É il 4 Novembre 1998 e Juventus ed Athletic Bilbao (Spagna) si sfidano nella quarta giornata del girone di qualificazione della UEFA Champions League 1998-99 allo ‘Stadio Delle Alpi’ di Torino.
In casa bianconera sta per avvenire una clamorosa ‘rivoluzione’. Il grande Marcello Lippi poco dopo questa partita rassegnerá le dimissioni da allenatore ed al suo posto arriverá il giovane e rivoluzionario Carlo Ancelotti. Dopo l’iniziale scettiscimo dei tifosi la squadra sembra aver intrapreso la giusta via. Però alla fine sará solo un deludentissimo settimo posto che varrá solo l’accesso per l’europa verso la Coppa Intertoto. Dall’altra parte c’é l’Athletic che fiero del suo orgoglio basco é sempre un ostacolo ostico da superare.
Buona Visione!
Stagione 1998-1999 – Champions League – 4ª giornata
Torino – Stadio Delle Alpi
Mercoledì 4 novembre 1998 ore 20.45
JUVENTUS-ATHLETIC BILBAO 1-1
MARCATORI: Guerrero 45+1, Lasa autorete 68
JUVENTUS: Peruzzi, Tudor (Blanchard 46), Iuliano, Montero, Di Livio (Perrotta 84), Tacchinardi, Davids, Pessotto G. (Amoruso 55), Zidane, Inzaghi, Del Piero
Allenatore: Marcello Lippi
ATHLETIC BILBAO: Etxeberria I., Ferreira, Carlos Garcia, Larrazabal, Imaz (Lacruz 57), Rios, Alkiza, Lasa (Jorge Perez 72), Guerrero, Etxeberria J., Ezquerro (Urzaiz 67)
Allenatore: Luis Fernandez
ARBITRO : Dallas (Scozia)
ESPULSIONI : Lacruz 85 (Athletic Bilbao)
La Juve europea non vince più Champions League: quarto pareggio consecutivo dei bianconeri, ora costretti a battere Galatasaray e Rosenborg
Monterò riacciuffa fortunosamente l’ Athletic BilbaoTORINO. Non ditelo ai baschi, che considerano Madrid la capitale di un altro Stato (e ieri in curva, un loro striscione inneggiava all’Età) ma le squadre spagnole stanno diventando il terminal della Juve nelle Coppe. Dopo il Real dell’ultima finale, ecco l’Athletic Bilbao, che ha pareggiato a Torino dove avrebbe ben potuto vincere, per le occasioni che ha sprecato nella ripresa e per il gol subito da Montero, come avrebbe fatto la difesa del Bar Marta nel torneo delle parrocchie.
Il punticino strappato con i denti non è un sigillo definitivo, con due vittorie nelle prossime partite la qualificazione sarebbe assicurata. Ma Nostra Signora dei pareggi ha mostrato ancora una volta la corda in questa desolante partecipazione in Coppa. Julen Guerrero, stessa età di Del Piero, e uguale prestigio di capitano e uomo immagine, ha colpito la Juve come il suo coetaneo italiano non aveva saputo fare con l’Athletic al 3′ di una partita che sarebbe diventata subito diversa. Del Piero, nella sua occasione da gol, si era liberato davanti a Imanol Etxeberria dopo un triangolazione precisa con Zidane e aveva calciato addosso al portiere in uscita. Guerrero invece ha tagliato in mezzo all’area, scegliendo il tempo giusto per ricevere la palla dall’altro Etxeberria in campo (Joseba, l’attaccante) e con la punta del piede ha infilato Peruzzi, nel minuto di recupero del primo tempo. La Juve s’è calata nel dramma, per colpe proprie.
Ancora una volta è parso che i bianconeri giocassero come se in Europa il gol arrivasse in virtù delle quattro finali consecutive e del brillio che ha contraddistinto l’era Lippi. Il Bilbao ha fatto molto e molto bene. Fernandez ha rinunciato al cannoniere Urzaiz per Lasa, centrocampista esterno, e ha imbrigliato la Juve con lo spostamento di Bios davanti ai tre difensori per bloccare sul nascere le partenze di Zidane e di Davids. Corti e compatti, i baschi hanno lavorato sull’ottima lena di Alkiza a centrocampo e la verve di Etxeberria in attacco. La Juve li ha facilitati.
L’avvio bruciante, con l’incursione di Del Piero fino a due passi dalla porta, ha convinto i bianconeri che si poteva giocare con leggerezza e bel tocco. Esempio supremo: Zidane. Il francese toccava palloni con la grazia dei pittori rinascimentali davanti alla tela. Ma, nel concreto, il contributo di Zizou è apparso impalpabile. Con Inzaghi intento a battere il primato dei fuorigioco, con Del Piero forse choccato dall’errore che l’aveva privato del primo gol stagionale in Coppa (e gli errori si sedimentano sull’anima dei bomber) la Juve non trovava lo spiraglio per infilare l’accorto bastione.
Soltanto al 28′ i bilbaini si esponevano sul fianco sinistro e Del Piero li infilava servendo un cross che, appoggiato da Pessotto a Davids, si risolveva in un tiro rimpallato addirittura da Inzaghi. Dalla mezz’ora Di Livio si spostava a sinistra, avviando una delle molte peregrinazioni serali (finirà cme terzino destro in una difesa a tre, prima di cedere il posto a Perrotta): l’accorgimento non modificava le capacità penetrative dei lappanti, dediti a giocate da vetrina (persino Davids) che non’ favorivano la velocità dell’azione. L’Athletic si affacciava nell’area juventina e, nel recupero, una grave incertezza di Tudor permetteva a Etxeberria di prendere palla con la Juve sbilanciata e di fornire l’assist decisivo a Guerrero.
Come con il Galatasaray e il Rosenborg la Juve si trovava a gestire una situazione terribile. Lippi rivoluzionava tutto e più volte nell’arco della ripresa: dentro Blanchard, poi Amoruso, fino a portare appunto Di Livio sulla linea difensiva. Tutto per cogliere il gol. Che arrivava ma solo per un black-out collettivo della difesa basca: Montero colpiva di testa, con il portiere fuori porta, e Inzaghi ingannava i difensori sulla linea. Nessuno toccava la palla che entrava. Nell’arrembante, confuso, imprecisissimo forcing la Juve creava assai meno pericoli dell’Athletic, con Lacruz (espulso nel finale) e poi Etxeberria soli davanti a Peruzzi. Il portierone salvava il pareggio, probabilmente inutile per tutti.
Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 5 Novembre 1998