8 Ottobre 1989: Juventus – Atalanta

É l’ 8 Ottobre 1989 Juventus ed Atalanta si sfidano nell’ottava giornata del Campionato di Calcio di Serie A 1989-90  allo Stadio ‘Comunale’ di Torino.

Questa Juve costruita e modellata dalla figura storica di Dino Zoff (stavolta nelle vesti di allenatore) sta per vincere una bellissima doppietta di coppa. Infatti assieme alla Coppa UEFA, vince anche la Coppa Italia contro un grande Milan, all’apice della sua storia ‘Sacchiana‘. Purtroppo questi successi non valgono al ‘Dino nazionale‘ la conferma sulla panchina bianconera. La dirigenza juventina é affascinata dal nuovo che avanza ed investe il proprio futuro in un giovane di ‘belle speranza’ Luigi Maifredi!

Dall’altra parte c’é un Atalanta che disputa uno splendido campionato e conquista meritatamente un posto nella prossima Coppa UEFA.

Buona Visione! 


Juventus

 

Stagione 1989-1990 – Campionato di Serie A – 8 andata
Torino – Stadio Comunale
Domenica 8 ottobre 1989 ore 15:00
JUVENTUS-ATALANTA 0-1
MARCATORI: Caniggia 74

JUVENTUS: Tacconi, Bruno P., De Agostini, Fortunato D., Bonetti D., Tricella, Galia (Napoli N. 77), Rui Barros, Casiraghi, Marocchi, Alessio
Allenatore: Dino Zoff

ATALANTA: Ferron, Contratto, Pasciullo, Bonacina, Vertova, Progna, Stroemberg, Prandelli (Barcella 79), Caniggia, Nicolini, Madonna (Zanoncelli 88)
Allenatore: Emiliano Mondonico

ARBITRO: Baldas



Ma Zoff non accetta processi «Questa Juve non si boccia» 

La Juventus aveva conquistato sette punti in quattro giornate, proponendosi come candidata allo scudetto. Eravamo al dopo-partita di JuveAscoli, successo ampio, mai in discussione, dei bianconeri. Disse Dino Zoff: 

«Piano con gli entusiasmi, abbiamo giocato tre gare in casa. Verranno i momenti difficili». 

Fu buon profeta, anche se chi conosce il mister giura che avrebbe detto le stesse cose con sei punti di vantaggio a tre turni dalla fine. E oggi Zoff sale sul banco degli imputati. Colpa sua, dicono alcuni, se questa squadra non riesce a trovare un gioco accettabile, se patisce soprattutto sul piano tattico formazioni come il Bologna e il Bari, per non dire dell’Atalanta. Ebbene, Zoff va controcorrente. Per lui, la Juventus di ieri non è stata affatto male: 

«Comunque meglio di quella che aveva battuto il Bari». 

E allora? 

«Allora abbiamo preso un gol quando stavamo dominando (sic). Un gol, tra l’altro, viziato da un fuorigioco che il guardalinee aveva segnalato ma di cui l’arbitro non ha tenuto conto». 

Niente processi, dunque: 

«Abbiamo creato gioco, e occasioni da rete ci sono state. Teniamo anche conto delle assenze. All’Atalanta abbiamo concesso Zavarov, Aleinikov e Schillaci». 

Vero. Ma è altrettanto vero che il migliore dei bianconeri è stato Rui Barros, giramondo del calcio che avrebbe dovuto essere il più stanco. Invéce, è parso l’unico a cercare con convinzione la via del gol. Gli altri, ad esclusione del sempre positivo Marocchi, hanno mostrato la corda. Insomma, la parola crisi non piace al mister: 

«Non se ne parla nemmeno. E’ stato un episodio». 

Non il primo, però. Già domenica scorsa, a Roma, la Juve aveva giocato tanto male da compiere il miracolo di scucire la bocca al presidente Boniperti, notoriamente molto attento a non rilasciare dichiarazioni critiche nei confronti dei suoi uomini. E la squadra che aveva pareggiato con il Bologna e battuto il Bari era parsa tutt’altro che irresistibile. In parte, ciò si può spiegare con la nuova filosofia tattica di Zoff, che quest’anno sembra aver decisamente abbandonato le tentazioni spettacolari in favore della concretezza. La Juve dell’anno scorso divertiva, ma finiva anche per incappare in giornate nerissime di un reparto difensivo poco protetto. Quella di quest’anno sembra più robusta a centrocampo, ma indubbiamente si fa meno amare. Lo dimostrano anche gli incassi. Ieri, con una squadra a due punti dal vertice della classifica, i paganti sono stati poche migliaia, con un contributo non disprezzabile dei tifosi nerazzurri. Colpa, forse, del clima di sfiducia che lo stesso Zoff denuncia: 

«Non mi è piaciuto il pessimismo che circondava la squadra prima della partita. E poi la gente fischia..». 

Fischia la Juve s’intende. Perché gli atalantini hanno lasciato il campo accompagnati dall’applauso, ironico ma anche sportivissimo, della Filadelfia. La stessa curva che a un certo punto si è rivolta a Tacconi: 

«Falli segnare Tacconi, falli segnare». 

Insomma, la disaffezione del pubblico torinese per la sua squadra più prestigiosa è evidente. Anzi, lo è tanto di più nel momento in cui il Torino di serie B riesce a chiamare allo stadio 30 mila spettatori a partita. Se Zoff rifiuta i processi, sa benissimo che le prossime partite saranno decisive per recuperare gli scettici: c’è il Paris Saint Germain in Coppa, c’è soprattutto un cammino di campionato tutto in salita. Finora la Juve se l’è vista con una sola «grande», l’Inter. Ha perso, giocando bene però. Le altre avversarie incontrate vanno dal centro alla bassa classifica. Saranno Napoli e Roma, Milan e Sampdoria a dire se il buon Zoff ha ragione o a scrivere, questa volta sul serio, la parola fine alle ambizioni dei bianconeri. 

Giampiero Paviolo
tratto da: La Stampa 9 Ottobre 1989



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