5 Gennaio 1992: Juventus – Parma

É il 5 Gennaio 1992 Juventus e Parma si sfidano nella quindicesima Giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1991-92  allo Stadio ‘Delle Alpi’ di Torino.

Contro questo Milan (imbattuto in Serie A) perfettamente guidato in panchina da Fabio Capello, é diffcile ottenere di piú di un secondo posto nella Classifica Finale del massimo campionato italiano. Cosí una Juventus ancora debole ma tato volenterosa riesce nel suo scopo iniziale : un secondo posto finale piú che positivo. Dall’altra parte c’é un Parma che termina il campionato con un bel settimo posto e l accesso alla Coppa UEFA.

Buona Visione!

 

juve

 

Campionato di Serie A 1991-1992 – 15 andata
Torino – Stadio Delle Alpi
Domenica 5 gennaio 1992 ore 14.30
JUVENTUS-PARMA 1-0
MARCATORI: Baggio R. 71

JUVENTUS: Tacconi, Carrera M., De Agostini, Galia, Kohler, Julio Cesar, Alessio, Marocchi (Di Canio 63), Schillaci (Conte A. 73), Baggio R., Casiraghi
Allenatore: Giovanni Trapattoni

PARMA: Taffarel, Benarrivo, Di Chiara, Minotti, Apolloni, Grun, Melli, Zoratto, Osio (Catanese 86), Cuoghi, Brolin (Agostini 82)
Allenatore: Nevio Scala

ARBITRO: Luci



«Una rete senza gioia» 
Roberto è amareggiato per i fischi 

TORINO. Tre cosine, sussurrate ai microfoni delle svariate televisioni e radio, e un lungo dribbling verso un giorno di festa, l’Epifania, da vivere finalmente da campione che sa prendere per mano una grande squadra. Il gol di Raggio è valsa ieri la vittoria della Juventus sul Parma, un successo che ormai sembrava quasi impossibile. C’è voluta la firma del fuoriclasse, tutta la sua voglia di lasciarsi alle spalle critiche, talvolta ingiuste. Ma allora Baggio non è più solo un lusso, il tocco di classe s’è trasformato in un gol pesante, da due punti. 
Un reperto raro, poche volte a Raggio era capitato in carriera di riuscire a sbloccare un risultato, a vincere – come si dice – da solo, ieri ce l’ha fatta, rispondendo direttamente sul campo a chi pensa che la Juventus abbia sbagliato a puntare su di lui, stia sbagliando a crederci ancora. Trapattoni sta portando Baggio a dimensioni internazionali, la risposta del giocatore è condensata in quel tiro da 25 metri che ha lasciato di stucco Taffarel e il Parma. Robertino esce di fretta dagli spogliatoi, evita i primi cronisti, si arrende a fatica a quelli più grintosi, che lo stoppano implacabilmente, anche cattivi, con quella domanda a bruciapelo, allora lei sa anche vincere le partite, sa sbloccare i risultati? Lui si guarda attorno smarrito, la risposta è banale, volutamente forse: 

«Vuol dire che ogni tanto anch’io so azzeccare il gol decisivo». 

Una rete importante: 

«Sì, per me, ma soprattutto per la Juventus, serve a mantenere le distanze dal Milan. Sapevamo che la formazione rossonera stava vincendo di goleada con il Napoli, ma noi eravamo troppo preoccupati dal Parma, che s’è dimostrata una grande squadra, per pensare ai primi in classifica». 

Perché non ha esultato, subito dopo il gol? 

«Motivi personali. Voglio dire: non si può pensare dì vincere lo scudetto senza un aiuto esterno. I nostri tifosi ci devono stare più vicini, finché non ci aiutano sarà sempre dura. E’ facile sostenere la squadra quando tutto va bene. Ma la gente deve capire che non sempre è possibile giocare al massimo. E a noi serve da matti l’aiuto del pubblico, i fischi invece non fanno al nostro caso. Ecco perché non ho esultato». 

Poi, poteva finire così, la solita domandina: centrocampista o attaccante? E la terza, quasi acida risposta dell’asso di Caldogno: 

«Gioco dove mi pare, dove mi passa per la testa, cioè dove voglio…». 

E tanti saluti a chi sta ancora a discutere se ha ragione Trapattoni a farlo giocare alle spalle di due punte o i Sacchi, i Vicini o i chi vi pare che fino a ieri avevano schierato Baggio da seconda punta. Forse, ieri, 5 gennaio ’92, alle soglie dei 25 anni, è nato il vero Baggio, quello che finalmente saprà assumersi la responsabilità di diventare il leader della squadra. Prima di quel grande gol i compagni quasi lo ignoravano, dopo quella prodezza hanno capito che meritava maggior rispetto e tutto, come d’incanto, è stato facile, divertente. Per Baggio e per gli spettatori, per la Juve e per chi ama vedere il pallone tra i piedi dei migliori attori. Come pensare di imbrigliare la fantasia di un fuoriclasse in schemi rigidi? Ha ragione lui: deve giocare dove gli va. E Trapattoni vorrebbe sempre un Baggio così. 

Franco Badolato

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