Stelle Bianconere: Paolo Montero

Noi di JLSSN – Juventus La Storia Siamo Noi vi regaliamo questo filmato sulla leggenda bianconera Paolo Montero.

Ha iniziato e terminato la sua carriera agonistica in patria, nelle file del Peñarol, ma gran parte di essa si è svolta in Italia, con le maglie dell’ Atalanta prima e della Juventus poi: con quest’ultima ha vinto quattro campionati italiani, tre Supercoppe italiane, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale; con i bianconeri ha inoltre giocato tre finali di UEFA Champions League.

Fino al 2005 è un perno insostituibile della difesa juventina, facendo coppia al centro della retroguardia bianconera con Ciro Ferrara, e vincendo nel corso degli anni la concorrenza interna sia di Mark Iuliano sia di Igor Tudor.

In maglia bianconera più che altrove, Montero fa valere le sue maniere forti.

Affermatosi come uno dei migliori difensori nella storia del club, sveste la maglia bianconera dopo 9 stagioni, 277 presenze e 6 reti totali, comprensive di 186 gare e 1 gol

Buona Visione!


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„Alla Juventus il risultato arriva prima di ogni altra cosa; l’obiettivo è quello di vincere, sempre!“ – Paolo Montero



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„Una mattina alle quattro, all’aeroporto di Caselle. Tornavamo da Atene, avevamo appena fatto una figuraccia in Champions League contro il Panathinaikos ed abbiamo trovato ad aspettarci un gruppetto di ragazzi che non ci volevano esattamente rendere omaggio. Al passaggio di Zidane l’hanno spintonato ed è stata la loro condanna. Non a morte, ma quasi. Montero ha visto la scena da lontano, si è tolto gli occhiali con un’eleganza che pensavo non gli appartenesse e li ha messi in una custodia. Bel gesto, ma pessimo segnale, perché nel giro di pochi secondi si è messo a correre verso quei disgraziati e li ha riempiti di botte. Aiutato da Daniel Fonseca, un altro che non si faceva certo pregare […]. Paolo adorava Zizou, io adoravo anche Paolo, puro di cuore e di spirito. Un galeotto mancato, ma con un suo codice d’onore.“ —  Carlo Ancelotti su Paolo Montero



„Io non ho mai commesso falli cattivi, le mie reazioni sono istintive. Del resto sono latino […]. E per i latini il calcio è anche furbizia.“ – Paolo Montero



„Sono diventato juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d’Italia. Il loro odio io l’ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti. Quella maglia era una corazza…“ – Paolo Montero

„Il rischio è anche adrenalina. Dove preferisci morire in guerra te, in prima fila o in terza fila? Io in prima fila.“ – Paolo Montero


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„Non m’importa esser un esempio di lealtà in campo: voglio esserlo nella vita. Quando gioco, m’interessa solo vincere. In ogni modo: il calcio è dei furbi.“ – Paolo Montero



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„Personaggio bellissimo. Era uno tra i più importanti nello spogliatoio. Ti faceva capire cos’era la Juve. Per lui contava la domenica: durante la settimana liberi tutti, ma la domenica sapevi che contavi su un grosso giocatore. Gli avversari avevano paura. Lo vedevo il terrore negli attaccanti: si spostavano dall’altra parte, se c’era Paolo nei paraggi. La sua tecnica era: il primo intervento deve essere duro per far capire immediatamente che aria tira. E poi parlava agli avversari in continuazione, li faceva impazzire, era davvero temutissimo.“ —   David Trezeguet su Paolo Montero



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„Ci sono calciatori che sul terreno di gioco ne combinano di tutti i colori e poi, al di fuori, sono corretti. Per me conta la lealtà nella vita. E io sono leale.“ —  Paolo Montero



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„Sono fatto così, ma non dite che sono cattivo, questo lo possono dire solamente i miei genitori. Il fatto è che gioco sempre per vincere; negli spogliatoi stringo la mano agli avversari, certo, ma in campo nessuna concessione.“ – Paolo Montero



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„Non sono mai stato uno di quelli che fa il simpatico coi giornalisti per prendere un voto in più in pagella. Ci sono anche quelli che lo fanno, alcuni li ho avuti anche come compagni di squadra… Del resto il mondo del calcio è fatto così: ci sono brave persone, e ci sono persone finte.“ – Paolo Montero



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«Io, Montero il “cattivo” mi schiero con gli arbitri» IL DIFENSORE DELLA JUVE FA AUTOCRITICA E DA’ LE PAGELLE AL CALCIO 

«Ho avuto reazioni inammissibili ed è giusto che abbia pagato A ogni spinta un rigore? Così mandiamo i fischietti al massacro Nesta e Cannavaro grandissimi, ma più indispensabili agli altri» intervista Marco Ansaldo 

TORINO – Luciano Moggi sostiene che il completo recupero di Paolo Monterò è una delle due ragioni, l’altra è economica, per cui la Juve non si è tuffata su Nesta e Cannavaro. 
«L’anno scorso ha giocato poco e siamo stati la difesa meno battuta d’Italia. Se Paolo gioca molto, miglioreremo ancora». Così questo uruguayano di 31 anni si riappropria della scena, quando era forte la tentazione di considerarlo in declino, almeno nel fisico. E’ stata un’estate tormentata per Monterò, guardandola da fuori: un Mondiale chiuso troppo in fretta, lo spettro di Nesta, i pettegolezzi su certe questioni private. Altri ne sarebbero usciti a pezzi, lui no e lo dimostra in questa intervista, una delle rarissime che ha concesso in 11 anni in Italia «perchè spiega – sono timido e se non entro in confidenza con le persone non mi si riesce a strappare una parola. Non è un mio fatto personale con i giornalisti. Diciamo che ho sempre voluto passare inosservato». Anche a rischio di seminare equivoci? «Le spiegazioni sul mio comportamento le dò, ogni tanto, a chi mi sta vicino; del giudizio degli altri non mi importa molto perchè non credo di aver bisogno di un’immagine per essere qualcuno». In questo mare di perbenismo, lei nuota controcorrente. Se ne dicono molte sul suo conto. «Qualche volta mi dà fastidio perchè ho anch’io una famiglia. Ma conosco la vita che faccio e sono tranquillo. Se fosse tanto dissoluta non credo che la Juve mi avrebbe tenuto per sette anni. Non sono un santo, però se mi vedono alle nove di sera con una coca in mano, dicono che faccio le ore piccole bevendo il vino, di altri direbbero che bevono coca cola anche se li vedono col vino in mano». Anche gli arbitri la considerano più cattivo di quel che è? «Non U accuso di niente. Né ho fatte troppe e meritavo le 19 espulsioni e le squalifiche, anche le più pesanti. Ci sono nella mia carriera episodi inammissibili, ad esempio quando aggredii Di Biagio: gli avevo appena dato il pugno e già non mi ero piaciuto. Perciò non posso lamentarmi con l’arbitro se talvolta mi caccia per cose veniali, come l’anno scorso a Lecce quando non avevo fatto niente». 

Non ha provato a cambiare atteggiamento? «In gran parte mi hanno punito per falli di gioco, di aggressioni ne ricordo tre in tutto. E i falli di gioco rientrano .nel mio ruolo: vorrai tornare al calcio di venti o trent’anni fa, che mi raccontava mio padre, un calcio in cui si picchiava molto ma con lealtà. Purtroppo la moviola l’ha ucciso, ha creato un mucchio di problemi a tutti. La terrei soltanto per documentare le cose brutte che ho fatto io, quelle aggressioni». La preoccupa l’invito agli arbitri perchè puniscano le trattenute in mischia? «Sono preoccupato per loro. Vedrete quante polemiche nasceranno anche perchè se si adotta un’interpretazione rigida dovranno fischiare dieci rigori a partita. Immaginate come la prenderanno i tifosi? Si continua a caricare gli arbitri italiani di responsabilità, ormai devono avere due attributi così per presene tarsi in campo». Nesta e Cannavaro alle milanesi. Ma cosa pensava quando si diceva che sarebbero venuti alla Juve? «Che una grande società deve stare dietro ai grandi campioni quando sono sul mercato. E oggi ci sono pochi difensori bravi nel mondo: l’Uruguay, come l’Italia, era la terra dei difensori ma in nazionale c’è più imbarazzo a scegliere tre attaccanti che chi gioca dietro. In Sudamerica c’è poco e c’è per noi il problema dell’ambientamento: Sorondo è forte ma è arrivato all’Inter in un momento difficile e non è riuscito a imporsi come merita». 

Moggi dice che alla Juve in difesa basta lei. «La Juve ha un gruppo difensivo solido anche per merito del suo tipo di gioco: negli ultimi armi siamo stati i meno battuti. Insomma Nesta e Cannavaro sono grandissimi ma per qualcuno sono più indispensabili che per noi. Penso ad esempio alla Lazio che ha una squadra bellissima e sbaglia chi non la inserisce tra le prime» C’è l’impressione che Rivaldo non mighori il Milan quanto l’avrebbe fatto Nesta. «Uno come Rivaldo deve sempre essere il benvenuto». Allora perchè il Barcellona l’ha lasciato andare via? «Bisognerebbe conoscere i suoi rapporti con la società. Non credo che un grande club ceda un campione soltanto perchè non vuole pagargli un ingaggio alto». A proposito di campioni, c’è un attaccante che non vorrebbe incontrare? «Dico Montella. Sarà perchè è piccolino e sgusciarne ma è sempre una fatica incontrarlo». La Juve come può difendere il vantaggio minimo dell’ultimo campionato? «Milan e Inter sono più forti di un anno fa ma è la voglia di vincere che ti permette qualcosa in più. E noi l’abbiamo». Grazie a Lippi? «E’ terribile pensare che un calciatore debba essere stimolato dall’allenatore per dare il massimo. In una grande squadra lo stimolo viene da sé. L’importanza di Lippi è nel modo in cui prepara le partite». 

L’uruguaiano Monterò, 31 anni, ha collezionato 19 espulsioni. «Per falli di gioco, solo in tre casi ho perso la testa»

tratto da: La Stampa 17 Agosto 2002 

 

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