4 Settembre 1994: Brescia – Juventus

É il 4 Settembre 1994 e Brescia e Juventus si sfidano nella Prima Giornata del Campionato di Calcio di Serie A 1994-95  allo Stadio ‘Mario Rigamonti’ di Brescia.

La Juventus dopo anni di magra si appresta a vincere il suo ventitreesimo scudetto con il nuovo allenatore Marcello Lippi. Il Brescia dal canto suo vive un campionato disastroso e finisce in ultimissima posizione e saluta per il momento la Serie A.

Buona Visione!

 

brescia

 

Domenica 4 settembre 1994 ore 16.00
BRESCIA-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Conte A. 55, Schenardi 80

BRESCIA: Ballotta, Brunetti, Di Muri (Marangon 59), Mezzanotti, Baronchelli, Battistini S., Schenardi, Piovanelli, Neri, Lupu (Ambrosetti 56), Gallo
Allenatore: Mircea Lucescu

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Torricelli, Fusi (Tacchinardi 46), Kohler, Marocchi (Carrera M. 71), Di Livio, Conte A., Vialli, Baggio R., Del Piero
Allenatore: Marcello Lippi

ARBITRO: Braschi
ESPULSIONI : Brunetti 85 (Brescia)


I bianconeri non riescono a mantenere il vantaggio e il Brescia li raggiunge nel finale.

Juventus, nuovo corso e vecchi vìzi 

A segno Conte, pareggia Schenardi 

Baggio e Del Piero non ingranano 

BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Le brutte abitudini impregnano un ambiente con tanta forza che si possono cambiare gli uomini che lo frequentano, ma i difetti restano. La Juve che ieri ha pareggiato per 1-1 a Brescia ci ha ricordato in modo impressionante la squadra che con Trapattoni andava in affanno quando le cose si mettevano al meglio, finché riusciva a sprecare il proprio vantaggio. Cosa che si è verificata contro i bresciani, appena risaliti in serie A, nella partita con un’altissima percentuale di realizzazione: due reti con quattro tiri in porta. 

Dopo dieci minuti della ripresa la Signora era in vantaggio. Una scodellata magica di Vialli aveva permesso a Conte di segnare di testa. Una grande squadra, sicura della propria forza, a quel punto avrebbe gestito il match. La Juve invece l’ha consegnata alle giuste ambizioni dei lombardi che non ci stavano a perdere sull’unico tiro in porta subito. Dai e dai, ritirando il raggio della propria azione e rilanciando lungo quando avrebbero potuto giocare la palla con talento e con comodità, gli juventini sono riusciti nella caritatevole impresa e il Brescia ha pareggiato con Schenardi. Ed è stato un bene che il gol dell’1-1 sia arrivato a 9′ dalla fine e che i lombardi siano rimasti subito dopo in dieci per l’espulsione di Brunetti (doppia ammonizione): altrimenti l’esito della prima trasferta avrebbe potuto rivelarsi peggiore per la banda Lippi, che ha finito sulle ginocchia. 

Un calo atletico? Lippi l’ha spiegato così (ma alla vigilia non aveva detto che garantiva sulla perfetta condizione fisica dei suoi giocatori?). Noi abbiamo invece l’impressione che la psicologia della Signora sia fragile e per nulla irrobustita dall’innesto dei nuovi, che ieri, con l’assenza di Sousa, Jarni e Deschamps, erano solo Ferrara e per un tempo Fusi. La paura di subire il gol o l’ignoranza del giusto modo di mantenere il vantaggio ha spinto la Juve a comportarsi con l’animo d’una provinciale. Peccato per il Nuovo Corso. 

Una vittoria (eccessiva, comunque a portata di mano) avrebbe colorato i sogni d’una grande stagione. Il pareggio riporta a una realtà di dura lotta e di problemi da risolvere. Primo fra tutti, la resurrezione di Baggio, che in queste condizioni è come non ci fosse eppure deve giocare perché soltanto ritrovando il ritmo della partita può tornare ad essere se stesso. Codin-Treccino è stato superato in dinamismo e in agilità da Mezzanotti, uno dei ragazzi del Filadelfia, certamente tra quelli che si ricordano meno, eppure tignoso nella cura del fenomeno. E il resto della Juve non ha saputo sopperire alle carenze dinamiche ed estrose del suo Capitano. Ci saremmo aspettati di più da Del Piero, ad esempio. 

Il pareggio in sé non è negativo pure in un campionato dove conteranno sempre più le vittorie. Rispetto alle amichevoli si è anche vista la crescita di alcuni uomini come Ferrara, e una certa solidità fino all’1-0. Se la Juve non pungeva, neppure il Brescia sapeva farsi pericoloso: Schenardi, al 39′, era il primo della partita a centrare la porta. Senza i nuovi stranieri Lippi ha disposto il tridente, cioè Vialli in mezzo, Del Piero prima a destra poi a sinistra, Baggio libero di andare dove voleva. E almeno sul piano del sacrificio si è visto che i tre possono coesistere senza che il centrocampo e la difesa abbiano da soffrirne. L’esperimento si potrà ripetere. Piuttosto continua a non convincerci lo schema con i due marcatori più il libero contro le squadre che hanno una punta sola e nel caso del Brescia neppure una vera punta, vista la mancanza di Borgonovo. Non ci sarebbe nulla di male se Fusi appoggiasse l’azione di attacco per offrire delle varianti: così come gioca lui, zavorrato alla difesa come un dirigibile, ci pare un lusso e la manovra manca di un uomo capace di inserirsi a sorpresa. Tanto che il gol di Conte (il primo su azione dal 6 agosto, torneo di Novara, a parte l’amichevole di Villar Perosa) è scaturito da un’astuzia di Vialli sull’indecisione della difesa bresciana. Se Lippi dice che c’è da migliorare, perché non credergli? 

Marco Ansaldo 

tratto da: La Stampa 5 Settembre 1994

 

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