4 Dicembre 1994 : Juventus – Fiorentina

É il 4 Dicembre 1994 e si gioca allo Stadio Delle Alpi di Torino la sfida Juventus-Fiorentina, valevole per la Dodicesima Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1994-95.

É la prima stagione di Marcello Lippi alla guida dei bianconeri. Il tecnico viareggino sta cercando di installare una nuova grinta e voglia di ‘sbranare’ gli avversari. Contro i viola, i piemontesi giocano bene, muovono meglio il pallone ma subisono due gol evitabili. Sembrerebbe una sconfitta che avanza, però i bianconeri non ci stanno! Rimonta da sogno e gol di un certo Alessandro Del Piero che sta per entrare nella storia della societa’ pluriscudettata.

Alla fine di quel Campionato la Juventus dopo ben otto anni d’astinenza vincerá il suo 23esimo Scudetto dopo un duello su tre fronti con il fortissimo Parma di Nevio Scala e targato Parmalat.

Buona Visione!


juve

 

Stagione 1994-1995 – Campionato di Serie A – 12 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 4 dicembre 1994 ore 14.30
JUVENTUS-FIORENTINA 3-2
MARCATORI: Baiano 24, Carbone A. 35, Vialli 73, Vialli 76, Del Piero 87

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Orlando A., Carrera M., Porrini, Paulo Sousa, Torricelli (Tacchinardi 53), Marocchi (Jarni 74), Vialli, Del Piero, Ravanelli – Allenatore : Marcello Lippi

FIORENTINA: Toldo, Carnasciali, Pioli, Cois (Flachi 90+1), Marcio Santos, Malusci, Robbiati, Carbone A., Batistuta, Rui Costa, Baiano (Amerini 71) – Allenatore : Claudio Ranieri

ARBITRO: Stafoggia



Il 4 dicembre 1994 al Delle Alpi, i bianconceri sotto di due reti all’intervallo ribaltarono la Viola. La rete del 3-2 fu un capolavoro assoluto firmato da Pinturicchio.

Il 4 dicembre 1994 in Juve-Fiorentina si ammira la prima opera d’arte del pittore più celebre della storia del calcio italiano: Pinturicchio, al secolo Alessandro Del Piero. Le due squadre si sono affrontate in due occasioni nel dodicesimo turno della Serie A a Torino: nel 1985 – 1-0 per i bianconeri firmato Sergio Brio – e, appunto, nel 1994, quando la squadra allenata da Lippi diede una dimostrazione di forza assoluta, rimontando lo svantaggio di due reti in soli 14 minuti. Il precedente più recente è una pietra miliare negli almanacchi del nostro campionato, non tanto per il clamoroso ribaltone, quanto per aver regalato agli appassionati uno dei gesti tecnici più inspiegabili e meravigliosi di sempre.

Juventus-Fiorentina del 4 dicembre 1994 

È il 4 dicembre 1994, una data che potrebbe far piangere i più attenti nostalgici. Sono passate solo 24 ore dal lancio della vendita di una delle più grandi invenzioni dell’epoca moderna. In Europa arriverà il 29 settembre 1995, e sarà paradossalmente strettamente legata proprio alla Juventus, visto che l’iconica scritta SONY caratterizzerà la maglia bianconera fino al nuovo millennio (fatta eccezione per la stagione 1998-99), mentre in Giappone migliaia di persone si sono già fiondate nei punti vendita per acquistare la Playstation. La Sony accompagnerà Madama nei sogni (e negli incubi) delle grandi notti europee, ma per vivere quelle notti bisogna vincere i campionati, e per vincere i campionati ci vogliono i campioni. Quindi, torniamo al campo. La classifica è corta, la Juve insegue il Parma e deve stare attenta alla Viola, staccata di un solo punto. Batistuta, che ha appena stabilito un primato storico, andando a segno per 11 partite consecutive nello stesso torneo  – record che regge ancora oggi, eguagliato nel 2018-19 da Quagliarella e nel 2019-20 da Cristiano Ronaldo – resta a secco. Ci pensano capitan Ciccio Baiano e Angelo Carbone ad ammutolire il Delle Alpi. È un uno-due terrificante, una vera e propria doccia fredda per i padroni di casa e un’illusione paradisiaca per gli uomini di Ranieri, che chiudono avanti di due reti la prima frazione. 

Vialli suona la carica 

La speranze di rimonta bianconere sono ridotte al lumicino, viste anche le tante assenze alla quali ha dovuto far fronte mister Lippi. In campo mancano uomini del calibro di Deschamps, Di Livio e Conte, ma la defezione più pesante è senza dubbio quella del capitano Roberto Baggio, costretto a saltare quella che per lui non sarà mai una partita come le altre. Al suo posto veste la pesante maglia numero 10 il ventenne Del Piero. Il cronometro scorre, la Fiorentina assapora il successo, si rilassa e abbassa il baricentro. Al minuto 73 Ravanelli pennella, Vialli si avvita e mette dentro. Un gol importante per gli amanti dei numeri, il 100° in Serie A per l’ex Samp. Una statistica che non sembra scuoterlo più di tanto, vista la veemenza con cui riporta la palla verso il centrocampo e la caparbietà con la quale, dopo soli 3 minuti, sigla il 2-2 al termine di un’azione tambureggiante. L’inerzia della gara è cambiata, quello che succede a tre minuti dal termine la renderà indimenticabile, per i tifosi juventini e per tutti gli amanti del pallone.   

Il primo affresco di Pinturicchio

Orlando alza la testa, vede il movimento del suo omonimo Del Piero e fa partire dalla linea mediana una lunga palombella. Il lancio è lento: impossibile pensare di calciare al volo dando forza a un’eventuale conclusione. Chiunque andrebbe comunque a impattare con il mancino, ma il destinatario stupisce tutti: con un movimento assolutamente innaturale, colpisce al volo con l’esterno destro. Ne viene fuori un delizioso pallonetto, che si spegne dolcemente alle spalle di Toldo. Il Delle Alpi esplode: ha appena assistito a un gesto tecnico irripetibile, una giocata tanto bella quanto inspiegabile. È l’attimo in cui il bambino diventa uomo, il giorno in cui regala la prima autentica perla alla sua Signora. È il passaggio di consegne da un genio a un altro: dal Divin Codino – che lascerà la Juve a fine stagione – a Pinturicchio, come presto lo ribattezzerà l’Avvocato Agnelli. Un gol che non si può fare neanche alla Playstation.

tratto da: Juve-Fiorentina nel segno di Del Piero






INTERVISTE «Ho provato tanta gioia, ma la più grande l’aspetto a fine campionato» 
Bettega; la tecnica e il cuore 
Lippi: «Nell’intervallo nessuno era avvilito, sapevamo che c’era spazio per recuperare»
«Sousa comincia a dirigere la squadra; ho sgridato Del Piero, ma si è fatto perdonare» 

TORINO. Sul 2-2 non ha resistito. Ha preso il figlio Alessandro e si è catapultato in campo, quasi volesse aiutare la squadra a raggiungere la vittoria. Poi la «perla» di Del Piero e l’esplosione di gioia: 

«Alessandro ha smesso di piangere quando è entrato il pallone, non ne voleva sapere neppure del pareggio. Ma questa è una vittoria sacrosanta, frutto della tecnica e del cuore. Erano anni che non si vedeva una Juve così. Eppure era cominciata malissimo. La Fiorentina ci aveva rifilato due sberle da mettere ko un toro. Vincere fa bene a tutti e conferma la forza e il peso di questa Juve che stiamo costruendo passo dopo passo. E’ la gioia più grande? No, quella devono darmela a fine campionato». 

Incontentabile Bettega, soddisfatto in dosi industriali Lippi, l’uomo che in cinque mesi ha cambiato volto alla Juve: 

«E’ la vittoria più bella della stagione, un misto di tecnica e carattere. Dopo la sconfitta di Foggia abbiamo cambiato registro e oggi sappiamo qualcosa di più sulla nostra crescita». 

Era la Juve Grandi Sprechi, è diventata la Juve Grandi Rincorse. Sette vittorie consecutive, la capacità di ribaltare il risultato come non si vedeva da chissà quanto. Lippi è giustamente orgoglioso dei suoi e racconta come è nata l’impresa: 

«Essere sotto di due gol dopo aver giocato in una certa maniera ci ha messo addosso una grande rabbia. Nell’intervallo abbiamo raccolto tutte le energie e con grande tranquillità siamo ritornati in campo. I giocatori non erano affatto demoralizzati, hanno capito che il risultato si poteva ribaltare. La sconfitta sarebbe stata fuori da ogni logica, il pareggio sarebbe stato già importante. E’ arrivata la vittoria ed è un premio meritato. Abbiamo pressato la Fiorentina obbligandola a difendersi, abbiamo colpito una traversa e alla fine i nostri sforzi sono stati premiati grazie ad un grande campione come Vialli e a un campione potenziale come Del Piero». 

Ma Lippi ci tiene a sottolineare un altro aspetto, importante: 

«E’ stato determinante anche l’aiuto del pubblico. Mi dicono che non succedeva da tempo che i tifosi non fischiassero la squadra in una situazione di difficolta come quella in cui eravamo». 

Ma quanto c’è di Lippi nel miracolo Juve? Al Marcello non piace arrogarsi meriti particolari: 

«Tutti insieme stiamo costruendo una squadra che ottenga risultati importanti. Per me è motivo di grande orgoglio. Ma dobbiamo anche valutare le cose che non hanno funzionato». 

Realista, dispensa complimenti senza badare a spese: 

«Sousa sta prendendo la squadra in mano come speravamo, Del Piero fa gol che fanno parte del suo repertorio, anche se pure questa volta ho dovuto sgridarlo». 

E il mistero Kohler? Lippi spiega: 

«Due ore prima della partita mi detto di sentire ancora dolore alla gamba. Non ha voluto rischiare». 

Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 5 Dicembre 1994



LE PAGELLE Bravo Sousa Ma Peruzzi non brilla 

PERUZZI 5,5. Non ci convince. Il gol di Carbone era proprio imparabile? A noi ha ricordato la frittata di Pagliuca su Houghton, ai mondiali. 
FERRARA 6,5. Un gladiatore. Su Baiano, su Batistuta, su tutti. E molto corretto. 
ORLANDO AL. 5,5. Fascia sinistra, incrocia Carbone. Pallidi cross. Sembra un trottolino impacciato. 
CARRERA 6,5. Libero d’emergenza, forse disturba Peruzzi sul primo gol, ma poi si riprende e chiude alla grande. 
PORRINI 6. Rimpiazza Kohler e si dedica ora a Batistuta ora a Baiano. Tampona con assiduità, insomma si guadagna la pagnotta. 
SOUSA 7. Il perno del centrocampo. Detta il pressing, sradica palloni su palloni, tiene incollata la squadra. Oscura Rui Costa. Azzeccasse anche le rifiniture, sarebbe un mostro. 
TORRICELLI 5,5. Sistemato sul fianco destro, nella zona di Robbiati, fa quello che può, cioè poco. Specialmente in fase di impostazione e rilancio. 
(Dall’8′ st Tacchinardi 6,5: una boccata d’ossigeno per il centrocampo. Asseconda Sousa, alimenta l’ultima carica). 
MAROCCHI 6. Si occupa di Rui Costa e di Cois, a turno. Più quantità che qualità. Chiude all’ala, prima di crollare. 
(Dal 28′ st Jarni 6,5: poche cose, ma buone). 
VIALLI 9. Di doppietta in doppietta, ecco qua il trascinatore che manca all’Arrigo. Formidabile per come si batte e dà la scossa. Ubriaca Malusci e Marcio Santos. Punta l’avversario senza cercare mai la rissa. 
DEL PIERO 8. Il più arretrato e ondivago del tridente. Parte in quarta, poi gira in folle. L’otto in pagella sgorga dal cuore. Firma un capolavoro, e l’arte va premiata, a prescindere. 
RAVANELLI 7. Un apri-scatole di lusso. Assesta poderose spallate a Carnasciali e Pioli. Sfiora due gol, centra una traversa. 

LIPPI 8. Complimenti a lui e al preparatore atletico, Ventrone. Mancavano cinque titolari, Baggio in testa, ma nessuno se n’è accorto.

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 5 Dicembre 1994



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