Ci sono giocatori che rimangono nel immaginario popolare non per quello che hanno ‘combinato’ sul rettangolo verde del campo ma per il potenziale inespresso che questi atleti non mettono in mostro lungo la loro carriera.
Uno di questi é sicuramente il fenomeno bianconero fine anni 50, inizi 60, Bruno Nicolé.
Scriveva Carmen Calza su Hurrá Juventus del Gennaio 1968:
Bruno Nicolè: uno dei casi più clamorosi del calcio bianconero e nazionale. Osannato e calpestato, idolatrato e vilipeso. Si può veramente dire che la sua carriera è stata un’altalena continua dagli altari alla polvere e viceversa. Una carriera lampo culminata nel ritiro dall’attività a soli ventisette anni. Oggi che Bruno Nicolè è un ex (ma fa un po’ ridere, però, questo termine che evoca tempie grigie, mezza età e via di seguito), che ha chiuso alle sue spalle la porta dorata del calcio, abbiamo voluto tentare un esame del suo caso, lo stesso, in fondo, di migliaia di giovani che ogni anno si affacciano a quella porta dorata e sognano la gloria sportiva.
Nel Campionato di Serie A 1956-57 si alza sull’altare del calcio italiano come giovanissima stella del Padova guidato in panchina dal ‘Paron‘ Nereo Rocco. Quel ‘bimbo’ dal fisico gracile ma dotato di velocitá ed abilitá innata diventa l’obbiettivo principale di mercato delle maggior squadre del massimo campionato. Da sedicenne chiuse la stagione con dodice presenze con due marcature. Una di queste fu proprio con la Juventus, che visto il suo potenziale dal vivo non ci pensó due volte a mettere sul tavolo la classica ‘proposta a cui non si puó rinunciare’.
Forse la sua precoce ribalta risultó determinante in negativo per la sua carriera. La ‘bomba’ Nicolé scoppió troppo presto e come spesso succede fece fragore ma poi si spense troppo presto.
A soli 27anni Bruno si tolse gli scarpini da calcio. Secondo lui fece giá molto. Per noi appassionati di calcio ci chiederemo per una vita che cosa avrebbe potuto fare di piú il talento veneto.
Nella prima stagione juventina, disputa ventuno partite, ma non riesce ad andare in goal neppure una volta, mostrando cose da autentico campione e azioni che solo gli assi del pallone riescono a realizzare, ma perdendosi, talvolta, in indefinibili incertezze; l’età del ragazzo impone una verifica delle sue doti e naturalmente Bruno è riconfermato.
Per dare impulso alla sua personalità ancora acerba, si decide di riportarlo nel suo ruolo naturale, quello di centravanti; gioca, infatti, una splendida partita nella terza di campionato, a Padova su quel terreno dell’Appiani, dove era cresciuto e maturato come calciatore di rango. La Juventus vince per 4-1 e Bruno riceve tanti consensi, anche se, ancora una volta, manca l’appuntamento con il goal. Il 12 ottobre 1958, contro il Napoli a Torino, riesce a battere Bugatti e a realizzare il suo primo goal con la maglia bianconera, poi Sivori siglerà il 2-0 per la Juventus. Niente goal a Roma (contro i giallorossi che vincono alla grande per 3-0), poi il ritorno al successo personale nel derby, che la Juventus si aggiudica con l’insolito punteggio di 4-3. Ancora un goal a Firenze (3-3) e un altro a San Siro contro l’Inter (vittoria per 3-1 dei bianconeri). Il giorno di maggior gloria è, però, quello in cui Nicolè firma tutte e tre le reti con le quali la Juventus supera la Triestina allo stadio di Valmaura l’11 gennaio 1959. Ma anche la doppietta contro la Lazio (battuta per 6-2) merita una buona dose di applausi. Una stagione, tutto sommato, davvero lusinghiera per il diciannovenne giocatore della Juventus: ventuno partite giocate, tredici reti realizzate.
Sostanzialmente positivo il rendimento del giocatore nella stagione 1959-60, conclusa con il secondo scudetto: trentuno partite disputate e undici goal segnati. La Juventus ha ripresentato una prima linea molto efficiente e spettacolare: Nicolè, Boniperti, Charles, Sivori e Stacchini. L’argentino, che aveva Bruno in gran simpatia, mette a segno la bellezza di ventisette reti, Charles ne segna ventitré, Stacchini otto. Quella è una grande Signora: tanto è vero che nel 1960-61 concede il bis dello scudetto e ripresenta un Nicolè sicuro e pimpante: ventinove gare giocate, tredici reti segnate. Nella stagione 1961-62 disputa ben ventisette partite e realizza ancora settantotto reti, ma il suo rendimento lascia più di una volta a desiderare. L’ultimo campionato juventino per il ragazzo di Padova è il 1962-63: solo dodici gare e un solo goal segnato; oramai la parabola ascendente si è bruscamente e inesorabilmente arrestata.
tratto da: Gli eroi in bianconero: Bruno NICOLÈ
Autunno del 1957. La Juventus ne ha abbastanza di cinque stagioni senza successo e così forma uno squadrone in grado di cucirsi di nuovo lo scudetto sul petto. Un attacco dal potenziale atomico con Boniperti, Sivori, John Charles e Stivanello come ala sinistra. Per completare il quintetto offensivo manca un altro giocatore: il prescelto è un ragazzo di soli diciotto anni, Bruno Nicolé.
Ha sempre giocato centravanti nella sua breve carriera, ma la Juve ha bisogno di un’ala destra e Bruno è costretto a spostarsi in quel ruolo.È difficile per lui cambiare totalmente schemi: a Padova era il terminale del gioco costruito dagli altri, ora, invece, spetta a lui comporre per gli acuti di Charles e Sivori. Nicole soffre per un paio di dome- niche, poi grazie ai consigli di Giampiero Boniperti, nelle vesti di sontuoso regista, trova il modo di esprimere il suo talento anche confinato sulla destra.
Tratto da: “1001 Storie e Curiositá sulla Grande Juventus che dovresti Conoscere” – Claudio Moretti
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