É il 7 Gennaio 1990 e Bologna e Juventus si sfidano nella Prima Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1989-90 allo Stadio ‘Renato dall’Ara’ di Bologna.
Questa Juve costruita e modellata dalla figura storica di Dino Zoff (stavolta nelle vesti di allenatore) sta per vincere una bellissima doppietta di coppa. Infatti assieme alla Coppa UEFA, vince anche la Coppa Italia contro un grande Milan, all’apice della sua storia ‘Sacchiana‘. Purtroppo questi successi non valgono al ‘Dino nazionale‘ la conferma sulla panchina bianconera. La dirigenza juventina é affascinata dal nuovo che avanza ed investe il proprio futuro in un giovane di ‘belle speranze’ Luigi Maifredi!
Buona Visione!
Stagione 1989-1990 – Campionato di Serie A – 1 ritorno
Bologna – Stadio Renato Dall’Ara
domenica 7 gennaio 1990 ore 14:30
BOLOGNA-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Waas 28, Bonetti I. autorete 56
BOLOGNA: Cusin, Luppi, Villa, Stringara, Iliev (De Marchi 14), Cabrini, Marronaro (Giannelli 74), Bonini, Waas, Giordano, Bonetti I.
Allenatore: Luigi Maifredi
JUVENTUS: Tacconi, Napoli N., De Agostini, Galia, Bonetti D., Fortunato D., Alejnikov, Rui Barros, Zavarov (Casiraghi 46), Marocchi, Schillaci
Allenatore: Dino Zoff
ARBITRO: Lanese
Cicciobello, simbolo degli ex «cucinato» dal tifo bolognese
BOLOGNA • Tradizione rispettata: Juve imbattuta da più di 15 anni, stadio ricolmo, pur se non esaurito (sfiorato il record di incasso), soliti grossi personaggi in tribuna. Tradizione rispettata anche nell’attesissimo tifo, soprattutto dei juventini… conterranei. Le tifoserie si affrontano da una curva all’altra in una battaglia fortunatamente soltanto verbale: cori altissimi e vivacissimi, ma di nuovo c’è solo qualche battutaccia in più.
Giancarlo Marocchi, soprattutto, è l’oggetto dei pesanti sarcasmi e anche degli insulti. Non è più il «Cicciobello», il coccolato ragazzino di casa. E’ ormai un nemico. E i tifosi si sfogano con ritme baciate volgarotte e anche sciocche, anche perché è uno dei più pericolosi e impegnati. D’altra parte è la partita degli «ex». Fra campo e panchina se ne contano cinque. Ma perché la curva San Luca, ossia quella bianconera, punzecchia Bonetti e Bonini, ma non l’amatissimo Cabrini? In panchina c’è anche un bianconero mancato: ma Gigi Maifredi è pur sempre un papabile. Zoff lo sa ed è nervoso. E, dopo, non troppo tenero col tecnico rossoblu che pure, prima che si cominciasse, ha cercato di ridimensionare alcune dichiarazioni riportate in questi giorni dalla stampa. Zoff lamenta negli spogliatoi una Juventus poco tranquilla: ma nemmeno lui lo è. E il nervosismo, si sa, è facilmente trasmissibile. In campo ci sono anche due fratelli-contro: qualche volta si trovano direttamente di fronte. Ma davvero ce la mettono tutta in questo caso?
«La domanda non è nemmeno da fare»,
ribatte seccamente Dario. Ma Ivano, invitato a dare un giudizio sulla partita di Dario, risponde:
«Non lo faccio semplicemente perché sarebbe ovvio».
Dario si era già scontrato con Waas, centravanti della Nazionale Under 21 tedesca, nel 1986 a Salerno. Ma Waas nemmeno ricorda più il nome dell’avversario di allora. E forse nemmeno lo ricorda Bonetti. Gli «ex» giocano tutti con vigore e determinazione. Soprattutto Cabrini, che sembra ringiovanito e forse riva con la memoria a quasi 13 anni fa, quando proprio in questo stadio, in una partita tra rossoblu e bianconeri, esordì in serie A. Assai vibrante la prestazione di «Cicciobello», come se i cori di sarcasmi e di insulti lo stimolassero, anziché infastidirlo.
«E’ proprio così. Ormai in due anni, e giocando nella Juventus, ho fatto le spalle grosse — spiega Marocchi —. Certo che gli insulti li senti, ma non mi lascio innervosire. E poi non sono mica il solo a trovarmi in queste situazioni. Ho già spiegato perché lasciai il Bologna. Debbo insistere? Sì, io feci anche perla “grana”, ma soprattutto perché la Juve è… la Juventus. Io sono bianconero e nazionale: loro sono tifosi del Bologna e ovviamente mi danno addosso. Tutto qui. Mi pare d’aver giocato una buona partita. Purtroppo ho un grosso rammarico, quello di essermi mangiato un gol».
Marocchi ammette che l’incontro non era come tutti eli altri.
«Certo, qui ci tenevo a dare il massimo. Volevo vincere: ma va bone anche così, per come è stato l’andamento del gioco. Meritavamo un po’ di più noi, a conti fatti. Ma abbiamo constatato di essere ancora abbastanza forti. No, non sono d’accordo con chi ci considera ormai fuori dalla lotta. Dobbiamo però avere un po’ più di convinzione. Nella ripresa è andata meglio, ma eravamo sempre presenti anche nel primo».
Marocchi giudica la sua ex squadra, che ha visto più concreta e più operaia.
«E’ un Bologna robusto, che ha rinunciato allo spettacolo, che merita di essere aove si trova in classifica, anche se dovrà darsi parecchio da fare per giungere alla zona Uefa».
Alla domanda extra partita di un collega sul tema del momento: si gioca troppo, ne soffre il gioco e probabilmente la Nazionale?, Marocchi risponde:
«Non credo. Ci sono tanti impegni già programmati: un buon professionista deve sapersi amministrare».
Enzo Masi
tratto da: La Stampa 8 gennaio 1990