono i ragazzi, i bambini. E penso che vorrei mi vedessero come io vedevo lui. Parlo dell’uomo, non solo dello straordinario giocatore. Perché questo, per me, vuol dire entrare nel cuore della gente, lasciare qualcosa che vada oltre i numeri. […] Il mio nome è vicino a quello di Scirea, bellissimo.” – Alessandro Del Piero su Gaetano Scirea
“È inutile spendere parole su un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni su tutti i campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito e che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà.” – Sandro Ciotti in ‘La Domenica Sportiva’ annuncia la tragica scomparsa di Gaetano Scirea
“Se mai c’è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia, era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona.” – Enzo Bearzot su Gaetano Scirea
“Una volta in uno scontro con Scirea mi ruppi il naso. Quando mi risvegliai all’ospedale, dopo l’operazione, la prima faccia che vidi, oltre a quella di mia moglie, era di Scirea. Un grande, Gaetano.” – Paolo Pulici su Gaetano Scirea
“Un cavaliere, un grande avversario. La sua morte mi ha dato molto, molto dolore” – Diego Armando Maradona su Gaetano Scirea
“Un leader col saio.” – Giovanni Trapattoni su Gaetano Scirea
“Il mio fuoriclasse era Scirea. Parlava poco, eppure aveva carisma. Era un piacere stare con lui e in qualsiasi occasione, non soltanto sul campo, ti faceva fare bella figura. Il giorno in cui ho preso Scirea, per la prima e unica volta, Achille Bortolotti mi ha detto: «Gaetano te lo porto io a Torino. Perché questo ragazzo è diverso da tutti gli altri». Quando Gai ha smesso di giocare io volevo che diventasse un punto fermo della Juventus. Prima come osservatore, poi come allenatore, ma lo vedevo benissimo anche come uomo di pubbliche relazioni. Aveva qualità fuori dal comune e la sua splendida carriera ne era la conferma. Li riconosci subito i giocatori che hanno qualcosa in più: li vedi da come si muovono in campo e da come leggono il gioco un secondo prima degli altri; se poi sono dotati di spessore umano e pulizia morale hai davanti agli occhi un fuoriclasse anche nella vita. E Scirea lo era. Io gli volevo bene.” – Giampiero Boniperti su Gaetano Scirea