6 Settembre 1992: Cagliari – Juventus

É il 6 Settembre 1992 Cagliari Juventus si sfidano nella Prima Giornata del Campionato di Calcio di Serie A 1992-93  allo Stadio ‘Sant’Elia’ di Cagliari.

La Juventus cerca di fermare l’egemonia del Milan che da un paio d’anni o piú ammazza il campionato senza scampo.Sará un impresa quasi impossibile in campionato, ma tant’è che con questo Roberto Baggio (capitano e uomo simbolo della squadra in Italia e nel mondo) tutto é possibile! Dall’altra parte c’é un Cagliari che disputa un campionato eccellente e finisce in sesta posizione e centra una bellissima qualificazione UEFA.

Buona Visione!

 

cagliari

 

Stagione 1992-1993
Campionato di Serie A – 1 andata
Cagliari – Stadio Sant’Elia
Domenica 6 settembre 1992 ore 16.00
CAGLIARI-JUVENTUS 0-0

CAGLIARI: Ielpo, Napoli, Festa, Bisoli, Firicano, Pancaro (Villa 75), Gaudenzi, Herrera, Francescoli, Matteoli, Oliveira (Criniti 66)
Allenatore: Carlo Mazzone

JUVENTUS: Rampulla, Carrera M., Baggio D., Conte A., Kohler, Julio Cesar, Di Canio (Ravanelli 74), Galia, Vialli, Baggio R., Moeller (Casiraghi 63)
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ARBITRO: Cesari

 

Juve, prende un punto e regala dubbi I bianconeri, poco aiutati da Baggio e Vialli, appaiono saldi in difesa ma confusi in avanti

Moeller, a Cagliari, preferito in extremis a Platt 

CAGLIARI DAL NOSTRO INVIATO 

Pronti via. Comincia il campionato e dobbiamo già chiederci se sia davvero questa la Juve giusta per andare lontano, oppure se, per un anno ancora, il laboratorio bianconero abbia costruito un prototipo zoppo, una macchina senza la quarta ruota. Gran brutto interrogativo, dopo il restyling robusto che dovrebbe aver ridotto le distanze dal Milan. E non è un grande sollievo per la Juve che il grigio esordio di Cagliari si rifletta nelle difficoltà incontrate da un po’ tutte le rivali per lo scudetto. Il mal comune, mezzo gaudio è la consolazione dei mediocri. La Signora che abbiamo seguito, e non ammirato, nell’utile 0-0 del Sant’Elia non ha mostrato niente di quanto avremmo immaginato possedesse dalla cintola in su. 

Le belle forme intraviste in qualche notte d’agosto si sono sgonfiate nel caldo della Sardegna, quasi fossero state arrangiate con il silicone. E ci siamo scoperti a riflettere se davvero la «diversità bianconera» rispetto all’organizzazione di gioco milanista, non sia un’arma a doppio taglio: pericolosissima quando non funziona il gruppo dei fantasisti, capaci di andare in porta senza schemi. Ieri Baggio e Vialli, Moeller e lo stesso Di Canio si sono spenti nel grigiore di iniziative sempre troppo confuse per avere successo. I virtuosi hanno steccato e con loro l’orchestra. In 90 minuti la Juve ha tirato in porta quattro volte, e mai si è avuta l’impressione che fosse quella giusta. Anche il Trap ha messo del suo a complicare le cose. Ha mantenuto fino all’ultimo le incertezze sullo straniero da escludere e ha poi tolto quello che meno ci si aspettava: Platt. Ora diranno che era tutto risaputo da tempo. Balle. Chi ha visto Platt uscire dalla riunione del mattino, profferendo in inglese la parola che in francese rese celebre Cambronne, ha capito come la scelta l’avesse colto impreparato. C’era una logica, certo, a fargli preferire Moeller. Ed era quella di dare vivacità e velocità al gioco negli ultimi 20 metri. Moeller però ha fallito la prova. Per quanto ha fatto nei 63′ minuti in cui l’abbiamo visto, non soltanto Platt ma persino un suo cognato avrebbe reso altrettanto. Capita. 

La mossa trapattoniana e l’ispirazione mediocre in un Baggio d’antan (anche se è stata sua la conclusione più pericolosa) hanno finito per sconvolgere molti equilibri. E hanno mandato in crisi Vialli. Abbandonato da tutti, con palloni che gli arrivavano tra due difensori, sembrava un ciclista in fuga sul tracciato mondiale di Benidorm, con il gruppo staccato a un chilometro. Trap, nella ripresa, ha provato a mandare avanti il Divin Codino, poi ha definitivamente rinunciato à Moeller, tenuto troppo indietro (e qui sta l’incoerenza della cosa), per gettare in mischia Casiraghi e poi anche Ravanelli, all’esordio in serie A. 

Proprio a Casiraghi è toccata la possibile palla-beffa, su un errore di Festa. L’ha sparacchiata malamente, all’87’. Sarebbe stata una punizione ingiusta per il Cagliari che ha fatto la sua parte da copione, senza osare troppo (un paio di conclusioni di Francescoli e basta), tuttavia senza trovarsi mai in difficoltà con la regia sapiente di Matteoli. Napoli, ex bianconero, si è piazzato su Moeller. Festa ha controllato lo sfiduciatissimo Vialli. Herrera ha preso di mira il Codino e la tagliola di Mazzone ha funzionato: la faina bianconera ha girato al largo, bloccata al centro e impacciata sulle fasce dove Dino Baggio sprinta come se fosse nel salotto di casa sua e con le pattine ai piedi. Non è colpa sua se non ha l’accelerazione brusca del terzino di spinta. Si sta adattando a un ruolo non suo. Forse ci riuscirà, con il talento. O forse non ce la farà, perché non ha (ancora?) la personalità per imporsi: nel primo tempo l’abbiamo visto smarcarsi spesso e mai gli è giunta la palla con una giocata rapida. 

La Juve delle delusioni in attacco ha dimostrato tuttavia la propria solidità quando ha controllato le avanzate sarde. Dietro, la squadra è affidabile, pur negli svarioni di Julio Cesar, che se gioca di fino è come un film di Hitchcock, non intuisci mai la conclusione. Insomma è una Juve che regge e che non prenderà molti gol. Il dubbio riguarda quando deve giocare per vincere. E si suppone che con l’obiettivo di uno scudetto, le toccherà provarci spesso. 

Marco Ansaldo

tratto da: La Stampa 7 Settembre 1992


 


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