É il 5 Settembre 1993 e Roma e Juventus si sfidano nella Seconda Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1993-94 allo Stadio ‘Olimpico’ di Roma.
La Juve allenata in panchina da Giovanni Trapattoni e trascinata in campo da un Roberto Baggio nel suo momento più splendente si appresta a piazzarsi al secondo posto del massimo campionato calcistico. Davanti c’é l’inarrivabile Milan di Fabio Capello che ‘ammazza‘ il campionato fin dall’inzio. Dall’altre parte c’é una Roma che disputa un campionato al di sotto delle attese e si attesta in settima posizione. Cioé al di fuori della ‘zona europea‘.
Buona Visione!
Stagione 1993-1994 – Campionato di Serie A – 2 andata
Roma – Stadio Olimpico
Domenica 5 settembre 1993 ore 16.00
ROMA-JUVENTUS 2-1
MARCATORI: Balbo 34, Moeller 78, Muzzi 81
ROMA: Lorieri, Bonacina, Lanna, Mihajlovic, Comi, Carboni, Haessler (Scarchilli 72), Piacentini, Balbo, Giannini, Rizzitelli (Muzzi 74)
Allenatore: Carlo Mazzone
JUVENTUS: Peruzzi, Porrini (Marocchi 62), Torricelli, Conte A., Carrera M., Julio Cesar, Di Livio, Baggio D., Vialli (Ravanelli 62), Baggio R., Moeller
Allenatore: Giovanni Trapattoni
ARBITRO: Beschin
RIGORI FALLITI: Baggio R. 51, Vialli 59 (Juventus)
Bianconeri a terra: due rigori sbagliati, Vialli gravemente infortunato, ko anche D. Baggio
Errori e sfortuna affondano la Jave.
Dopo le cilecche dal dischetto arriva il pari di Moeller. Ma i giallorossi riescono a raddoppiare a 10′ dalla fineROMA DAL NOSTRO INVIATO Questa è una partita che, per renderne il tumultuoso pathos, bisognerebbe tagliare a fette, come un prosciutto. Ci sono venti minuti di sterile melina a metà campo, poi un’impennata della Roma, culminata nel gol di Balbo e, prima e dopo, in altre iniziative rintuzzate da Peruzzi. Quindi, alla ripresa, il serrate della Juve, propiziato dal risveglio regale di Moeller e suggellato da due-rigori-due, ciccati nell’ordine – da Baggio e Vialli, non senza jella il primo (palo), non senza dolore il secondo, se è vero che, nel calciarlo, a Gianluca «parte» il piede sinistro, quello d’appoggio.
L’assedio produce anche un’occasione per Baggio2, lui pure seriamente menomato a una caviglia, e soprattutto il pareggio di Moeller. Dopodiché, ultimo strappo, ancora Roma per il gol-sorpasso di Muzzi. Poiché il filo d’Arianna è mitologia, orizzontarsi in un labirinto del genere diventa un’impresa sinceramente complicata. La Juve soffre le assenze di Fortunato e Kohler, la Roma non ricava benefici palpabili dal nuovo assetto della difesa, fuori Benedetti e Garzya, Comi libero, Lanna e Bonacina incollati a Vialli e R. Baggio.
Tanti errori, da una parte e dall’altra, sfociano in un torrente che, scendendo a valle, s’ingrossa sempre più, fino a tracimare in una palpitante e rocambolesca altalena. Mazzone e Trapattoni rinnegano la similzona di cui avevano fatto sfoggio nelle dotte interviste della settimana e sfoderano marcature italianissime in ogni settore. Poco importa che, all’ultimo momento, Trap rinunci a Marocchi e lanci Di Livio, facile preda dell’onesto Carboni. Il più deludente è Porrini, sempre alla mercè di Rizzitelli: e giustamente sostituito al culmine della bagarre.
Ma anche Carrera, il vice Kohler, patisce l’intraprendenza di Balbo e Torricelli, il vice Fortunato, permette a Haessler di fare, sempre e comunque, il guastatore. La Juve del primo tempo è orrenda: R. Baggio e Moeller in letargo, Vialli isolato, D. Baggio e Conte alle prese con Giannini e Mihajlovic, Julio Cesar cincischiante. La Juve del secondo tempo meriterebbe di più, non fosse altro per l’ardore che esibisce, la sfortuna che la attanaglia e gli aggiustamenti che mette in opera, Moeller suggeritore, Baggio punta. La Roma ha il torto di rinculare troppo. Mazzone azzecca i cambi, soprattutto Muzzi, e sfrutta fino in fondo gli omaggi di cui lo gratificano gli avversari, Peruzzi sul gol di Balbo, Baggio e Vialli dal dischetto, la difesa sul raddoppio.
Difficile dire qual è la vera Roma e quale sarà la Juve più autentica, specialmente alla luce delle disastrose notizie che rimbalzano dall’infermeria. Una Juve tutta ombre e luci, capace di orgogliose sgommate, ma anche di terrificanti sbandate, come testimoniano i tre minuti scarsi che passano dal guizzo di Moeller a quello, decisivo, di Muzzi. Tanto per dire, a un certo punto Mazzone prende Giannini e lo piazza davanti al bunker, a fare filtro. Con Marocchi al posto di Porrini, e Ravanelli forzatamente in campo al posto di Vialli, Madama dà segni di apprezzabile vitalità. Alla Roma, se non in un caso, non riescono contropiedi degni di nota. La carica viene da Moeller, e contagia Baggio, che i compagni cercano con lanci, a volte, troppo lunghi.
I crossetti di Di Livio sono cipria per le crape di sentinelle in costante affanno quando i rivali le spingono alle corde. Imperdonabile il rilassamento dopo il pareggio, anche se la squadra aveva speso molto. Il centrocampo di Madama, allorché viene chiamato all’impostazione, denuncia i soliti, grossolani, limiti: di tocco e di eleganza. Ma ci sono due rigori e due gravi infortuni che «ballano» sul risultato e sul futuro.
Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 6 Settembre 1993