4 Giugno 1995: Juventus – Cagliari

É il 4 Giugno 1995 e Juventus e Cagliari si sfidano nella diciassettesima (ed ultima) giornata del Girone di Ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1994-95 allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.

La Juventus dopo anni di magra si appresta a vincere il suo ventitreisimo scudetto con il nuovo allenatore Marcello Lippi. Il Cagliari dal canto suo dopo un campionato tranquillo finisce a metá classifica.

Buona Visione!


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Per chi volesse approfondire l’argomento


 

Stagione 1994-1995 – Campionato di Serie A – 17 ritorno
Torino – Stadio Delle Alpi
domenica 4 giugno 1995 ore 16.30
JUVENTUS-CAGLIARI 3-1
MARCATORI: Del Piero 20, Allegri 60, Vialli 66, Ravanelli 88

JUVENTUS: Rampulla (Squizzi 89), Ferrara C., Orlando A. (Fusi 68), Tacchinardi, Porrini, Marocchi, Di Livio, Deschamps, Vialli (Tognon 78), Del Piero, Ravanelli
Allenatore: Marcello Lippi

CAGLIARI: Fiori, Pancaro (Berretta 22), Pusceddu, Villa, Napoli, Firicano, Bisoli, Herrera (Sanna 80), Dely Valdes, Allegri, Muzzi
Allenatore: Oscar Washington Tabarez

ARBITRO: Nicchi


L’altoparlante che a fine partita diffonde la voce di Pavarotti mentre intona «Nessun dorma» pare un monito alla Juve per la Coppa Italia, che disputerà mercoledì e domenica contro il Parma. Ma dubitiamo che si sia arrivati a una scelta di così sottile finezza per celebrare il giro di campo dei Lippanti scudettati: è che dai tempi del Mundial italiano l’aria della Turandot è diventata un inno al trionfo, una colta e inspiegabile abitudine. Del resto la Juve che abbiamo visto concludere il campionato con un 3-1 sul Cagliari non ci sembra predisposta al sonno: benché non avessero nient’altro da chiedere che un congedo dignitoso, i bianconeri hanno giocato con la gagliardi,-) di quando 1 punti contavano per costruire il sogno.

Hanno vinto bene e sono piaciuti, lasciando al presidente dei sardi, Cellino, soltanto il gusto per una battuta fuori luogo, come gli capita spesso. La Juve ha giocato con onestà, ha fatto fino in fondo il proprio dovere, non si dice così? Ma non vediamo perché avrebbe dovuto regalare qualcosa in un momento in cui si chiede di moralizzare il calcio. Cellino dovrebbe pensare invece agli errori che hanno compromesso l’approdo del Cagliari all’Uefa: 3 sconfitte in 4 partite, 2 negli ultimi 2 turni, un ribaltone finale al quale pensiamo non sia estranea la confusione che si è creata con il divorzio anticipato da Tabarez. Ieri il Cagliari è sembrato un corpaccione flaccido. Molto diverso dall’edizione che annichilì i Lippanti all’andata, nella sconfitta più bruciante della stagione.

Mancava lo squalificato Oliveira, un tipo che la difesa bianconera pativa con Trapattoni e ha continuato a patire con il nuovo corso: l’attacco senza il brasilbelga ha mostrato la consistenza di un gelato alla crema, squagliato al primo calore. Valdez e Muzzi, per quanto si scambiassero le posizioni, hanno costruito una sola palla gol, quella che il panamense ha calciato al 10′ del 2° tempo provocando uno scatto gattesco di Rampulla. Il resto non è stato degno di una squadra che stava lottando per un obiettivo prestigioso. I 20 minuti del 2° tempo, con appena un paio di pericoli (quello sventato da Rampulla e il gol di Allegri), non potevano bastare. La Juve ha iniziato con molta decisione. 

Non c’era Baggio. Anzi c’era nei cori e negli striscioni, una partita contraddittoria giocata tutta dalla curva ma che non ha influito su chi era in campo. Del Piero, ad esempio. Il Talentino si è foderato di amianto, non si è scottato all’eco dei cori che chiedevano un altro numero 10: freddo nell’occasione del gol di fattura baggiana, creativo fino all’impudenza in una deviazione che se fosse entrata in porta avrebbe ricostruito la rete straordinaria segnata sei mesi fa alla Fiorentina. Ha corso, ha tamponato, ha provato a convincere il popolo.

tratto da Archivio La Stampa

 

 

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