É il 5 Dicembre 1993 e Juventus e Napoli si sfidano nella Quattordicesima Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1993-94 allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.
La Juve allenata in panchina da Giovanni Trapattoni e trascinata in campo da un Roberto Baggio nel suo momento più splendente si appresta a piazzarsi al secondo posto del massimo campionato calcistico. Davanti c’é l’inarrivabile Milan di Fabio Capello che ‘ammazza’ il campionato fin dall’inzio. Dall’altre parte c’é un Napoli che allenato da Marcello Lippi (prossimo condottiero bianconero) finisce un campionato eccelente con un piazzamento europeo.
Buona Visione!
Stagione 1993-1994 – Campionato di Serie A – 14 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 5 dicembre 1993 ore 14.30
JUVENTUS-NAPOLI 1-0
MARCATORI: Ferrara autorete 28
JUVENTUS: Peruzzi (Rampulla 85), Porrini, Fortunato A., Galia, Kohler, Notari, Di Livio, Baggio D., Vialli (Ravanelli 67), Baggio R., Moeller – Allenatore : Giovanni Trapattoni
NAPOLI: Di Fusco, Ferrara, Gambaro (Corini 77), Bordin, Corradini (Policano 74), Bia, Di Canio, Thern, Fonseca, Buso, Pecchia – Allenatore : Marcello Lippi
ARBITRO: Luci
ESPULSIONI: Bia 87 (Napoli)
Con un bel sinistro (deviato) del terzino i bianconeri costringono il Napoli alla resa la Juve azzecca un tiro Fortunato Ferrara ci mette la spalla
TORINO. Le partite della Juve sono miniere da scavare, fondali da esplorare. Spesso, come questa volta, in mano non resta che il metallo grezzo del risultato. Il Napoli le si oppone con fierezza e cede al sinistro filante che Fortunato, complice Ferrara, sradica dalla roccia, un diamante tanto brillante quanto solitario.
La partita, in puro stile trapattoniano, è ricca di tensione agonistica e povera di rime alate. La squadra ha una partenza superba, ma poi si contrae e ritrae, favorendo il macchinoso incedere degli avversari, sterili sotto porta ma sempre pericolosi, non fosse altro per le porzioni di territorio che ricevono in gestione. Tutto sommato, il pareggio avrebbe meglio fotografato il grigiore della sfida. Sulla carambola FortunatoFerrara si accapiglieranno la destra e la sinistra del fuorigioco, gli attivisti e i passivisti dell’ultima ora. Nell’optare per la non-influenza di Vialli e D. Baggio, il buon Luci sposa l’ala progressista. Non senza un briciolo di coraggio, a nostro modesto avviso. Ma tant’è. Qui è Rodi, e qui bisogna saltare.
Priva di Julio Cesar e Torricelli, Conte e Marocchi, Madama gioca la carta della gioventù (Notari) e della malizia (Vialli). Nessun dubbio che il dinoccolato Massimiliano, libero d’emergenza, raccolga più benemerenze dell’arrugginito Gianluca, che Trap impiega di punta, al fianco del Codino. Allenatori italianissimi, per un tamburello ruvido e avaro di emozioni. In assenza di Cannavaro e Francini, Lippi tiene Bia dietro a tutti, Corradini su Vialli e Ferrara sul più avanzato fra BaggioUno e Moeller, con l’universitario Pecchia pronto a impossessarsi del più arretrato (di norma, il tedesco). Non solo: se Kohler su Fonseca è un classico, ecco Porrini incollato a Di Canio, punta di complemento. Fortunato, a sinistra, tiene d’occhio Buso. Al posto di Lippi, avremmo invertito i compiti fra Di Canio e Buso. Dettagli. O forse no. A centrocampo, Dino Baggio e Galia si occupano di Bordin e Thern. A destra, il prezioso Di Livio si immola su Gambaro.
La Juve ha carattere, il Napoli tocca bene ma non punge. Moeller sfoggia accelerazioni brucianti, sulle quali Bia commette il primo dei due falli che, a tre minuti dal termine, lo porteranno all’espulsione. I Trapattoniani si ritagliano invitanti corridoi soprattutto a sinistra. Fortunato e R. Baggio, i più attivi, scaldano la platea. Piano piano, però, la forza propulsiva si esaurisce in uno stucchevole tran tran, prova ne sia il senza voto che riassume la pagella dell’infreddolito Di Fusco. In teoria, il gol dovrebbe spianare alla Juve la strada del con¬ tropiede. In teoria, appunto. Quando attacca, il Napoli può contare sul contributo di Pecchia, che Moeller e R. Baggio abbandonano al suo destino. L’infortunio di Corradini propizia l’ingresso del truce Policano, l’arretramento di Bordin sul Codino, il riciclaggio di Ferrara su Vialli e l’opposizione standard di Pecchia a Moeller. L’erba, allentata, non favorisce le girandole. Le difese, imbottite come le coperte della nonna, concedono poco agli attacchi.
Alla ripresa, Trap sostituisce Vialli con Ravanelli, ma la squadra rimane prigioniera di un atteggiamento sin troppo rinunciatario, quasi avesse paura di lasciare Notari solo in casa. Lippi spedisce Buso a sinistra (Galia) e allarga Di Canio a destra. Il Napoli preme più con ordine che con ardore. Thern governa il centrocampo, l’ingresso di Corini sa tanto di mossa disperata. Se Di Fusco non tocca letteralmente palla, Peruzzi e poi Rampulla ne arpionano giusto un paio, e per nulla trascendentali. Come a San Siro con il Milan, i laboriosi partenopei pagano l’inconsistenza del reparto avanzato, ostaggio dell’estro annacquato di un Fonseca troppo isolato. Se non il livello del gioco, i fischi del popolo sferzano almeno il cuore della Juve, che al prezzo di un rinculare sempre più sofferto strappa, comunque, la vittoria che cercava.
Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 6 Dicembre 1993