É il 30 Ottobre 1983 e Juventus e Sampdoria si sfidano nella settima Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1983-84 allo Stadio ‘Comunale‘ di Torino.
É una Juventus piena di stelle di calibro mondiale quello che sfida una Samp in piena forma. Sará una stagione trionfale questa per i nostri beniamini in strisce bianconere. Se in Campionato arriverá l’ennessimo Scudetto (é il 21esimo), in Europa si festeggia la prima (ed unica) affermazione in Coppa delle Coppe. Dall’altre parte i blucerchiati finiranno settimi – per un soffio fuori dalle Coppe Europee.
Buona Visione!
Stagione 1983-1984 – Campionato di Serie A – 7 andata
Torino – Stadio Comunale
Domenica 30 ottobre 1983 ore 14:30
JUVENTUS-SAMPDORIA 1-2
MARCATORI: Rossi P. 37, Brady rigore 50, Galia 75
JUVENTUS: Tacconi, Caricola, Cabrini, Bonini, Brio (Gentile 58), Scirea, Penzo, Tardelli, Rossi P., Platini, Vignola
Allenatore: Giovanni Trapattoni
SAMPDORIA: Bordon, Pellegrini, Vierchowod, Galia, Guerrini, Renica, Marocchino (Bellotto 89), Pari, Mancini, Brady, Casagrande
Allenatore: Renzo Ulivieri
ARBITRO: Lanese
Due batoste alle spalle, e adesso arriva il Paris St. Germain. E’ un momento delicato per la Juventus, un misto di sfortuna e giudizi arbitrali pesanti, ma anche di chiare difficolta di gioco. Automatismi che sfumano, vigore agonistico che manca (almeno in alcuni elementi, Bonini e Tardelli ad esempio, e senza di loro in buona condizione il centrocampo soffre molto), difficolta di Trapattoni nel centrare scelte tattiche che dall’esterno — dove tutto sembra più facile — appaiono non troppo azzeccate.
La somma di tutti questi «fattori contrari» hanno portato alla sconfitta contro la Sampdoria. Ma forse si dimentica l’ostacolo, più grosso. Ecco, proprio la Samp che gioca a tutto campo e che solo un grande Tacconi ha bloccato in avvio. Se dopo dodici minuti (lasciamo dà parte la bordata di Brady, il portiere aveva buona «visibilità» sul tiro da lontano dell’irlandese) i liguri fossero stati in vantaggio di due gol—botta al volo ravvicinata di Mancini e puntata di Vierchowod — non ci sarebbe stato da gridare allo scandalo, anzi.
Ieri la Juventus ha cominciato su ritmi troppo bassi, ha avuto un buon periodò di vivacità tanto che dopo alcune prodezze di Bordon è arrivata al gol (bellissimo) con Rossi, poi si è come fermata. E’ stata dimenticata intanto la regola antica secondo la quale anche su un terreno di calcio bisogna battere il ferro mentre è caldo: segnato il primo gol, occorre cercare con decisione il raddoppio.
La severità di Lanese che ha visto il rigore in un per noi normale scontro di gioco fra Tacconi e Mancini (portiere ed attaccante che «cercano» onestamente la palla e finiscono per scontrarsi) ha messo in crisi una squadra bianconera fragile, che non è più riuscita a ricucire trame di gioco già labili. Da questo disagio, il gol di Galia. Fra i liguri mancava Francis.
La Samp è andata in campo sapendo come giocare. Difesa attenta ma non chiusa (non ingannino i momenti di pressione bianconera che hanno’ costretto i liguri a ripiegare), centrocampo molto fitto ma molto mobile, con uomini pronti a sganciarsi per arrivare a collaborare con l’ottimo Mancini che si diceva troppo frettolosamente in crisi. Mancava Boniek, fra i bianconeri. Non e sicuramente il regista, pur essendo al momento l’elemento più in forma.
Tuttavia la squadra è mancata sul piano tattico, non solo sul ritmo. L’avere in campo due marcatori —Brio, Caricola—e mandare il secondo sul- (la punta più avanzata (Mancini) ed il primo a vagare su Marocchino, non è parso segnò di chiarezza. Che Trapattoni credesse nella presenza di Trevor Francis? Difficile. La squadra di casa ha un minimo di vantaggio «operativo» al momento della consegna di formazioni e cartellini all’arbitro.
Piccoli misteri. Un altro è la scarsa disposizione della squadra ad usare il campo nella sua larghezza, cosa che ha invece fatto la Sampdoria (vedi gol vincente, con Casagrande al cross dal fondo e Galia pronto alla deviazione: due centrocampisti nei vuoti avversari). La Juventus in attacco raramente è arrivata al cross, si è limitata a lanci dalla tre quarti campo che sono facile preda dei difensori avversari, specie se atletici come Guerrini e Renica.
Rossi è andato poche volte a svolgere il ruolo di ala, Penzo è rimasto soffocato nel folto di compagni ed avversari, Platini si è ingolfato nella ripresa nella stessa mischia, sia pure nella lodevole intenzione di dare un apporto decisivo in attacco lasciando a Vignola compiti di raccordo. E’ finita come si sa, ma l’importante è che non si continui a parlare del recentissimo passato negativo.
Ci sono Paris St. Germain e Verona alle porte. Due occasioni per scordare il peggio ed andare verso il meglio. Non bisogna pensare solo agli arbitri, bisogna invece concentrarsi sul gioco.
Bruno Penice
tratto da: La Stampa 31 Ottobre 1983