5 Novembre 1975: Juventus – Borussia Mönchengladbach

É il 5 Novembre 1975 e Juventus e Borussia Mönchengladbach (Germania) si sfidano nella Gara di Ritorno degli Ottavi di Finale della Coppa dei Campioni 1975-76  allo ‘Stadio Comunale’ di Torino.

Mentre in campionato i bianconeri battagliano fino all’ultimo con i cugini granata per la vittoria dello Scudetto, le gare in europa sono ardue e ostacoli difficili da superare. Contro i tedeschi (nel loro momento piú roseo della loro storia) sará un eliminazione cocente.

In Serie A la Juventus deve cedere lo scettro al Torino che vince così il suo settimo tricolore.

Buona Visione!

 

juventus

 

Stagione 1975-1976 – Coppa dei Campioni – Ottavi, ritorno
Torino – Stadio Comunale
Mercoledì 5 novembre 1975 ore 20.30
JUVENTUS-BORUSSIA MOENCHENGLADBACH 2-2
MARCATORI: Gori S. 35, Bettega R. 60, Danner 70, Simonsen 87

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Tardelli (Altafini 73), Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori S., Anastasi, Capello F., Bettega R. (Damiani 71)
Allenatore: Carlo Parola

BORUSSIA MOENCHENGLADBACH: Kleff, Vogts, Schaeffer, Wittkamp, Bonhof, Danner, Simonsen, Wimmer, Jensen, Stielike, Heynckes
Allenatore: Udo Lattek

ARBITRO: Linemayr (Austria)



Durata solo un’ora la grande illusione 

L’illusione bianconera è durata esattamente 62 minuti, quando il secondo gol torinese è entrato in rete su una staffilata di Bettega dopo una azione di Scirea, il migliore in campo degli juventini. Una illusione breve e senza conferme ulteriori, tuttavia: cinque minuti dopo, il Borussia segnava il suo gol, che gli garantiva quasi matematicamente il passaggio del turno, e a tre minuti dalla fine pareggiava, bloccando il risultato su un due a due che dice tutto della doppia sfida tra i campioni di Germania e quelli d’Italia. 

La Juventus ha speso il suo intero capitale in una doppia sfida che l’ha sempre vista in minoranza, priva com’era di Capello e Causio all’andata e di un propulsore quale Cuccureddu al ritorno. Ma ogni recriminazione contro la malasorte è ormai vana: il Borussia ha operato il suo gioco d’impostazione e di rimessa con la sagacia che ben conosciamo, la vecchia madama ha cercato di forzare i tempi: ma sul vantaggio di due gol a zero si è scoperta e infallibilmente è saltato sia il suo centrocampo sia la stretta maglia della sua difesa. L’uscita di Bettega, a 20 minuti dalla fine, ha scavato un buco enorme nel filtro della zona centrale bianconera. 

Fino al suo primo gol la squadra di Parola ha denunciato una esasperante tendenza a rallentare il gioco: Furino sembrava latitante, Gori attardava ogni mossa sua ed altrui, Causio non riusciva a depistar palla secondo necessità. E veniva da domandarsi: ma questi borussici sanno creare doppi e triplici filtri difensivi all’insegna del più antico calcio italiano, magari avesse saputo fare altrettanto la Juventus a Dusseldorf durante l’andata. Dopo il gol di Gori, però, la spinta bianconera, generosa anche se confusa, cercava di schiacciare i borussici nella loro area: ed allora si è assistito ad un ribollire di spinte, ad un piovere di cross, ad un assedio, che però non trovavano sbocchi anche per lo stoicismo (ad esempio: Vogts) della difesa tedesca e per un ordine che ai borussici non è mai mancato negli spazi stretti mentre non veniva energicamente sorretto dai torinesi, pur alla disperata ricerca d’un vantaggio aritmetico. 

Già al 1′ e al 19′ la Juventus era riuscita a creare due azioni-gol, concluse da Gori con un briciolo di sfortuna (e di conosciuta lentezza). Mentre il Borussia badava, per lunghe fasi, ad un controllo del gioco con un cinismo amministrativo esemplare. Il ripiegare e il dispiegarsi successivo dei neroverdi sul campo avevano mosse armoniche impeccabili: li si poteva superare solo con azioni assai più « ficcanti ». Ma l’azione tanto affannosa quanto caotica di Furino e Capello (lentissimo) non poteva inventare i corridoi utili, sempre tempestivamente chiusi dal pacchetto arretrato dei tedeschi, organici in ogni mossa. 

Soprattutto nel secondo tempo l’ordine borussico rispetto al « forcing » tanto volonteroso quanto patetico della Juve, ha illustrato all’enorme cornice degli spettatori la consistenza della squadra di Lattek rispetto a quella dei torinesi, che per esigenze di gioco si era trasformata in una squadra « tutta-punte » ma senza più idee e senza più propulsione. Inutili gli sforzi di un José pallidamente teso a ritrovare antiche giovinezze; inutili i tentativi di Damiani (gli arbitri internazionali di un certo livello non abboccano certo alle finte dei cascatori d’area); inutili anche gli ultimi slalom del narcisista Causio. 

L’avventura termina qui, in una serata non fredda, in un coro di folla che non ha più fiato per esorcizzare il gioco bianconero dopo l’uno-due borussico. La Juventus esce dalla Coppa Campioni: ha scarse scusanti, oltre l’ineccepibile scalogna del sorteggio. Un interrogativo perdura: l’uscita di Bettega, dopo il gol di quel due a zero che — difeso oculatamente — avrebbe quantomeno permesso di arrivare ai tempi supplementari. Non tutti i bianconeri erano lucidi e impeccabili, stanotte: da Furino ad Anastasi, ma Scirea e Bettega sì. Perché togliere dunque uno dei perni più funzionanti? Sono le ovvie domande postume, e tuttavia necessarie. Anche se non tolgono nulla alla concentrazione e agli impeccabili meccanismi di una squadra come il Borussia, che dopo tanti tentativi ha evitato l’ostacolo italiano (ieri Inter e Milan. oggi Juventus) dalla sua « escalation » in Coppa. Cara Madama, un po’ di « mea culpa » ci vuole: hai segnato due gol, non potevi difenderli meglio a casa tua? 

Giovanni Arpino
tratto da: La Stampa 5 Novembre 1975





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